Le sue tele da sempre raccontano un 'sud' del mondo in cui la passione, la tensione emozionale, la commozione convivono con spaesamenti visionari, silhouette grottesche, santi plebei e angeli partoriti da vaneggiamenti popolari.
Fin dai suoi esordi, l'opera pittorica di Benedetto Di Francesco vive
un'originalità espressiva ben riconoscibile e d'innegabile, e coraggiosa,
controtendenza.
Le sue tele da sempre raccontano un 'sud' del mondo in cui la passione, la
tensione emozionale, la commozione convivono con spaesamenti visionari,
silhouette grottesche, santi plebei e angeli partoriti da vaneggiamenti
popolari.
I personaggi rappresentati, incastonati, sospesi, tra neofigurazione e
lividezza, sono delle vere e proprie maschere dell'Opera dei Pupi e danno vita a
una sorta di metanarrazione di grande impatto scenografico.
E' teatro, ciò che Di Francesco rappresenta. Teatro di esistenze spesso allo
sbaraglio, allo sbando, oppure di anime incarnate nella loro solitudine o
profili d'interpreti della Commedia dell'Arte, i quali, tramite l'ironia di un
gesto o di una posa, scherniscono quella società di cui sono le risultanze
imprescindibili e tragiche.
Ciò che a prima vista parrebbe invenzione, arabesco, 'evasione' fabulatoria e
surreale, diviene, invece, imperitura condanna temporale. Una condanna, di
reazione, che si perpetua oltre le scansioni epocali e oltre i vortici della
storia. Una lunga litania, un lungo canto dell'uomo e delle sue fragili
sembianze. Del resto sonorità testimoniate con innegabile forza e ricercata
costruzione.
In effetti la pittura di Benedetto Di Francesco, oltremodo calda e vissuta, ama
indugiare sul particolare, sulla pennellata d'esperienza, sulle sedimentazioni
delle stesure, delle campiture, delle velature.
I quadri di questo giovane, ma già riconosciuto artista, racchiudono una matrice
tecnico-formale innegabilmente figlia della nostra tradizione italica,
mediterranea, latina. Anche per questo il lavoro di Benedetto Di Francesco
acquista importanza. Un'importanza, da molti definita 'barocca', naturalmente
nell'accezione positiva del termine, che sacralizza l'opera e ancora la eleva.
In effetti, nel mondo della globalizzazione, dell'omologazione, della
centrifugazione, ogni riconoscibilità è fondamentale per sancire
un'appartenenza, per ribadirla, per sostenere un'identità , che poi diviene
tabernacolo esclusivo della memoria e del sapere.
Ideazione: Italo Bergantini
Catalogo: Romberg Edizioni (pubblicazione prevista gennaio 2004)
Testo critico: Gian Ruggero Manzoni
Intervista: Simone Bergantini
Inaugurazione: Sabato 25 ottobre 2003, ore 17.00
ROMBERG Arte Contemporanea - Via San Carlo da Sezze n.18 - 04100 LATINA
Orario: 10,00/13,00 - 16,00/19,30
Ufficio Stampa Agata Mangiapelo