La responsabilita' dell'occhio. Alcune ampie installazioni di oggi, edite e inedite, si incrociano con cicli storici come i Cartoni, le Tessiture, i Dripping, che dagli anni '70 lo hanno visto protagonista di un rapporto analiticamente agguerrito e poeticamente visionario con lo spazio del vedere.
“io non mi fermo molto sul piano solo intellettuale, ma mi fermo sul piano fisico, cioè la mano a un certo punto si rifiuta di fare un gesto che ha fatto troppe volte e devo scoprire un gesto diverso, un modo diverso di affrontare la superficie, di affrontare la pittura”. (Paolo Masi)
Il giorno del suo ottantesimo compleanno, l’11 maggio 2013, Paolo Masi inaugura un’ampia personale che ripercorre alcune tappe fondamentali della sua storia e ne documenta la fervida stagione recente.
Alcune ampie installazioni di oggi, edite e inedite, si incrociano con cicli storici come i Cartoni, le Tessiture, i Dripping, che dagli anni ’70 lo hanno visto protagonista di un rapporto analiticamente agguerrito e poeticamente visionario con lo spazio del vedere.
Nel corso della mostra sarà presentato un volume monografico, introdotto da un saggio di Flaminio Gualdoni e ricco di testimonianze dell’artista, edito da Gli Ori, che ricostruisce tutta la lunga vicenda artistica di Masi, dal superamento della cultura informale al ruolo di fondatore e protagonista di alcune vicende che hanno fatto di Firenze un polo attivo della pratica contemporanea internazionale: dal gruppo F/Uno negli anni ’60 a spazi di autonoma elaborazione e proposta come Zona e Base.
Scrive Gualdoni: “I fili tesi sulla parete come a tracciare grandiose archipitture liciniane, le barre d’alluminio, i plexiglas portatori del loro colore, gli specchi, i raggi luminosi d’artificio, pongono primariamente in evidenza il processo formativo, l’aspetto dell’azione, e il suo ruolo modificante in seno alla fruizione e alla concezione stessa del luogo”.
Nota biografica
Paolo Masi nasce a Firenze l’11 maggio 1933. Sin dagli anni ‘50 partecipa al dibattito sulle nuove tendenze artistiche con l’intento di attualizzare, in una prospettiva internazionale, l’ambiente artistico fiorentino. Il rifiuto dei paradigmi incombenti del formalismo classicheggiante e dell’accademismo lo porta, dopo iniziali esperienze nell’area informale e dell’astrattismo concreto, a un’attività articolata, complessa e diversificata sul piano tecnico-linguistico.
Negli anni ’60 l’attività di tipo programmatico e teorico si concretizza per Masi con la partecipazione a collettivi e gruppi, ed è sempre strettamente legata a una sperimentazione ininterrotta e continua sul modo di operare e trasformare la materia: il lavoro è per l’artista un processo in fieri, che di volta in volta si apre a nuovi approfondimenti e a nuove soluzioni.
Fondamentale è la sua partecipazione, con Lanfranco Baldi, Auro Lecci, Maurizio Nannucci, al gruppo di ricerca estetica F/Uno (1967-70), che esce dall’ambito delle contingenze localistiche, cercando riferimenti in contesti più vasti. Di questo momento sono gli interventi collettivi o a più mani, come Cromointerferenze Riflesse condotto con Baldi nel settembre 1970 a Zafferana Etnea in seno a “Interventi sulla città e nel paesaggio”. In seguito egli si dedica a pratiche analitico-riduttive, scomponendo e riorganizzando sul pavimento e sulle pareti aste di alluminio, specchi, fili o piccole stecche di plexiglas colorato, che estendono anche alla terza dimensione la ritmicità dello “spazio-colore”: esemplari sono le mostre alla Galleria Schema di Firenze nel 1972 e alla Galleria Christian Stein di Torino nel 1973.
La fase successiva coincide con il ritorno alla bidimensionalità attraverso il progetto Rilevamenti esterni - conferme interne (1974-76), che Masi sviluppa sui segni dello spazio urbano di New York utilizzando la polaroid, e contemporaneamente all'interno dello studio con le Tessiture in tela grezza cucita e i Cartoni, in cui la natura oggettiva del materiale si fa spazio pienamente e lucidamente pittorico. Tiene in questi anni mostre da Lydia Megert a Berna, d+c Mueller Roth a Stoccarda, Thomas Keller a Monaco, Primo Piano a Roma, La Polena a Genova, Ariete a Milano, Schema a Firenze, e partecipa alla Biennale di Venezia nel 1978.
Nel 1974 Masi fonda insieme a Maurizio Nannucci e Mario Mariotti un collettivo per gestire a Firenze lo spazio no profit Zona, che ha lo scopo di documentare esperienze artistiche nazionali e internazionali. Tale vicenda troverà la sua continuazione a partire dal 2000 nel collettivo Base, animato da un gruppo di artisti che vivono e operano in Toscana e aperto al dibattito più vivo sulla contemporaneità.
Nel 1980 Masi partecipa a “Kunstlerbücher” al Frankfurter Kunstverein e nel 1981 a “Erweiterte Fotografie” alla Wiener Secession, nel 1985 si tiene una personale a Firenze in Palazzo Vecchio ed è presente in “Livres d’artistes” al Centre Pompidou di Parigi, e nel 1986 partecipa alla XI Quadriennale romana.
A partire dal 1993 Masi collabora con il Centro d'Arte Spaziotempo di Firenze, e nel 2009 un’ampia mostra, ancora a Firenze, presso Frittelli arte contemporanea.
Tra le presenze degli ultimi anni si segnalano quelle in “Boom!” (Manifattura Tabacchi, Firenze, 2001); “Arte in Toscana 1945-2000” (Palazzo Strozzi, Firenze, e Palazzo Fabroni, Pistoia, 2002); in “Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980” al Museo della Permanente di Milano; con un intervento al Museo di San Marco in “Alla maniera d'oggi. Base a Firenze”, prodotta nel 2010 dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato; in “Niente da vedere tutto da vivere”, Biennale Internazionale di scultura di Carrara, 2010, e ancora nel 2011 in “Nel frattempo” a Valeggio sul Mincio, Verona.
Masi vive e lavora a Firenze.
Inaugurazione 11 maggio 2013 ore 18
Frittelli Arte Contemporanea
via Val di Marina, 15 - Firenze
orari: lunedì- sabato 10-13 15:30-19:30
Ingresso libero