Galleria Babuino Novecento
Roma
via del Babuino, 65
06 36003853

La camera chiara
dal 22/9/2003 al 30/9/2003

Segnalato da

ema nobile mino



approfondimenti

Rosalba Balsamo



 
calendario eventi  :: 




22/9/2003

La camera chiara

Galleria Babuino Novecento, Roma

La nuova serie di lavori che Rosalba Balsamo presenta in anteprima a Roma incarna il punto di arrivo di una ricerca artistica da sempre improntata sullo studio attento e disciplinato delle linee prospettiche e delle relazioni tra i diversi piani della rappresentazione, ma che ora si espande a nuove verifiche e, insieme, alla riscoperta del valore primigenio dell'espressione. Con un progetto espressamente concepito per lo spazio espositivo che lo ospita, l'artista ripercorre trasversalmente esperienze artistiche fondamentali.


comunicato stampa

di Rosalba Balsamo

testo di presentazione Emanuela Nobile Mino

Osservare e vivere "la camera chiara" corrisponde un po' a compiere un viaggio a ritroso nella storia dell'arte, attraverso le tappe fondamentali che ne hanno, nei secoli, decretato la svolta sul piano della definizione di valori quali l'armonia e l'equilibrio della forma rispetto allo spazio. La nuova serie di lavori che Rosalba Balsamo presenta in anteprima a Roma presso Babuino Novecento, galleria specializzata in complementi d'arredo del '900 e in design contemporaneo, incarna infatti il punto di arrivo di una ricerca artistica da sempre improntata sullo studio attento e disciplinato delle linee prospettiche e delle relazioni tra i diversi piani della rappresentazione, ma che ora si espande a nuove verifiche e, insieme, alla riscoperta del valore primigenio dell'espressione. Con un progetto espressamente concepito per lo spazio espositivo che lo ospita, l'artista ripercorre trasversalmente esperienze artistiche fondamentali, riuscendo a suggerire il legame insito tra le leggi prospettiche rinascimentali e i dettami del costruttivismo russo fino ad attualizzare le linee guida del minimalismo americano, e in particolare, la ridefinizione del rapporto tra opera d'arte - spazio - spettatore.
Nell'installazione, a metà tra l'irreale evocazione di un interno privato che ribalta totalmente l'idea di "conosciuto" (attraverso l'inserimento di quattro sculture in legno bianco laccato che simulano elementi d'arredo come una console, una lampada, un paravento e un quadro) e uno still life congelato nel tempo, il lavoro di Rosalba si impone come esperienza aperta offerta all'osservatore da vivere ed esperire secondo il proprio punto di vista e in base al percorso che naturalmente sceglie di compiere attraverso le opere.

Lo spazio della galleria, sospeso in una dimensione temporale non definita, appare così inglobato nell'installazione stessa, perdendo il proprio centro e le proprie caratterizzazioni per confarsi a regole architettoniche e percettive altre, non più dettate unicamente dalla struttura preesistente, ma reinventate di volta in volta in base alle nuove coordinate tracciate dai diversi punti di osservazione che le sculture/origami allestite in esso sono in grado di suggerire. E' proprio infatti l'esigenza di relazione continua ed imprescindibile con il luogo espositivo che ha portato l'artista ad operare un processo di razionalizzazione della propria forma espressiva e verso il progressivo annullamento del colore, per giungere ad un procedimento scultoreo che prevede l'azzeramento di connotati espliciti a favore della declinazione armonica dei piani, l'alternanza bizzarra di spigoli, l'irregolare linea dei perimetri e l'instabile cadenza delle ombre. Sebbene il risultato coincida con una serie di forme oggettivamente rigide, definite, di una pulizia ancestrale, paradossalmente il linguaggio che queste parlano appare morbido, elastico e aperto alle mille inflessioni e che, anziché stabilire una lettura perentoria ed univoca dei moduli, tende a evocarne la flessibilità e la capacità di moltiplicarsi e mutare, a seconda del rifrangersi della luce sui piani, ulteriore elemento coagulante dell'opera con lo spazio. L'uso di forme primarie, semplici che prescindono dall'ordine gerarchico delle parti, costituisce per l'artista una conditio sine qua non nell'ottica della costruzione di una dimensione a metà tra il reale e l'ideale: la simultaneità di differenti letture e percezioni dell'insieme sottintende infatti l'assemblaggio di parti autonome in grado di suggerire ognuna il proprio messaggio che accostato agli altri possa contribuire a definire l'idea di un percorso narrativo o viceversa puramente incidentale. Il percorso intellettuale di Rosalba, se da un lato è certamente intriso delle esperienze minimaliste degli anni Sessanta (in particolare permeato dei paradigmi dell'arte americana da Carl Andre a Donald Judd a Robert Morris), ha senza dubbio subito l'influenza dell'astrattismo che, negli anni '80, ha portato alcuni artisti a sviluppare un linguaggio teso a raffigurare l'emozione attraverso un accordo semantico tra slancio spirituale e trascendentale e realtà immanente.

L'esperienza di Rosalba, durata circa due anni, come assistente presso lo studio di Nunzio - artista considerato uno dei pionieri dell'astrattismo italiano degli anni Ottanta e caposaldo di un'esperienza legata alla ricerca costante dell'essenza della forma, attraverso un incessante ed istintivo processo di ridefinizione dell'equilibrio tra materia e superficie - ha decisamente contribuito ad accelerare in lei l'esigenza di strutturare il proprio lavoro in modo più sintetico e meticoloso, e a stimolare riflessioni, già in lei presenti in germe, come l'idea di recupero di un ordine ancestrale originario e l'importanza dell'armonia nell'accostamento degli elementi. E' nella ricerca dell'energia primordiale, come in quella della luce come valore pittorico variabile ed emblematico, che la poetica dell'artista sembra aver risentito la maggior influenza di questa esperienza formativa. E, se il colore, nelle opere di Nunzio, è frutto di un meccanismo della naturale metamorfosi della superficie lignea sottoposta a combustione e, allo stesso tempo, il conseguente risultato di un simbolico atto di purificazione ed è, inevitabilmente, il nero, opaco, poroso, assorbente; anche nelle opere di Rosalba, sebbene il valore cromatico si astrae nel bianco assoluto, asettico, esso è, allo stesso modo, evocatore dell'idea di purezza della materia allo stato originale. Mentre, la scelta di lavorare con il legno laccato bianco, o con il plexiglass (memore delle Crystal Structures di Robert Smithson o dei Quadri Specchianti di Pistoletto, in cui il metallo o lo specchio erano inseriti per inserire nell'opera la realtà circostante, in modo da mettere in relazione passato, presente e futuro, attraverso il riflesso casuale delle immagini) costituisce, nelle opere dell'artista napoletana, un ulteriore rafforzamento del concetto di evoluzione insito nel suo lavoro: la patina opaca e liscia assume infatti la valenza di membrana sensibile, di schermo che assorbe e cattura le diverse modulazioni della luce e se ne appropria, per restituire ogni volta una visione nuova dell'opera, strettamente legata al momento e al luogo in cui essa viene osservata e vissuta dallo spettatore. Ribadendo, così, la natura dei suoi moduli scultorei: vere e proprie proposizioni ambientali che, come formule libere, enunciano il superamento delle distinzioni tra spazio convenzionale e spazio concettuale.

Il caleidoscopio fantastico, attraverso il quale Rosalba giunge oggi a trascrivere la realtà, deriva da un cammino fatto di slittamenti di linguaggio e di esperienza. Esplorata dapprima attraverso la pittura e il disegno, la dimensione spaziale è stata indagata dall'artista inizialmente testando le potenzialità della superficie bidimensionale di rendere rappresentabili fattori quali la profondità e il movimento. Successivamente, con la realizzazione di gioielli/sculture, la sua ricerca si è spostata sul frammento tridimensionale, gestibile e manipolabile e in cui la terza dimensione, potesse affiorare lentamente e inverarsi a poco a poco direttamente tra le mani dell'artista. Ed è forse proprio, o anche, dallo studio delle forme anatomiche (che l'arte orafa implacabilmente esige per adattare le proprie opere al suo futuro fruitore) e dalla possibilità di creare inaspettate visioni all'interno di piccole porzioni di superficie (elemento distintivo dei gioielli di Rosalba, tutti giocati sulla torsione e sull'incidenza della luce) che l'artista ha sviluppato e esperito, da un lato, il controllo delle proporzioni e dei giochi luministici, dall'altro l'affabilità o l'ambiguità della materia, ai fini di rendere intenso ed estremamente soggettivo il rapporto tra le proprie opere e lo spettatore.
Emanuela Nobile Mino

Inaugurazione 23 settembre 2003 ore 19,00

NOTIZIE UTILI
Quando: Inaugurazione martedì 23 settembre 2003 ore 19,00

Per informazioni: Babuino Novecento tel. e fax: + 39.06.36003853

Orari: Lun. - Sab. 10,30-13,00/ 15,30-19,30

La mostra rimarrà aperta fino al 30 settembre 2003

Roma, Babuino Novecento - Via del Babuino, 65

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