Fisionomie della parola. Nell'ambito della rassegna IN(SIDE) Dentro l'uomo, dentro la societa', a cura di Daniela Giordi, la mostra presenta 22 ritratti fotografici di poeti gia' riprodotti nel volume "Ritratti della poesia".
A cura di Daniela Giordi
Testo critico di Fabrizio Bonci e Daniela Giordi
"Le mie preferenze, però, andavano alle antologie …
perché c'erano le fotografie dei diversi autori, e queste
fotografie accendevano l'immaginazione non meno dei
versi stessi"
Josif Brodskij, Fuga da Bisanzio
Nell'ambito della rassegna IN(SIDE) Dentro l'uomo, dentro la società, a cura di Daniela Giordi, la mostra Fisionomie della parola di Guglielmina Otter presenta ventidue dei settantaquattro ritratti fotografici di poeti già riprodotti nel volume "Ritratti della poesia" (Quaderni del Circolo degli Artisti, Faenza 1998) che offriva allo sguardo del lettore la pleiade della poesia italiana contemporanea: Luzi, Spaziani, Scialoja, Giudici, Bellezza… Opera, tuttavia, non animata da un intento celebrativo, quella della Otter, ma piuttosto opera di esplorazione di quel territorio di confine dell'arte che è il ritratto del poeta. Territorio che si situa nello iato mai interamente colmato, e forse incolmabile, almeno nella tradizione culturale occidentale, che esiste tra corpo e anima, tra carne e spirito, tra parola e immagine, tra il volto del poeta, che, se vogliamo, è già immagine, prima ancora di essere immagine fotografica, e quel dietro, quel dentro e quell'oltre che sono i suoi versi. Territorio, dunque, di una ricerca estrema che porta al limite le possibilità del mezzo fotografico, nel tentativo di raffigurare e di definire una fisionomia che non può essere raffigurata e che resta indefinibile in quanto fisionomia, sottraendosi al domino della physis, del naturale, per collocarsi in quello dello spirituale, o più propriamente nel dominio della poesia, di cui la Otter, nella geografia corporea dei lineamenti e delle espressioni dei volti, cerca nondimeno di rintracciare i segni segreti.
E, in qualche modo, ritroviamo i segni, ma vorremmo dire le stigmate, della poesia in un lavoro della Otter che affianca i ritratti di poeti contemporanei. E' un altro ritratto di poeta, che però non dobbiamo alla Otter, ma allo psichiatra Carlo Pariani, che eseguì lo scatto nel 1928. E' il Campana di Castelpulci, smarrito per sempre - al contrario della Merini, raffigurata in uno dei ritratti della mostra - nel labirinto dell'istituzione manicomiale, con lo sguardo fisso sull'ombra del Minotauro che già si proietta su di lui. La Otter, in questa opera, che si intitola L'osservatorio - un sogno tardivo, così è che piace al mondo, inserisce il ritratto di Campana nell'ovale di una seditoia di gabinetto. Un calice sacrificale dipinto contiene il volto gonfio e invecchiato del poeta, come apparve a Pariani dopo dieci anni di internamento. Verità indubitabile e amara, questa che ci rammenta la Otter, che i veri compagni della poesia non sono la fama e l'immortalità, ma la morte e la dissoluzione. (Fabrizio Bonci e Daniela Giordi)
Guglielmina Otter, nata a Roma, vive e lavora a Torino. Dopo aver completato due cicli di studi artistici all'Accademia Albertina, ha seguito la sua vocazione d'artista occupandosi degli interessi che ne costituiscono il tessuto. La sua attività, intensa e multiforme, è stata "privata" sino al 1991, anno in cui con il Premio Michetti ha stabilito di organizzare pubblicamente il suo lavoro. Tra le sue mostre: Energeia (Pescara 1991-1992), Navis in fabula (Aquila 1992; Spoleto 1992-1993), L'ambiguità messa a fuoco (Roma 1995), Tre biennali internazionali della fotografia (Venezia 1998, 2000, 2002), Poesia del Novecento italiano, Museo Lev Tolstoj (Mosca 2012). Tra le sue pubblicazioni: Navis in fabula (1992), L'ambiguità messa a fuoco (1995), Ritratti della poesia: i visi comunicanti (1998), Gli occhi della bambina e l'eclisse (Faenza 2000).
Inaugurazione 6 giugno ore 18
Galleria Oblom
via Baretti, 28 - Torino
Orario: mart-ven 16-20
Ingresso libero