Fondazione Querini Stampalia
Venezia
Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252
041 2711411 FAX 041 2711445
WEB
Sette mostre
dal 27/5/2013 al 17/8/2013
mar-dom 10-18, lun chiuso

Segnalato da

Studio Esseci




 
calendario eventi  :: 




27/5/2013

Sette mostre

Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Qiu Zhijie presenta opere che tracciano itinerari spaziali e temporali tra Occidente ed Oriente. "Matta" riunisce negli spazi dell'area Scarpa le opere di Roberto Sebastian Matta e i suoi figli Gordon Matta-Clark e Pablo Echaurren Matta. La nona vincitrice del Premio Furla, Chiara Fumai, riflette sui limiti della performance e sulla frammentazione dell'identita'. "Imago Mundi" e' una selezione di opere dalla collezione di Luciano Benetton. Short film tra Italia e China in "Fuori Rotta". Infine "Inpainting", una nuova ricerca di Nick Devereux, e un'installazione con 10.000 aquiloni di Jacob Hashimoto.


comunicato stampa

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Chiara Fumai.
Vincitrice 9. Edizione del Premio FURLA
I did not Say or Mean ‘Warning’’
inaugurazione: 28 maggio, ore 18

29 maggio – 30 giugno 2013

Una riflessione sui limiti stessi della performance e sul linguaggio e la frammentazione dell’identità. A cura di Stefano Collicelli Cagol, il lavoro di Chiara Fumai è il frutto di una rielaborazione del progetto con cui lo scorso gennaio si è aggiudicata il Premio Furla 2013. Ideato e curato da Chiara Bertola, il Premio Furla è il riconoscimento biennale d’eccellenza per l’arte contemporanea dedicato ai giovani talenti italiani, organizzato e promosso da Fondazione Furla, Fondazione Carisbo, Fondazione Querini Stampalia, MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, con il supporto di Carisbo S.p.A. e con la collaborazione di Arte Fiera e Viafarini.

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Imago Mundi

La mostra presenta la collezione, costituita da più di un migliaio di opere, di piccoli quadri (tutti in formato 10x12 centimetri) che Luciano Benetton ha raccolto a partire dalle esperienze fatte nel corso dei viaggi che ha compiuto in ogni parte del mondo. Sono presentate le opere raccolte in Australia, India, Corea, Stati Uniti, Giappone. La collezione è simile a un inventario aperto in grado di contribuire a dimostrare come siano mutevoli i modi in cui il mondo viene visto, interrogato e rappresentato dagli artisti, e come le loro esperienze possano contribuire a comprendere meglio la ricchezza custodita in tutto ciò che di diverso e lontano il mondo offre alle nostre interpretazioni.

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FUORI ROTTA
un dialogo tra Italia e Grande Cina
inaugurazione: 28 maggio, ore 18

29 maggio – 4 giugno 2013

un programma di short film di
Yuri Ancarani, Chen Chieh-jen, Ra Di Martino, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Invernomuto, Kan Xuan, Li Ran, Lu Yang, Adrian Paci, Roberto Paci Dalò, Mariateresa Sartori, Wu Junyong, Yang Zhenzhong, Zhang Peili

a cura di Chiara Bertola e Davide Quadrio

Partendo dall’idea di costruire una narrazione complessa tra artisti provenienti dall‘Italia e artisti provenienti dalla Grande Cina, questo progetto di short film si articola come una variazione del linguaggio video e di sensazioni che vanno oltre la geografia di provenienza degli artisti per costruire invece un racconto frammentato che confonde e scioglie questi mondi lontani in un continuum di risonanze senza logica.

Il progetto, a cura di Chiara Bertola e Davide Quadrio, è presentato da Fondazione Querini Stampalia, Venezia e Arthub Asia, Shanghai in collaborazione con il marchio Made in Italy di luxury shoes Ballin che affonda le proprie radici storiche nel territorio di Venezia (Fiesso d’Artico). Ancora una volta Ballin conferma il proprio impegno a sostenere e celebrare un’iniziativa legata al mondo dell’arte, della cultura e della creatività, valori intrinseci nel Dna aziendale.

Il titolo “Fuori rotta” – ripreso dal “Carnet de route” di Marc Augè – sottolinea come l’andare fuori rotta, il seguire strade non previste, il confondere opponendo argomenti diversi, in sostanza l’uscire dall’itinerario stabilito, riesca a ridurre la distanza geografica e culturale tra due Paesi di fatto molto diversi.
Attraverso disorientamenti e dirottamenti nella distanza, si mescolano visioni, desideri, sofferenze, ironie che svelano una prossimità molto più forte della lontananza normalmente misurata sulla strada lineare che conduce da un comparto stagno geografico ad un altro.

L’obiettivo è rompere i clichè di giudizi prevedibili o abituali e spingere lo sguardo dello spettatore a creare libere associazioni; e ancora quello di individuare altre storie per accorgersi che sempre e in ogni luogo l’essere umano ha lo stesso bisogno di relazionarsi con il proprio passato, la stessa necessità di non perdere i dettagli – cruenti o leggeri – del quotidiano e che ovunque si trovi è vitale seguire fuori strada le rotte indicate dalla poesia...

Al progetto partecipano, con i loro short film, gli artisti Yuri Ancarani, Chen Chieh­jen, Ra Di Martino, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Invernomuto, Kan Xuan, Li Ran, Lu Yang, Adrian Paci, Roberto Paci Dalò, Mariateresa Sartori, Wu Junyong, Yang Zhenzhong, Zhang Peili.

I video presentati:
Yuri Ancarani
Ip Op, 2003
La questione romagnola, 2002/2012 Made in Italy, 2009
Parcheggi a pagamento, 2005/2012 Vicino al cuore, 2003

Chen Chieh-jen
The Route, 2006

Ra Di Martino
August 2008, 2009

Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi
Essence d’Absynthe, 1981
Frammento elettrico N.7, 1978

Invernomuto
Negus – Duppy Conquerors, 2013

Kan Xuan
Nothing!, 2002 Object, 2003

Li Ran
From Truck Driver to the Political Commissar of the Mounted Troops, 2012

Lu Yang
UterusMan, 2013

Adrian Paci
Per Speculum, 2006

Roberto Paci Dalò
Ye Shanghai, 2012

Mariateresa Sartori
In Sol maggiore/ In Sol minore, 2013

Wu Junyong
Peach, 2012

Yang Zhenzhong
Exam, 2012
Straight Line, 2012

Zhang Peili
Untitled, 2003
Happiness, 2006
Scheda tecnica

Orario visioni
mercoledì 29 maggio: 10/19
giovedì 30 maggio: 10/19
venerdì 31 maggio: 10/19
sabato 1 giugno: 10/18
domenica 2 giugno: 10/18
lunedì 3 giugno: 10/18
martedì 4 giugno: 10/18

Ingresso ingresso libero

Ufficio stampa Fondazione Querini Stampalia Sara Bossi: s.bossi@querinistampalia.org, tel: 041.2711441 - cell. 339 8046499

Ufficio stampa Ballin Attila&Co - Alessia Cannella: alessia.cannella@attila.it, 02.34970752

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JACOB HASHIMOTO
Gas Giant
A cura di Marco Meneguzzo

29 maggio 2013 – 1 settembre 2013

Il 29 maggio 2013 apre al pubblico la mostra Jacob Hashimoto: GAS GIANT organizzata da Studio la Città - Verona. Allestita al quarto piano della Fondazione Querini Stampalia a Venezia, nello spazio recentemente ristrutturato da Mario Botta.

Dopo una lunga serie di interventi per musei e spazi espositivi internazionali (tra questi l’opera Superabundant Atmosphere allestita a Palazzo Fortuny a Venezia in occasione della mostra In-finitum, 2009), Jacob Hashimoto in concomitanza con la 55. Mostra Internazionale d’Arte de La Biennale di Venezia riempie l’architettura veneziana di Fondazione Querini Stampalia con una nuova installazione. GAS GIANT si compone di 10.000 aquiloni in carta e bambù realizzati a mano dall’artista che attraversano gli spazi della storica e prestigiosa fondazione veneziana accompagnando lo spettatore lungo gli ambienti espositivi fino alla sala centrale all’ultimo piano del palazzo. Qui l’opera si condensa e trasforma in una fitta nube che invade e satura lo spazio.

Monografia edita da Marsilio Editori, a cura di Luca Massimo Barbero.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI: www.jacobhashimotovenice.com

PER INFORMAZIONI AD USO STAMPA:
Tommaso Speretta +39 3479502563 tommasosperetta@gmail.com
Marta Fraccarolo +39 045 597549 ufficiostampa@studiolacitta.it

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Art At Work and Galerie Bugada & Cargnel, Paris
present

Nick Devereux

Inpainting

Inpainting is artist’s Nick Devereux (b. 1978; Panama City) first solo show in an Italian institution. This articulated project expands on Devereux’s investigation of the visual system and focuses on ideas of perception and representation, questioning those which are considered to be established and fixed codes in art history. Appropriating and reformulating images and their subject matter, Devereux’s works generate an animation of a certain portrayal of the past, creating a short circuit between the acknowledged and the undisclosed, between the apparently familiar and the arcane.

For Inpainting, at Fondazione Querini Stampalia, the artist embarks on a completely new research, starting from the text in which Pausanias, the Greek traveller and geographer of the II century AD, known for Description of Greece, diligently describes in this ten volume cultural geography of the Greek territory, the now-destroyed frescoes of Polygnotus at Delphi. After an exhaustive study and analysis of the narrative, Devereux decided to elaborate the information recounted by Pausianias, both through references to the historical context as much as through his personal observation and interpretation of the specific images. Paring down the text to the objects, gestures and landscapes described, the artist developed a new version of the script composed exclusively by tangible fragments derived from the original piece. Same symbolic fragments, selected, isolated and transformed by Devereux, which together reconstruct an abstract and mystified script alluding to the original oeuvre.
Devereux’s research explores and morphs the structure and authority of the icon, freeing potential and unexpressed associations, while simultaneously eluding illustrative representation. The essence of the title of the exhibition itself, Inpainting alludes to a particular conservation technique, based on the process of reconstructing lost or deteriorated parts of images, through a precise and minimal intervention, necessary for the new unity of the work.
Devereux applies a very similar procedure to his paintings by suggesting new alliances and significations when recomposing the form. Working within a theory of vision the artist traces and outlines the terms representation and identity exploring the integral nature of the image, while questioning the origin of its source. The artist’s paintings are perceptive games, which aim at demolishing immutable beliefs, arguing the illusion of truth.
In the works shown at Fondazione Querini Stampalia, minimal geometrical constructions, interfere with the main figures, subtracting their specific identities. Devereux’s gesture disrupts the scene and the classical visual display, provoking an effect of disorientation to the viewer’s allured eye. The recurring vertical form becomes an emblem, generating a new epic, or better a hybrid: the synthesis of the origin and the process. Inpainting thus reveals a translation of history and figuration liberating Pausanias text from its terms of recognition, stating the uncertainty of knowledge and the infinite potentials of vision, interpretation and narration. Devereux plays with the time and space described in the mythical, hence underling how a deviation in the perception of history’s images can free not only what we know but also what has fallen into oblivion.

Press:
Simona Cupoli +39 333 6584 092 mail@artatwork.it www.artatwork.it

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Qiu Zhijie
L'Unicorno e il Dragone

A cura di Chiara Bertola, Davide Quadrio

Una cartografia delle collezioni della Fondazione Querini Stampalia di Venezia e del Museo Aurora di Shanghai

L’artista cinese Qiu Zhijie, curatore dell’ultima Biennale di Shanghai, presenterà alla Fondazione Querini Stampalia una selezione di opere inedite in occasione della sua prima mostra personale in Italia durante la 55. edizione della Biennale d’Arte di Venezia. Attraverso un’articolata ed eterogenea scelta di lavori, l’artista esplorerà le dinamiche complesse che tracciano gli itinerari spaziali e temporali tra Occidente ed Oriente, tra passato e presente. Considerato nel panorama artistico cinese come un vero e proprio intellettuale - nel senso rinascimentale della parola - Qiu Zhijie è un pensatore, un attivista, un poeta, un cartografo e persino un archivista del sapere. Nessuno meglio di lui potrebbe esplorare queste storie intricate che si estendono parallelamente nel tempo e nello spazio. Come artista Qiu Zhijie definisce il suo modo di operare come “arte totale”, sostanzialmente una presa di coscienza che la creazione artistica non può essere sradicata e sottratta alla situazione storica e culturale che la circonda e che l’ha innestata. La mostra di Qiu Zhijie è la prima tappa di New Roads, un progetto triennale di collaborazione internazionale tra Cina e Italia nato dalla volontà di creare una piattaforma di dialogo multiculturale attraverso l’arte contemporanea.

Tre sono le istituzioni coinvolte: Fondazione Querini Stampalia di Venezia e il Museo Aurora di Shanghai che, attraverso il fondamentale intervento di mediazione interculturale e artistica di Arthub Asia, mettono a confronto la loro storia e le loro collezioni, analizzandole e espandendole attraverso progetti commissionati a artisti contemporanei occidentali e orientali.
Le opere site specific di Qiu Zhijie, così come tutti i precedenti progetti di arte contemporanea del programma Conservare il Futuro, sviluppati dal 2000 alla Fondazione Querini Stampalia, sono state pensate in relazione agli oggetti della collezione permanente. In questo caso, il confronto e l’analisi si estenderanno oltre, costruendo dei ponti concettuali e stilistici tra le opere della Fondazione veneziana e la preziosa collezione asiatica d’arte antica del Museo Aurora di Shanghai.

Eludendo la distanza geografica e smascherando quei pregiudizi secolari accumulati nel corso degli scambi culturali tra Oriente e Occidente, l’approccio cartografico di Qiu Zhijie traccia, scopre ed evidenzia le connessioni tra i due musei ma anche tra Shanghai e Venezia, due città accomunate da molteplici aspetti tra cui la loro innata indole all’apertura e allo scambio, tipica dei luoghi che si affacciano sul mare. Guardando le mappe di Qiu Zhijie, viene subito in mente l’organicità e la Fluidità della mappa di Venezia, sinuosa e densa. Qiu Zhijie le costruisce individuando un sistema di cellule tipologiche e simboliche che si aggregano l’una all’altra come nel tessuto urbano della Serenissima, dando vita a straordinarie e organiche cartografie che come grandi arazzi capovolti raccontano dei molti nodi e fili che le tengono insieme.

Il titolo della mostra L’Unicorno e il Dragone. Una cartografia delle collezioni della Fondazione Querini Stampalia e del Museo Aurora, trova ispirazione nella conferenza di Umberto Eco - “Cercavano gli unicorni” - tenuta all’Università di Pechino nel 1993. Lo studioso, in un’analisi dei meccanismi che scaturiscono dal confronto e dalla scoperta di culture diverse, puntualizza una certa tendenza, protratta attraverso i secoli, a classificare simboli, nozioni e concetti estranei, adattandoli ai propri sistemi di referenze culturali. L’esempio più clamoroso citato da Eco è proprio quello secondo il quale Marco Polo, vedendo un rinoceronte durante i suoi viaggi in Oriente, lo identificò subito come un unicorno, seguendo l’unica possibile cla
ssificazione che la tradizione occidentale gli aveva messo a disposizione per definire una creatura con un corno.

La serie inedita di mappe di Qiu Zhijie, alcune impresse su carta con una tecnica secolare cinese di tamponamento con spugne (rubbing), altre disegnate ad inchiostro direttamente sulle pareti, illustrerà proprio questi bizzarri equivoci nati dai rapporti di scambio culturale tra Italia e Cina e, in senso allargato, tra Occidente e Oriente. Attraverso molteplici referenze storiche, filosofiche e figurative, l’artista non solo ci guiderà nella storia ed evoluzione di queste mistificazioni, ma ci aiuterà a scoprire come tali interpretazioni fuorvianti possano rivelarsi basilari nella scoperta di nuove e inaspettate analogie transculturali.

È infatti molto facile identificare l’errore palese di Marco Polo, ma quello che Qiu Zhijie ci sa rivelare è che in realtà, anche nella tradizione cinese è sempre stato presente un unicorno, che non è né un cavallo con un corno in fronte, né un rinoceronte. L’unicorno cinese è infatti una figura mitologica chiamata Qilin o Tianlu, e in alcune raffigurazioni appartenenti alla collezione Aurora, sorprendentemente simile al leone alato di San Marco.

L’opera dell’artista si vuole focalizzare quindi anche sul processo di trasformazione di quelle immagini che, pur strutturate già da antichi innesti di forme, vengono “contaminate” e trasformate dall’interazione e comunicazione tra culture.
Queste commistioni di significati mistici e forme verranno rappresentati da Qiu Zhijie anche attraverso una serie di sculture in vetro di animali mitologici che racchiudono immagini provenienti da due depositi di memoria: le collezioni del Museo veneziano e del Museo Aurora di Shanghai.

Ufficio stampa Sara Bossi
cell. 339 8046499, tel. 041 2711441 e-mail: s.bossi@querinistampalia.org
in collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049 663499 e-mail: gestione3@studioesseci.net

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MATTA.
Roberto Sebastian MATTA – Gordon MATTA-CLARK – Pablo ECHAURREN MATTA

A cura di Danilo Eccher

In concomitanza con la 55. Biennale di Venezia, la mostra vuole indagare le idee e i pensieri che si sono tramandati – attraverso le generazioni, il tempo e la geografia – da Roberto Sebastian Matta ai suoi figli Gordon Matta-Clark e Pablo Echaurren Matta.

Tre nomi, tre storie, tre paesi e un unico comun denominatore: l'arte. In concomitanza con la 55. Biennale di Arti Visive di Venezia e per la prima volta insieme, la mostra organizzata e prodotta dalla Galleria d'Arte Maggiore – G.A.M. di Bologna, riunisce negli spazi dell'area Scarpa della Fondazione Querini Stampalia, tre grandi protagonisti dell'arte internazionale. Gordon Matta-Clark e Pablo Echaurren Matta non hanno in comune solo il padre Roberto Sebastian Matta, figura storica che con le sue tele e le sue sculture ha preso parte al Surrealismo ed influenzato gli artisti americani dell'Espressionismo Astratto, ma con due stili espressivi differenti sono entrambi due personaggi di rilievo della scena artistica contemporanea.

La mostra, curata da Danilo Eccher, prende origine dall'opera di Roberto Sebastian Matta ed attraverso le opere dei suoi protagonisti percorre mezzo secolo di storia dell'arte, vissuta in tre paesi differenti: la Francia, gli Stati Uniti e l'Italia. Lo spaccato che ne deriva non è delimitato dalla loro storia familiare, per quanto eccezionale, ma amplia i propri confini all'ambiente culturale e politico in cui questi artisti sono stati profondamente coinvolti. Figli dello stesso padre, ma di madri differenti, sia Gordon che Pablo hanno avuto un rapporto conflittuale con la figura paterna ed attraverso l'arte entrambi hanno cercato un dialogo concettuale - impossibile nella vita privata - con Matta attraverso le loro opere pur maturando entrambi, ed ognuno a suo modo, linguaggi singolari e differenti. Se l'affinità con Matta-Clark è riconducibile a un livello formale, estetico-architettonico, in Echaurren l'affinitudine è da ricercarsi nel carattere più propriamente concettuale.
Il filo conduttore della loro opera a livello critico sarà svelato da Danilo Eccher solo pochi giorni prima dell'apertura al pubblico, ma ad una prima lettura emerge già come la socialità, la continua ricerca di un rapporto non solo di partecipazione del fruitore, ma di un suo coinvolgimento diretto o indiretto, fisico o mentale, culturale o sociale, interno o esterno all'opera sia presente nell'opera dei tre. Non è un caso infatti se alcuni definiscono le figure antropomorfe di Matta sia in pittura, sia in scultura, come "morfologie sociali", come una trasfromazione di passaggio tra i paesaggi interiori e il mondo esterno. Per Gordon la socialità è un fattore ancora più evidente, essendo la sua effimera arte basata sulla performance, sui "building cuts", gli edifici tagliati, trasformazioni sculturali di architetture preesistenti dove lo spettatore è invitato ad entrare per muoversi fisicamente ed emozionalmente in quegli spazi. Nella sua opera Matta-Clark crea un rapporto diretto con il fruitore, spesso basato sulla fiducia che costui deve devolvere all'operato dell'artista che come in Matta ha fondamenti architettonici. Mentre per quanto riguarda Pablo tutta la sua vita artistica è immersa nella socialità, nella sua esistenza quotidiana. E se è vero che le sue tele riportano al mondo dei fumetti, della musica, della street art, alla cultura di massa, è attraversando la sua iconografia Pop fatta di contiminazioni di generi che dialogano ora con il Dadaismo, ora con lo stesso Surrealismo, che l'artista propone con ironia attraverso l'apparizione di una natura familiare ed allo stesso tempo inquietante una critica diretta alla società dei consumi. Proprio come sembrano suggerire le figure antropomorfe e primitive presenti nei dipinti del padre. Non a caso l'opera di Matta mira anche a una riflessione sull'impatto che la tecnologia ha sull'esistenza umana.

Roberto Sebastian Echaurren MATTA (Santiago, Cile, 1911 – Civitavecchia, Italia, 2002)
Nato a Santiago del Cile, dopo gli studi in architettura Roberto Sebastian Matta si dedica alla pittura a partire dal 1934 quando si trasferisce a Parigi. Gli incontri di questi anni sono stimolanti e fondamentali: nella capitale francese lavora per Le Corbusier, a Madrid entra in contatto con intellettuali del calibro di Federico Garcia Lorca e a Londra frequenta Walter Gropius. Ma è a Parigi che conosce André Breton e Salvador Dalì, aderendo e dando impulso alla nascita del Surrealismo. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale accetta l'invito dell'amico Marcel Duchamp e si trasferisce a New York dove si inserisce nell'ambiente cosmopolita, rivestendo un ruolo di primo piano per la generazione di artisti successiva che avrebbero poi dato origine all'Espressionismo Astratto americano. I rapporti con questi artisti, e con i surrealisti rimasti a Parigi, sono però destinati a incrinarsi quando Matta è accusato di aver provocato il suicidio di Gorky per avere avuto una relazione con sua moglie. Alla fine degli anni Cinquanta, Matta è già un artista di fama internazionale, mentre nel 1971 la rivista francese Connaissance des Arts, lo colloca nella top ten dei dieci migliori pittori contemporanei del mondo e nel 1985 il Centre Georges Pompidou gli consacra una grande retrospettiva. Nel 1990 torna a Parigi passando dei periodi in Italia a Tarquinia, dove installa uno studio, una scuola di ceramica e una sala di esposizioni. Si spegne a Civitavecchia nel 2002.
Le sue opere sono conservate in alcuni dei più importanti musei del mondo, solo per citarne alcuni: il Museum of Modern Art di New York, il Centre Pompidou a Parigi, il Fine Art Museum di San Francisco e la Galleria d'Arte Nazionale di Roma.

Gordon MATTA-CLARK (New York, USA, 1943 – 1978)
Gordon Matta-Clark è un artista americano attivo durante gli anni Settanta e meglio conosciuto per i suoi "building cuts", edifici tagliati: trasformazioni sculturali di edifici abbandonati realizzati attraverso tagli e smantellamenti di siti architettonici strutturati. Figura catalica del decennio per la storia e lo sviluppo di SoHo a New York, la sua arte mette in discussione lo stesso statuto di opera d'arte. Utilizzando la performance come metodo espressivo preferenziale, la gran parte del suo lavoro si basa su frammenti architettonici, oggetti decomposti, ma anche esperimenti culinari giunti oggi a noi attraverso una serie documentazione fatta di video, foto e films. Operativo sia negli Stati Uniti che in Europa, la prematura scomparsa a soli trentacinque anni non gli ha impedito di diventare una superstar sulla scena internazionale dell'arte contemporanea. Le opere di Matta-Clark sono infatti presenti in grandi collezioni pubbliche: il Metropolitan Museum of Art e il MoMA di New York, il Museum of Contemporary Art di Chicago, il MoCA di Los Angeles, il Museum van Hedendaagse Kunst Antwerpen ad Antwerp, il San Francisco Museum of Art, lo Smithsonian American Art Museum a Washington DC, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Whitney Museum of American Art di New York.

Pablo ECHAURREN MATTA (Roma, Italia, 1951)
Pablo Echaurren ha iniziato a dipingere a diciotto anni ed è stato presto scoperto da Arturo Schwarz. Sul background della pop art, dell'arte povera, del minimalismo e dell'arte concettuale, ha incominciato a sviluppare il suo universo lessicale agli inizi degli anni Settanta quando si dedica a vari temi: dal mondo delle miniature ai segni del mastro giapponese Hokusai, dalle citazioni dal mondo del fumetto di Roy Lichtenstein alle immagini dei libri scientifici sulla storia naturale, la zoologia e la botanica. In un secondo tempo il confronto con l'eredità iconografica della storia dell'arte si espande in un dialogo costante con le avanguardie: il Futurismo, il Dadaismo, il Cubismo, lo stesso Surrealismo che rivista con l'occhio di un abitante del villaggio globale, nutrito di messaggi delle telecomunicazioni e dei mass media. L'arte di Pablo Echaurren si muove in molte direzioni, in salti costanti, dai dipinti ai collage, dalle copertine dei libri e dei fumetti alle ceramiche, ai video, ai testi. Si impone così l'idea dell'artista-artigiano in tutti i campi, indipendentemente dalle barriere e dalle gerarchie che di solito confinano l'attività creativa. La relazione tra Pablo e i giovani è sempre molto stretta e lo stesso si dica per i movimenti sociali. Autore di saggi, romanzi e brevi racconti, Pablo ha anche publicato una serie di biografie illustrate, dedicate a Filippo Tommaso Marinetti, Picasso, Ezra Pound ed altri.
Fondazione Querini Stampalia – Area Scarpa
Nel 1949 il Consiglio di Presidenza della Fondazione Querini Stampalia decise di dare inizio al restauro di alcune parti di Palazzo Querini. Manlio Dazzi, direttore della fondazione, affidò a Carlo Scarpa il compito di risistemare il piano terra ed il giardino sul retro del palazzo che si trovava in uno stato di estremo abbandono e degrado. Il progetto fu realizzato solo più di dieci anni dopo, sotto la direzione di Giuseppe Mazzariol, amico e sostenitore del maestro veneziano.

Il progetto di restauro di Scarpa parte dall'eliminazione dell'apparato decorativo ottocentesco, dal risanamento statico e conservativo delle murature, dall'accurata pulitura degli elementi architettonici esistenti per articolarsi attraverso quattro temi fondamentali: il nuovo ponte di accesso, l'ingresso, il portego ed il giardino, quattro luoghi uniti da un percorso, le cui tappe sono anticipate visualmente sin dal campiello antistante il canale, dal quale è possibile intravedere scorci dell'interno.
Il piano terra del palazzo è infatti permeabile, trasparente, ed il giardino assume il ruolo di naturale prolungamento del portego.

"L'acqua è assunta come un diaframma orizzontale che gradua le altezze obiettivamente mutate degli spazi. È in relazione a questi effetti che l'andamento di tutti i percorsi è stato orientato e svolto orizzontalmente dal canale al giardino, dalla fronte prospiciente il cancello al retro del palazzo, come un'unitaria transenna su cui la luce gioca, smaterializzando i residui plastici di ogni zona per assumerne soltanto il significato cromatico"

Giuseppe Mazzariol,
Un'opera di Carlo Scarpa: il riordino di un antico palazzo veneziano,
in "Zodiac", n. 13, 1964, p. 40.

Galleria d'Arte Maggiore – G.A.M.
La Galleria d'Arte Maggiore G.A.M. è stata fondata nel 1978 da Franco e Roberta Calarota che hanno costruito il prestigio internazionale della galleria grazie a una collezione di opere di grande qualità del XX secolo. La fliglia Alessia si è unita alla galleria diventando direttrice nel 2011 con l'obiettivo di unire la tradizione ad una nuova prospettiva. Con un approccio innovativo, le mostre presentate nella sede principale a Bologna mirano a illustrare come l'arte contemporanea scaturisca da un dialogo con l'arte moderna o già storicizzata.

Da sempre la galleria si occupa di due aspetti fondamentali del mondo dell'arte: il mercato – partecipando ad alcune delle più importanti fiere internazionali - e la promozione culturale. Da questa prospettiva si originano le collaborazioni con importanti musei ed istituzioni in Italia e all'estero (Metropolitan Museum di New York, Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, etc.), testimonianza tangibile dell'alta qualità delle opere proposte. Punto di riferimento per l'arte italiana del Novecento, la Galleria d'Arte Maggiore ha recentemente collaborato con il museo Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra per la mostra "Giorgio Morandi. Lines of Poetry", l'esposizione più completa realizzata fino ad oggi, fuori dai confini italiani, sull'arte grafica del maestro. E, solo per citare alcuni esempi, tra le varie esposizioni curate da Franco Calarota vanno ricordate la mostra "Silenzi" dedicata all'opera di Giorgio Morandi dal Museo di Palazzo Fortuny a Venezia, e "Giorgio de Chirico. Myth and Archaeology" la mostra appena inaugurata con successo alla Phillips Collection di Washington DC, all'interno dell'anno della cultura italiana negli Stati Uniti, che presenta al pubblico una preziosa selezione di sculture e lavori su carta.

Per maggiori informazioni e richieste d'intervista:
Francesca Monti t. +39 051 235843 info@maggioregam.com

Immagine: Qiu Zhijie at work, Exhibition "Blueprints", courtesy of Witte de With, Rotterdam 2012

Vernice stampa: 28 maggio 2013 – dalle 10 alle 14
Dal 29 al 31 maggio 2013 ingresso libero per stampa e accrediti Biennale
Inagurazione: 28 maggio 2013 – ore 18

Fondazione Querini Stampalia
Santa Maria Formosa
Castello 5252, 30122 Venezia
orari di apertura: da martedì a domenica 10 / 18 lunedì chiuso
Ingresso libero

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