American Cities. La mostra affronta il tema dell'architettura indagando panoramiche poliedriche di citta' americane in disfunzione (Cleveland, Detroit, Flint) e in un'ottica diversa, come nel caso di Chicago.
a cura di Camilla Boemio
La mostra, curata da Camilla Boemio + AAC e promossa dalla Casa dell’ Architettura , affronta il tema dell’architettura indagando panoramiche poliedriche di città Americane in disfunzione ed in un ottica diversa come nel caso di Chicago .
Il concetto analizzato riprende , anche , il saggio di Alessandro Coppola edito da Laterza sui cambiamenti urbani dell’ ultimo decennio negli Stati Uniti .
Il presente, nella città deindustrializzate d’America, a tratti ricorda i futuri post-apocalittici immaginati da Philip Dick: fabbriche diroccate, orti urbani, strade vuote, case abbandonate sventrate per il rame , macerie, la natura selvaggia alla riscossa, grattacieli art déco in downtown senza vita.
Sta accadendo in città del Midwest e del Nordest statunitensi come: Cleveland, Detroit, Flint. Youngstown, Buffalo, e Youngstown; la “città dell’acciaio” che negli anni Trenta sfiorava i 170mila abitanti, oggi ha circa 66mila anime, ed è il simbolo della crisi di uno stato, l’Ohio, per decenni ricco e influente. Un tempo fucine di benessere e speranze, oggi queste ex capitali industriali della Rust Belt vivono un’agonia economica, sociale e demografica di proporzioni colossali.
Dando forma alla città-arcipelago elaborata negli anni Settanta dall’architetto Oswald Ungers per Berlino, e oggi ipotizzata per il futuro di Detroit, con un centro che mantiene le sue funzioni e poi una serie di nuclei urbani più o meno densamente popolati, circondati da terreni restituiti alla natura e all’agricoltura urbana. La mostra va letta come una presentazione della città Americana nella sua crisi e rinascita; in una fase duale nella quale la sua veloce scomparsa si antepone alla plasticità del centro storico della fiorente Chicago. Espongono due dei più famosi artisti internazionali, tutti e due americani, i quali hanno, anche, dedicato la propria ricerca artistica al paesaggio industriale e le aree urbane, con accenni e scelte inedite: William E.Jones e Catherine Opie. La serie esposta, inedite per l’ Italia, di Catherine Opie è Chigago esposta nel 2008 al Guggenheim. I lavori di William E.Jones evocano sentimenti di: desiderio, perdita e d’ identità.
Sarà proiettato il video Shoot Don’t Shoot del 2012. Shoot Don’t Shoot narra in modo sarcastico l’applicazione del diritto da parte gli ufficiali di decidere di sparare per istinto con le loro pistole. Al sospetto in questa sequenza si inserisce la seguente descrizione: "Un uomo di colore che indossa una camicia rosa e pantaloni gialli". L’architetture degli anni settanta evocano contraddizioni e ricordi. Jones vive a Los Angeles , ed ha esposto , tra le tante mostre importanti avute: al White Cube, al The Modern Institute di Glasgow, al Palais de Tokyo, al MOCA; alla 12th Instanbul Biennial.
Dall’ inizio degli anni’ 90 Catherine Opie ha prodotto una complessa ricerca fotografica , con la creazione di serie che esplorano i concetti: di identità comune , sessuale e culturale. Dai suoi primi ritratti di sottoculture queer , ai suoi paesaggi urbani , Opie ha offerto intuizioni profonde sulle condizioni in cui si formano le comunità e le condizioni in cui sono definibili. Mantenendo un rigoroso rigore formale , lavorando il colore in modo lussureggiante in modo provocatorio ed in modo tonico il bianco e nero.
Influenzata dai fotografi documentaristi sociali come : Walker Evans , Dorothea Lange e August Sander ; la Opie sottolinea ed eleva la veridicità struggente , ma inquietante dei suoi soggetti. La serie scelte , per la mostra Romana , dalla curatrice è Chicago del 2004. Nel 2004 Catherine Opie restituito le strade della città, la ripresa di un nuovo gruppo di opere per il suo progetto di città americane che ha esplorato il centro di Chicago. Come nella serie precedente, le composizioni a Chicago (2004) sottolineano l'orizzontalità dell'ambiente urbano e sono del tutto privi di persone, che Opie ottiene fotografando nel cuore della notte, al contrario di prima mattina, come nella Mini-centri commerciali (1997 - 98) o di Wall Street (2001).
La Opie ha nuovamente evidenziato strutture le quali comunemente sono ignorate:: una corsa verso il basso della chiesa, i binari che spariscono sotto gli edifici , gli autobus ed i rimorchi in un parcheggio quasi vuoto, e una sezione sotterranea di Wacker Drive. Allo stesso tempo, ha incluso una serie di edifici più emblematici della città, ma in modo inferiori a quelli la loro autorità come monumenti architettonici. Una immagine si concentra sul ponte parcheggio a spirale ridosso del John Hancock Center, piuttosto che il grattacielo.
Un altro lavoro mostra l'ingresso del Palazzo di Rookery avvolta da impalcature, rivelando né dell'edificio facciata ottocentesca, né il suo Frank Lloyd Wright hall. Opie fotografato la serie Chicago dal punto di vista di un individuo in giro per le strade della città a piedi, ma a differenza di altre serie che fanno parte di città americane, tra cui mini-centri commerciali e di Wall Street, Chicago approfondisce il genere di bellezza che l'artista romantico aveva finora utilizzato solo per le impostazioni naturali, come i suoi paesaggi in ghiacciaie (2001) e marine a Surfers (2003).
Drammaticamente illuminato contro il cielo buio, le strade vuote di Chicago appaiono superate con un ambiente misterioso.
Camilla Boemio ha curato numerose esposizioni occupandosi in modo meticoloso del filone Arte/Architettura , tra le quali: Mnemosine – The Atlas of images , Centro Arti Visive (2009) , CITIES – places visionaires (2009) preview della Festa dell’ Architettura all’ Auditorium Parco della Musica , Roma , Sensational Architecture (2010) Festa dell’ Architettura di Roma – Auditorium Arte Parco della Musica , After the Crash (2011) Orto Botanico , Roma , ISWA European Project , Before the Crash (ISWA European Project , 2011) Exeter , UK ,
CITIES ( group show , 2011 ) TAM , California; é un curatore associato al Padiglione delle Maldive alla 55° Biennale di Venezia .
La mostra è in collaborazione , per i prestiti , con le gallerie : David Kordansky Gallery , di Los Angeles – Regen Projects , di Santa Monica.
Sponsor Cartechini Infissi; FOLD; Orsogna
Inaugurazione al pubblico : mercoledì 10 Aprile 2013, ore 18.00
Casa dell’ Architettura
Piazza Manfredo Fanti , 47 Roma
Orario : dal Lunedi al Venerdi 10-18/ Sabato 9.30 -12.30/ Domenica chiuso
Ingresso libero