Tra Le Pieghe. Sculture, istallazioni e disegni che interagiscono attraverso la bianca superficie, sinuosa e fredda, della termoformatura, su cui talvolta si inserisce il nero della grafite, con un'unica interruzione accidentale di una piega rossa.
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Co-curata da Laura Gowen e Alessandra Anzini
"Quel Piegare è Amor, Quell’é Natura"
(Dante, La Divina Commedia. Purgatorio, Canto XVIII)
Gowen Contemporary è lieta di annunciare la prima mostra dell’artista italiano Gino Sabatini Odoardi in Svizzera. La Mostra, co-curata da Laura Gowen e Alessandra Anzini, presenta i lavori recenti di Sabatini Odoardi, composti da sculture, istallazioni e disegni che interagiscono attraverso la bianca superficie, sinuosa e fredda, della termoformatura, su cui talvolta si inserisce il nero della grafite, con un’unica interruzione accidentale di una piega rossa.
Questi ultimi lavori sono la chiave di volta di un percorso di anni, in cui le esperienze accanto ad artisti come Fabio Mauri e Jannis Kounellis, e le costanti letture critiche, si traducono in segni in trasformazione, mutazioni di stili, sino a raggiungere e ad appropriarsi del procedimento materico della termoformatura in polistirene, che lo renderà artista maturo, con un linguaggio unico nel panorama italiano e internazionale. Questa tecnica parte venti anni fa dai ‘’sottovuoti’’, realizzati con plastiche trasparenti, che permettevano l’ibernazione dell’oggetto. La termoformatura consente all’artista di annullare ‘’il rumore retinico’’ dei colori dovuto alla trasparenza, utilizzando fogli di polistirene bianchi, neri o rossi. Il lavoro si sviluppa in tre fasi: riscaldamento della plastica mediante resistenze ad alte temperature, unione dell’oggetto con il polistirene allo stato elastico mediante sottrazione dell’aria e raffreddamento che imprigiona l’oggetto in maniera definitiva sotto la plastica divenuta irrimediabilmente rigida. Si tratta di un percorso interamente manuale, in cui la scultura inizia a prendere forma visivamente piano piano, con gesti che non permettono repliche o ripensamenti. L’oggetto nascosto e rivelato dalle termoformature, è bloccato e al contempo rivitalizzato, nella costante tensione di liberarsi per tornare al mondo. Ambizione sottile e continua dell’arte di Sabatini Odoardi: strappare più cose possibili all’oblio, di cui ha un sacro e dichiarato orrore.
La raffinatezza e la palpabile morbidezza formale, la sensibilità estetica di chiara matrice classica di Sabatini Odoardi si pongono in sorprendente contrasto con la tematica provocatoria e dissacratoria della sua opera. Il terreno su cui ci muoviamo sembra slittare continuamente sotto i nostri piedi. Proprio questa è, infatti, l’intenzione di Sabatini Odoardi: insinuare il dubbio, rimettere in discussione la realtà, rompere gli equilibri su cui poggia la nostra cultura, scardinandone le sicurezze, in un continuo rimando senza risposta. Bersaglio della sua opera è il pensiero tradizionale e il modo di porsi dell’uomo, nel continuo bisogno di conferme di fronte all’inconoscibilità del mondo. Le antitesi morte-vita, Dio-agnosticismo attraversano trasversalmente gran parte della sua opera, spesso in bilico tra il sacro e il profano. La ripetizione diventa rituale, sfida. L’idea seriale, modulare, amplifica, in una strategia ossessiva e seduttiva al tempo stesso, discorsi e ritmi. E’ il caso delle grandi istallazioni, come Perdersi Dentro un Bicchiere d’Acqua, 2001, Si Beve Tutto Ciò Che Si Scrive 2002, o Senza Titolo, 2013, presente in mostra. In quest’opera 21 stracci ‘’sublimati’’, plasmati a mano singolarmente, non vincolati da nessun oggetto, creano un gioco ritmico e modulare, rotto da un vuoto, un drappo indisciplinato, che si sottrae alla consuetudine e si depone a terra, sfugge alla regola dell’armonia.
Le opere presentate in questa mostra, si affrancano dalla precedente simbologia, palesemente dissacratoria dell’ordine culturale e religioso precostituito, e raccontano segni e concetti, da sempre appartenuti all’arte di Sabatini Odoardi, assoluti e universali. Pieghe e panneggio si animano e in alcuni casi celano tracce e segni che coincidono con gli elementi essenziali della percezione, quali luce/ombra, bianco/nero, dentro/fuori. Panneggi che nelle loro infinite combinazioni, raccontano gli innumerevoli risvolti della vita, dove niente è chiaro e rivelato. E questo concetto si materializza nei disegni nascosti e irrimediabilmente negati tra le pieghe della serie di sculture Senza Titolo, 2013, nella “cripta” della galleria, che esistono esclusivamente nella loro percezione di ignoto.
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Curated by Laura Gowen e Alessandra Anzini
Tra Le Pieghe (Between the Folds)
"Quel Piegare è Amor, Quell’é Natura"
(Dante, La Divina Commedia. Purgatorio, Canto XVIII)
Gowen Contemporary is delighted to announce the first individual exhibition in Switzerland by the Italian artist Gino Sabatini Odoardi.
The exhibition, co-organised by Laura Gowen and Alessandra Anzini, presents the artist’s most recent works: sculptures, installations
and drawings that interact through the white, sinuous and cold surface of thermoforming, on which a black pencil line sometimes
appears and which is ‘accidentally’ cut off by a red fold.
These last works are the fruit of research carried out over many years, spent alongside artists such as Fabio Mauri, Jannis Kounellis,
and Carmelo Bene and fuelled by countless critical reading. Sabatini Odoardi’s language has evolved, as the style changes, until
appropriating the technique of thermoforming polystyrene that makes him a mature artist with a unique mode of expression in the Italian
and international art world. This technique derives directly from ‘sottovuoti' (‘under vacuum’) that the artist conceived twenty years ago in
transparent plastic and enabled the hibernation of certain objects for him. Thermoforming enables the artist to cancel out the ‘retinal
noise' of colours caused by transparency, by using white, black or red polystyrene. The work takes place in three phases: the heating of
the plastic material by rising temperatures, the union of the object with the polystyrene in its elastic form through the aspiration of the air
and the cooling that imprisons the object in an irreparably solid state. This process is completely manual, the sculpture takes shape
slowly, thanks to unique and precise gestures that cannot be replicated or rethought. The object hidden and revealed by this
thermoforming process is blocked and revitalised at the same time, in its constant tension to return to the world. A constant ambition in
Sabatini Odoardi’s art: to wrench away as much as possible from oblivion that he abhors.
Combining refinement and a tactile smooth design, Sabatini Odoardi’s aesthetic sensitivity is in stark contrast with his provocative and
sacrilegious themes. The ground seems to constantly slide beneath us for his intention is clear: to awaken doubt, to question reality, to
upset the balance on which our culture is founded, in a game of confrontation without an answer. Targets to his attacks, traditional
thinking and the constant need of human beings to be reassured faced with the unknown. Life and death, God and agnosticism
antitheses have a transversal presence in his work at the boundary between the sacred and the profane. Repetition becomes ritual,
defiance, and the modular form as well as in series amplifies and strengthens message and rhythms, with an obsessional and seductive
strategy. This is the case with his large installations, such as Perdersi Dentro un Bicchiere d’Acqua (‘To Get Lost In a Glass of Water’),
2001, Si Beve Tutto Ciò Che Si Scrive (‘We Drink All That We Write’), 2002 and Senza Titolo (‘Untitled’), 2013, as part of the exhibition.
The 21 ‘’sublimated,’’ individually hand-moulded rags in this installation are not related to an object and create rhythmic and modular
play, broken by a single space: a ruthless sheet deposited on the ground, that breaks with the norm and the rule of harmony.
The works presented in this exhibition stand out from the artist’s previous symbolism, openly oppositional to the pre-established cultural
and religious order to retell absolute and universal signs and concepts. Folds and hangings come alive and, in some cases, conceal
traces and signs that coincide with essential elements of perception like light/obscurity, white/black and inside/outside. The hangings, in
their infinite range of combinations, narrate aspects of life where nothing is clear and revealed. This concept materialises in drawings
that the artist hides in the folds of the series of sculptures Senza Titolo (Trad.: No Title), 2013, in the gallery "crypt,” drawings that only
exist in their perception of the unknown.
Vernissage: jeudi 6 june 2013, 18.00-20.00
Gowen Contemporary
4 rue Jean-Calvin, Geneve
+41(0)22 700 30 68
www.gowencontemporary.com
info@gowencontemporary.com
Free Admission