La seconda edizione propone 180 incontri in 70 luoghi della citta', dal centro alle periferie: incontri, dibattiti, parole, suoni, voci e corpi. La letteratura come incontro, dialogo, discussione, riflessione, incanto, come "sintesi organica dell'anima e del pensiero d'un popolo".
Dopo il successo del Primo Festival della Letteratura a Milano (6-10 giugno 2012) stiamo costruendo il Festival della Letteratura di Milano 2013 (5-9 giugno)
La filosofia sarà sempre la stessa, protagonisti saremo ancora tutti noi, la gente che legge e quella che scrive, coloro che raccontano con la penna, con la voce, col corpo e, naturalmente, tutti quelli che avranno voglia di ascoltare.
I numeri della passata edizione:
5 giorni di eventi diffusi in 33 luoghi di incontro sparsi in tutta la città per un totale di 87 eventi legati alla Cultura, nella sua più ampia accezione
30 case editrici partecipanti, 20 associazioni culturali, 100 scrittori, 48 tra musicisti, attori e danzatori
7 giornalisti impegnati direttamente sul campo, 6 docenti universitari, 1 magistrato, 1 sociologo
1 gruppo di book bloggers, 5 pubblicazioni specializzate
7 film, 3 mostre, 4 reading poetici indoor e 4 a cielo aperto, 2 passeggiate con l’autore e 1 passeggiata poetica
3 concerti, 5 spettacoli teatrali, 1 gioco intorno alle parole destinato ai bambini e 1 destinato agli adulti
circa 200 volontari impegnati a vario titolo nell’organizzazione, pressappoco 4.000 presenze reali di pubblico
Tutto ciò è avvenuto senza un (1) soldo di contributo da parte di chicchessia (quindi senza neppure il supporto promozionale tradizionale), contando soltanto sulla caparbia determinazione di ognuno degli organizzatori, dei volontari, dei partecipanti e persino del pubblico, che tanto ha contribuito a diffondere le diverse iniziative.
Alla chiusura della scorsa edizione è stata inaugurata la Fabbrica del Festival, l’opificio virtuale delle idee in libera circolazione che lavora con le splendide sinergie nate tra artisti, scrittori, luoghi e case editrici. Dallo scorso giugno abbiamo continuato a organizzare eventi, serate e incontri e altri ne proporremo per arrivare all’edizione 2013 con un bagaglio tutto nuovo di esperienze ed entusiasmo.
Per farvi un’idea di quanto è accaduto al Primo Festival della Letteratura a Milano vistate la sezione “Racconti dal festival 2012” sul blog.
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di Milton Fernàndez
Una delle cose più noiose continua ad essere quella di dover raccontare il perché. Che ci viene chiesto ancora, nonostante un’edizione già passata (novanta eventi di notevole qualità, quaranta luoghi diversi della città, quattrocento volontari, circa quattromila presenze nell’arco di cinque giorni, ecc ecc).
Nonostante una volontà di partecipazione che da allora non ha fatto che crescere fino a conformare quella odierna – dal 5 al 9 Giugno – che raddoppierà in numeri e in contenuti quella iniziale. Fatta, per la seconda volta, senza un soldo di contributo pubblico. Senza l’appoggio di potenti fondazioni o di grandi gruppi editoriali. Quelli che impongono da sempre il bello e il cattivo tempo in un ambito nel quale si fatica sempre di più a distinguere il pubblico dal privato.
Una domanda posta soprattutto da parte delle istituzioni, le più restie a capire un messaggio che invece si è pian piano fatto strada tra il sentire comune che pulsa al di fuori delle loro austere mura. L’idea che la cultura sia un patrimonio comune, alla stregua dell’acqua, o dell’aria cherespiriamo. Che sia un nostro dovere batterci per preservarla.
Per questo ci siamo messi in marcia, un giorno, quasi due anni fa. Un pugno di persone convinte che nelle ventate d’aria nuova che spazzavano finalmente i miasmi della città ci dovesse essere la nostra spalla, a dar man forte a una stagione che si preannunciava diversa. E lo abbiamo fatto seguendo, quasi inconsapevolmente, una parola d’ordine che s’era messa in moto tra tutti coloro che quell’aria nuova recepivano con sollievo.
“La speranza è un dovere”, diceva Borges. “Alle volte arduo, ma sempre un dovere”.
In occasione di una cena di autofinanziamento, durante la campagna elettorale, qualcuno aveva regalato al futuro sindaco Giuliano Pisapia il libro Indignatevi, di Stephen Hessel, che spopolava allora tra le sinistre di mezza Europa. Pisapia disse allora: “Condivido, ma io preferisco un altro termine: partecipate”.
Ecco perché, noi, che oltre a tante altre cose, siamo gente di parola, abbiamo messo mano all’opera. Ecco perché è nato il Festival della Letteratura di Milano. Ecco perché continua a nascere nonostante gli ostacoli: l’elitismo (aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, anche quando si traveste da radical-chic), la proverbiale sordità delle istituzioni, l’ostilità dei burocrati che vedono come una minaccia alla stabilità della propria poltrona la capacità di auto gestione dei cittadini, la diffidenza generale degli uni e degli altri verso un fenomeno senza bandiere di appartenenza che rischia di palesare la loro nudità, la crisi internazionale, i buchi di bilancio…
Per fortuna o per arte, per una di quelle magie con cui la società civile ogni tanto decide di sorprenderci, nuove energie si sono aggiunte alle precedenti: parlo del Settore Biblioteche del Comune di Milano, della Società Umanitaria, dei circoli Arci, e tanti altri.
Con la cultura non si mangia, diceva qualcuno. Abbiamo imparato strada facendo – noi, per i quali quella frase costituisce una baggianata – che è comunque un ottimo modo di mantenere la linea.
In questi giorni stiamo chiudendo – idealmente – un calendario che di sicuro continuerà a crescere e ad arricchirsi. La mole di lavoro nella gestione di centoquaranta eventi (tanti sono quelli finora programmati) rischia di sopraffarci. Quest’ultimo anno dilavoro senza sosta comincia a lasciare i segni.
Al punto che ogni tanto ce la facciamo anche noi quella domanda: chi ce l’ha fatto fare?
Dura un attimo. Poi ci guardiamo intorno, o usciamo per strada, oppure leggiamo la scheda dell’ultimo autore che ci propone una presentazione del suo libro e ci diciamo che, dopotutto, il gioco continua a valere la candela. Che la Cultura che auspichiamo, in cui crediamo, è fatta anche di questo. Del rispetto verso la parola data, verso le promesse fatte, verso gli impegni presi.
In questi giorni stiamo studiando diversi mezzi di autofinanziamento. Non per pagare gettoni di presenza di diecimila euro all’autore di punta, com’è d’uso nelle kermesse letterarie che imperversano in lungo e in largo nel paese, ma per poter rimborsare almeno il biglietto ferroviario a degli scrittori, o degli artisti, che in ogni modo hanno confermato la loro presenza. Per poter invitare altri, che quel biglietto non sono in grado di pagarselo, e che rappresentano spesso il meglio che la propria generazione ha prodotto in materia letteraria.
Ci è stato da sempre qualcosa di folle in quest’avventura. Mi capita anche di provare del rimorso verso le persone che ho coinvolto, e che da allora non vivono che per questo. Ma credo fosse Calvino che diceva che la letteratura può vivere soltanto se si pone degli obbiettivi smisurati.
Per quanto mi riguarda, e nonostante le difficoltà (la fatica, i rimorsi), vado orgoglioso di questa nostra capacità di resistere alle avversità. Di non farci prendere per fame, come forse in molti si sono auspicati. Di continuare ad essere caparbi e creativi, in attesa che cambi il vento.
In questo stiamo.
Organizzazione e Ufficio Stampa
Cristiana Zamparo, Mariagiulia Bertolini
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Mob 3486920606
Il programma completo è sul sito.
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