Un'altra America. Il progetto prevedere l'interazione tra parola scritta nella sua forma editoriale e le sue possibili rappresentazioni attraverso il complesso linguaggio della comunicazione visiva e della forma installativa.
Galleria MiES di Modena dal prossimo 23 marzo e fino al 3 aprile 2013 – sabato 23 marzo 2013 dalle ore 18,30 presenta:
Dai luoghi profondi, Un’altra America.
Cos’è l’America? Quale America crediamo di conoscere? Tra identità culturali che non cercano i riflettori e terre selvagge inimmaginabili qui da noi, esiste ancora un’America tutta da scoprire.
Tratto Dai luoghi profondi, il primo libro di James Kilgo, uno dei più originali scrittori di Wilderness americani, la mostra modenese continua il progetto di presentazioni che Galleria MiES propone come interazione tra parola scritta nella sua forma editoriale e le sue possibili rappresentazioni attraverso il complesso linguaggio della comunicazione visiva e della forma installativa.
James Kilgo nasce a Darlington nel 1941, Carolina del Sud, dove vive un’infanzia al limite dei boschi. Muore a sessantun anni nel 2002. Fino in ultimo deve aver avuto negli occhi i boschi e le paludi del Sud. Perché i paesaggi costieri della Carolina del Sud e della Georgia, con querce enormi e grandi aree paludose, la terra sabbiosa, gli intrichi di torrenti profondi come il Black Creek, sono all’origine del suo immaginario, un immaginario nutrito dalle figure della famiglia e del villaggio, dalle compagnie di ragazzi con cui correva nei boschi, dal ritrovamento frequente di antiche punte di freccia indiane, dai compagni di caccia, e ovviamente da terre che di lì a qualche anno sarebbero scomparse.
Nel 1988 rielaborò e raccolse in un volume testi che dal 1970 aveva cominciato a pubblicare sul rapporto con la Wilderness e sul valore dell’amicizia, Deep Enough for Ivorybills, che in italiano è diventato Dai luoghi profondi.
Kilgo credeva fermamente nell’esistenza di luoghi ancora abbastanza profondi da albergarne le ultime vestigia di una natura selvaggia, luoghi in cui la Wilderness resisteva all’assedio dell’umano, terre caotiche e primordiali, dove è facile perdersi e vitale ritrovarsi.
“Una terra ancestrale di foreste e paludi, un pugno di uomini in cerca di un dove inespresso, le piste della selvaggina e della memoria”. Sulle orme di Faulkner e Wendell Berry, di Thoreau e Barry Lopez, la prosa autobiografica di James Kilgo, evoca i paesaggi del Sud, la caccia, la pesca, le sere con gli amici, i dubbi del tempo e la fine di un mondo. Con immagini elementari e taglienti, Kilgo cerca l’uomo dei boschi, testimonia la selvatichezza che ci abita, e ricostruisce attorno a un fuoco da campo la civiltà del raccontare storie. “L’animale era tutto ciò che l’uomo non è, tutto ciò che l’uomo avrebbe voluto essere senza riuscirci, tutto ciò che può rappresentarci, ma senza davvero coincidere con ciò che siamo. Un cacciatore come Kilgo lo sapeva bene, e i cervi e gli uccelli delle sue pagine ci restituiscono finalmente la pace”.
Inaugurazione 23 marzo ore 18.30
Galleria MiES
piazzetta dei Servi, 44/a - Modena
lun, merc, ven e sab 10.30-12.30, ven, sab 16,30-19,30, dom e fest. su appuntamento