Radio Baghdad. Nelle tele di Andreoli risuoni una certa mestizia, una rabbia sussurrata e un atteggiamento a volte dissacrante e disilluso.
Radio Baghdad è un brano scritto da Patty Smith nel 1974, di getto nel suo studio assieme al compagno Oliver Ray in cui immagina una mamma irachena che canta una ninna nanna al figlio una notte mentre cadono le bombe. Patty Smith canta del dolore e delle follie del mondo con una profondità e un’energia struggenti. Con la sua voce, rabbiosa, febbrile, dolente, la cantautrice americana incarna una delle figure femminili più dirompenti della storia del rock.
La pittrice Alice Andreoli ha invece nella mano l’intelligenza dell’artista. L’accento gestuale tagliente, i tratti e i colori distribuiti sulla tela per disegnare racconti monografici di “cori per voci sole”, lo spirito di immedesimazione in una generazione e nell’umanità intera, il modo in cui descrive l’universo che le ruota intorno sono gli strumenti di un’arte flessa come modularità distoniche per non soccombere a tanta esistenziale sofferenza. Tali caratteristiche distintive della giovane pittrice padovana, avvicinabile per vibrazione e sensibilità alla grande cantante internazionale, mi hanno fatto pensare al titolo Radio Baghdad come a un modo per legare questo nuovo ciclo di opere, nonostante nella temperatura della cantante ci siano più variabili preposte alla tristezza mentre nelle tele di Andreoli risuoni una certa mestizia, una rabbia sussurrata e un atteggiamento a volte dissacrante e disilluso. In entrambi i casi la consapevolezza alimenta l’atteggiamento artistico; le testimonianze di Alice Andreoli si rifanno a fatti di cronaca resi meno evidenti e meno reali da immaginari onirici, nomi latini, incursioni di elementi spiazzanti che decontestualizzano i singoli episodi per porli sotto la traccia di un respiro universale e cosmico. Quello che traspare sono un’affezione dell’artista verso il soggetto rappresentato, quasi un cullarlo nel transitare verso un destino già dichiarato e inespugnabile e irreversibile, un atteggiamento materno e protettivo anche se sempre fieramente e consapevolmente accettato, come fosse una pagina di storia scritta, un verdetto inoppugnabile, una trama qualsiasi di una vita qualsiasi, la nostra.
La mostra si avvale di due grandi dipinti di formato verticale, ACTAEON e BERZERKEL realizzati negli ultimi mesi, in cui il protagonista maschile è circondato da demoni sotto forma di animale, teschio, pericolo urbano, mentre il volto è sempre negato e il tappeto di fiori è una speranza che permane nonostante. In CTHULHU e in ENDIMIONE il transfert ha una variabile più propensa al mitologico, al letterario e l’atto d’immedesimazione tra essere umano e vegetazione raggiunge i tratti di una mutazione in un dio pagano o un eroe post litteram, ancora una volta la maniera dolce e disincantata di Alice Andreoli per dipingere, raccontare, resistere.
Martina Cavallarin
scatolabianca
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inaugurazione ore 18.30
scatolabianca project room - Galleria delle Cornici
via Sandro Gallo, 49 - Lido di Venezia (VE)
lun/ven 10.30-12.30 e 17.30-19.30