Giacomo Guidi Arte Contemporanea
In "Magnitudo" Simone Pellegrini e Andrea Salvatori indagano l'idea di terra smossa e scossa. "Vinylistic" e' una rassegna dedicata ad artisti che si sono cimentati con il long playing. "Domani All'Alba. Cari Miei (1991-2011)" di Marco Cingolani si snoda sul filo della memoria e della sperimentazione.
Magnitudo
Simone Pellegrini e Andrea Salvatori
a cura di Alberto Zanchetta
In questa mostra, le opere di Simone Pellegrini e Andrea Salvatori sembrano darsi appuntamento,
come fossero sopravvissute a un terremoto e ne fossero diretta testimonianza. In Pellegrini i
corrugamenti della carta ricordano lo stadio primevo dell’esistenza: smottamenti tellurici ed
emersioni in cui le forme e la vita si assestano. L’idea di una terra smossa e scossa ricorre anche
in Andrea Salvatori, le sue sculture (non a caso modellate in argilla) sembrano essere state
dissotterrate a seguito di un sisma.
In principio tutto il mondo era liquido, poi «le acque sotto il cielo si raccolsero in un solo luogo» e
apparve la terra brulla, primigenia, la stessa che ritroviamo nelle opere di Simone Pellegrini. Sui
margini laceri delle sue carte è facile immaginare la risacca del mare, respinta dall’emersione di
un’isola che è gialla come la sabbia. Ogni frammento è paragonabile a un tassello geografico che
si sedimenta, poco a poco. Procedendo per accumulo, e con lungimiranza, i brandelli trovano la
loro unità, il proprio ordine/ordito. Le opere di Pellegrini sono una ripresa e riscoperta continua, in
esse non viene mai meno la costante di un ritorno alla sorgente, al pensiero nativo, in cui ogni
figura ha un significato simbolico. Le carte lacere dell’artista suggeriscono un divenire senza fine: il
loro sviluppo è lineare, come in un ininterrotto fregio della vita.
Andrea Salvatori scandaglia la creta per ricavarne un’opera in ceramica; metaforizzando la materia
prima di cui si serve, l’artista conferisce alle proprie sculture l’aspetto di pesanti (ma pur sempre
fragili) pietre, nelle quali sono incastonate – come gemme preziose – delle chincaglierie. Si tratta di
banali statuine o di piccoli suppellettili, che Salvatori mette alla berlina, facendosi beffe dello
stizzoso Winckelmann allorquando accusava la ceramica d’essere «quasi sempre usata per fare
stupide bamboline». Nelle sue ultime sculture l’artista lascia trasparire una certa affezione verso gli
oggetti in porcellana o maiolica, che vengono sottoposti a una nuova cottura, in modo tale da
“intarsiare” delle grosse zolle di terra-creta. La Porzellankrankheit di Salvatori è equiparabile a uno
scavo nostalgico, alla ricerca di chincaglierie sepolte (nel dimenticatoio), sottoposte loro malgrado
all’obsolescenza del gusto estetico, così come del consumismo sfrenato della nostra società.
Simone Pellegrini è nato ad Ancona nel 1972, vive e lavora a Bologna. Ha esposto al Museum Kunstpalast
di Dusseldorf, Far di Rimini, Stadtgalerie di Kiel, Museum Biedermann di Donaueschingen, Centro
Internazionale per l'Arte Contemporanea di Genazzano, Padiglione Italia della Biennale di Venezia, Museo
Villa Wessel di Iserlohn, Galleria Civica di Modena, Musei Civici di Reggio Emilia, Officina delle Arti di
Reggio Emilia, Museo d'Arte Contemporanea di Gibellina, National Gallery of Arts di Tirana, Villa Reale di
Monza, Antiguo Museo de Bellas Artes de Castellón, Palazzo del Collegio Raffaello di Urbino, Galleria d'Arte
Contemporanea di S. Sofia, Trevi Flash Art Museum. Sue opere sono state acquisite del Museo d’Arte
Moderna di Bologna e da Palazzo Forti di Verona.
Andrea Salvatori è nato a Faenza nel 1975, vive e lavora a Solarolo (RA). Ha esposto alla Fondazione
Bevilacqua La Masa di Venezia, Castel S. Elmo di Napoli, Campus de Leioa di Bilbao, Castello di Spezzano,
Museo del Santo di Padova, Bornholms Kunstmuseum di Denmark, Forte Stella di Porto Ercole, Museo
d’Arte Contemporanea di Granara, Loggetta Lombardesca di Ravenna, FAR-Fabbrica Arte di Rimini, Chiostri
di Reggio Emilia, Dolomiti Contemporanee-Sospirolo, Castello di Rivara, Museo Nuova Era di Bari,
Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, Museo Carlo Zauli di Faenza, Museo Civici di Imola. Nel 2009
ha vinto il 56° Premio Faenza, Concorso Internazion ale della Ceramica d’Arte Contemporanea organizzato
dal MIC di Faenza.
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Vinylistic
(Volume 1)
Negli ultimi dieci anni si è assistito a una graduale riscoperta del vecchio LP, supporto fonografico
mai veramente soppiantato dal digitale. Nient’affatto insensibili alle atmosfere e alle suggestioni del
disco in vinile, molti artisti delle ultime generazioni si sono cimentati con il long playing, cui il MAC
di Lissone dedica la micro-rassegna Vinylistic. Il primo appuntamento riunisce i “feticci discografici”
di Tris Vonna-Michell, Giorgio Andreotta Calò, Thomas Zipp, Gerwald Rockenschaubs, Michele
Lombardelli, Nico Vascellari, Carsten Nicolai, Hans Schabus, Banks Violette, Lorenzo Scotto di
Luzio, Carl Michael von Hausswolff, Petteri Nisunen, Tommi Grönlund, David Shrigley e il famoso
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band autografato da Peter Blake.
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Marco Cingolani
Domani All'Alba. Cari Miei (1991-2011)
La mostra personale di Marco Cingolani non vuole essere un’antologica, bensì un ripensamento
critico del proprio iter artistico. Un’esposizione “funambolica” che si snoda sul filo della memoria e
della sperimentazione, oltre che un “singulto” in avanti e all’indietro, o magari un tuffo nel passato
con conseguente riflusso nel presente. Due date segnano gli estremi di questo percorso: il 1991
corrisponde alla maturità artistica di Cingolani mentre il 2011 – all’età di 50 anni – è il momento di
un bilancio della propria attività. Vent’anni che si ricollegano tra di loro, come un ouroborus,
creando un circolo metodico e virtuoso al contempo.
Dopo aver dipinto L’attentato al Papa e Il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, la pittura di
Cingolani si impone all’attenzione del pubblico e della critica d’arte per il suo impegno etico, morale
e sociale. La volontà di vivere le vicende del proprio tempo inducono l’artista a realizzare
l’installazione Domani all’alba cari miei (1991) esposta per la prima volta al Castello di Volpaia e
qui riproposta nella sua interezza. L’opera si compone di una quarantina di ritratti montati su listelli
di legno, alla maniera dei cartelli usati dai manifestanti durante i picchetti di protesta; affastellate
contro la parete del museo, i dipinti assumono l’aspetto di una barricata-palizzata in cui la ressa di
volti finisce per affollare lo spazio espositivo.
Nel solido impianto compositivo e descrittivo della pittura si evince un realismo volutamente
ingenuo, da illustratore più che da pittore, che l’artista mutua in una chiave popolare. Nelle
intenzioni dell’artista «le persone nell’installazione Domani all’alba cari miei non manifestano per i
propri diritti, ma reclamano i propri doveri. Non abbiamo diritto a un bel niente, ma dobbiamo
conquistarci il diritto di costringere il mondo ad assolvere il proprio dovere. [...] La vera utopia, che
risolverebbe tutti i nostri problemi, è IL DOVERE AL POTERE».
Con uno scarto temporale di vent’anni, Cingolani ha voluto mettere a confronto l’installazione con
un grande dipinto, Vacanze americane (2011), in cui ritroviamo un analogo corteo di persone e dipicchetti che si dileguano in profondità, vaporizzandosi nel paesaggio. Il soggetto, simile eppur
diverso, sembra sia stato lasciato decantare senza però subire il disincanto degli anni trascorsi. Le
“vacanze”, cui allude il titolo dell’opera, potrebbero far pensare a un disimpegno rispetto ai fatti di
cronaca raccontati in gioventù, in realtà è la pittura stessa a essere engagé, portavoce di un
Potere che appartiene ai colori e ai pennelli. I blu fumiganti, i rossi intensi stesi à plat, le larghe
campiture e i grovigli di segni che si alternano ai graffi e alle macchie inscritte nel dipinto, denotano
un intenso grado espressivo. Dematerializzate nello slargo naturalistico, le figure sembrano subire
una condizione panica, in cui “tutto è pittura”.
La dialettica-dualità tra il dipinto e l’installazione viene poi raddoppiata all’interno del MAC di
Lissone, contrapponendo un nutrito gruppo di opere su carta datate agli anni Novanta e un recente
disegno su Dibond in cui l’artista ha compendiato i soggetti, gli stili e le sperimentazioni che hanno
caratterizzato la sua ricerca. Anche la mostra è stata pensata come un “disegno” che va
delineandosi-compiendosi nel corso di un ventennio, sancendo due estremi temporali, vale a dire
le tappe significative della vicenda umana e artistica di Cingolani, fermo restando che «non è l’Arte
a dover incontrare la Vita, ma è la vita ad essere innamorata dell’arte»
Marco Cingolani (nato a Como nel 1961, vive e lavora a Milano) ha sempre cercato di annullare il potere normativo
delle immagini mediatiche, conscio del fatto che l’arte possa offrire un punto di vista decisivo per l’interpretazione del
mondo. Tra le sue mostre personali si ricordano: A perdita d’occhio (Pinacoteca Civica, Broletto e Biblioteca Comunale
di Como, 2011), Percorsi della fede (Galleria Boxart, 2007), Di che colore sono? (Galleria Emilio Mazzoli, 2007),
Finalmente a casa (Galleria Antonio Colombo, 2007), La lunga notte di Paparazzo (Palazzo della Ragione di Mantova,
2003), Bang-Bang (Palazzo Strozzi di Firenze e Scuderie Aldobrandini per l’Arte di Frascati, 2002), Stropicciarsi gli occhi
(Palazzo della Promotrice di Torino, 2002), Marco Cingolani (MAN, Museo d'Arte di Nuoro, 2000), Hotel des etrangers
(Istituto francese di cultura di Firenze, 2000), Divina Mimesis (Palazzo S. Giovanni in Monte, Università di Bologna,
1998), Cingolani-Pusole (Museo Laboratorio, Università La Sapienza di Roma, 1997), Terra e cielo da sempre uniti
(Galleria Mazzoli, 1995), INRI (Spazio Lazzaro Palazzi di Milano, 1990), Il mercato del concetto (Galleria Diagramma -
a
Luciano Inga Pin). Nel 2009 ha esposto alla 53 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
Immagine: Simone Pellegrini
Inaugurazione sabato 6 aprile ore 18:00
Museo d’Arte Contemporanea
viale Padania 6 (fronte stazione FS) 20851 Lissone - MB
Orari:
Martedì, Mercoledì e Venerdì h 15-19
Giovedì h 15-23; Sabato e Domenica h 10-12 / 15-19
Ingresso libero