Riccardo Costantini Contemporary
Chic chic chic (chck chck chck). Le figure riprodotte nei dipinti sono tutte senza testa e, oltre alla ghigliottina, non mancano altri riferimenti a strumenti di tortura o di morte: Vergini di Norimberga, mazze ferrate e altro ancora.
a cura di Maria Cristina Strati
Avviso alle fashion victims: il titolo di questa mostra, Chic chic chic (chck chck chck), ha poco a che fare con il mondo della moda, dei vari trends e delle insalate bionde . Lungi dal configurarsi come un invito ad assaporare il fascino discreto della borghesia, il titolo scelto da Ubay Murillo per la sua prima mostra personale a Torino si ispira al nome di una punk rock band e rimanda, in modo ironico e onomatopeico, al suono procurato dalla lama di una ghigliottina nell’atto di calare la lama sul collo di un condannato. E tagliare.
Le figure riprodotte nei dipinti a olio di Murillo sono infatti tutte senza testa, spesso anche senza corpo, e, oltre alla ghigliottina, non mancano in mostra altri riferimenti a strumenti di tortura o di morte: Vergini di Norimberga (o Iron Maiden, con altro richiamo musicale implicito), mazze ferrate e altro ancora.
Attenzione ancora una volta, però: il tema non è soltanto la moda, ma nemmeno il Barone von Masoch. Il riferimento è, molto più concretamente, all’attuale situazione sociopolitica, in Spagna (paese natale di Murillo) in particolare, e in tutta Europa.
Il rimando alla tortura e alla pena capitale è ovviamente ironico, ma nel senso che Pirandello dava al termine ironia: evoca cioè lo studiato conflitto tra l’apparenza dell’opera e il suo contenuto tragico. Scegliendo i propri soggetti e gli stilemi con cui riprodurli, Murillo crea infatti uno spazio di tensione emotiva e concettuale che ambisce a dar luogo a discussione, dialogo, riflessione, prima ancora che mettere punti fermi, o formulare tesi iderogabili.
Ubay Murillo nasce a Santa Cruz de Tenerife, Isole Canarie, nel 1978. È un artista giovane, ma con alle spalle un’intensa carriera espositiva a livello internazionale, che ha portato già alcune volte in Italia il suo lavoro.
I lavori presentati in questa mostra appartengono a due diverse serie: i dipinti e i collages.
I collages sono realizzati componendo tra loro strisce di carta tratte cataloghi di case di moda come Diesel o Naf Naf o riviste di moda come Elle, Vogue o Harpers Bazaar. Per quanto concerne la pittura, Murillo presenta invece alcune tele di medie e grandi dimensioni, tutte, come dicevamo – e qui sta il senso della ghigliottina - aventi come soggetto personaggi privati della testa. In entrambi i casi, la poetica che anima le opere ha a che fare con l’atto del tagliare o strappare. Tutto sempre si gioca puntando a un risultato elegante, attento alle proporzioni, alle luci, alle alchimie cromatiche e compositive: ma anche se il lavoro appare esteticamente appagante, i soggetti e i temi hanno in sé qualcosa di inquietante.
I lavori di Murillo s’iscrivono infatti nello spazio di tensione che esiste tra il soggetto consapevole e la dimensione storica e sociale all’interno della quale egli si trova. Se ai suoi tempi Picasso poteva sostenere in un noto aforisma che “la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti, ma è uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico”, oggi forse i tempi sono cambiati, e la pittura, pur sempre esprimendo una tensione interna molto profonda, si gioca e si libera in superficie per il mezzo dell’ironia, dell’eleganza formale, della leggerezza.
(dal testo di Maria Cristina Strati)
Inaugurazione giovedì 16 maggio ore 18.30
Riccardo Costantini Contemporary
via della Rocca, 6/b – Torino
Orario: da martedì a sabato ore 11.00 – 19.00. Domenica e lunedì chiuso