Le trasparenze del sensibile. Artisti dalla poetica pura e dal gesto istintivo che si affrontano e si scontrano fino a interagire con il fruitore.
A cura di Martina Corbetta
Le trasparenze del sensibile è una bipersonale d'arte contemporanea che pone in rapporto due artisti Katia Dilella e Andrea Greco. Artisti dalla poetica pura e dal gesto istintivo che si affrontano e si scontrano fino a interagire con il fruitore, il quale, si trova ben presto a diretto contatto con il sentimento dell'opera. Dilella e Greco si confrontano in uno stesso spazio dando la possibilità allo spettatore di vivere la loro sensibilità e di poter, con essi, condividere i loro ricordi.
Katia Dilella ci accompagna in spazi e luoghi che non sono altro che i soggetti dei suoi dipinti, all'interno dei quali abbandoniamo la nostra memoria. Dilella inizia il suo percorso artistico affrontando sulla tela paesaggi metropolitani, dal tratto deciso e dal contrasto cromatico ben definito, per giungere all'attuale arte decisamente più delicata e intima. Dilella abbandona la pittura urbana, netta e ferma, e si dirige verso la pittura di ambienti quotidiani, sfumati e leggeri. I vecchi paesaggi urbani sono scorci di vita di tutti i giorni in cui il passaggio, attraverso il movimento e lo spostamento, ne è, paradossalmente, il punto fermo della poetica. Al contrario, i nuovi spazi sono angoli quotidiani in cui la fermezza di questi ambienti a noi cari ci sospende e ci rievoca intimi ricordi. Dilella focalizza ora l'attenzione sui dettagli di una pittura domestica, apparentemente banale, ma che è capace di una forza intrinseca e profonda tale da coinvolgere ciascuno di noi. Prima e dopo, città ed interni, nell'arte di Dilella, assumono una differente espressione che è il risultato di un continuum pittorico tenace e intenso. Scorci di vita quotidiana sono i luoghi delle emozioni più profonde, quelle emozioni che rientrano nella nostra intimità. Passato, presente e futuro hanno luogo in questi ambienti che si chiudono attraverso silenziose mura e che racchiudono i segreti delle nostre vite. Non c'è ambientazione rigida, c'è semplicità fatta di particolari appartenenti a chiunque, particolari che prendono vita attraverso le nostre storie. Il colore di Dilella si alleggerisce, sfumature dolci e diffuse conferiscono immediata dolcezza.
Dissolvenza d'immagine, come la polvere che si posa sugli oggetti delle nostre case. Esigenza visiva è quella di raffinare con eleganza la tecnica, estremizzando e minimizzando, riducendo all'essenziale il nostro oggetto-soggetto. La linea diventa continua, diventa ritmo attraverso un segno che non si spezza mai. Possiamo passare visivamente da una tela all'altra come aprendo le porte di una stanza: entriamo, ci fermiamo e/o proseguiamo in altre stanze. L'impatto iniziale, spesso, è quello di sentire le opere di Dilella nostalgiche e malinconiche, sensazioni possibili, ma non obbligatorie, non dobbiamo fermarci al primo sentimento, dobbiamo provare a superare il primo schermo per sentire che, al contrario, sono opere ricche e cariche di tutti quelle belle cose del nostro più intimo quotidiano. Da sempre Dilella rifiuta uno stile di pittura provocatorio cercando, al contrario, di perseguire uno scopo ben preciso: educare l’osservatore ad una visione più attenta, sentita, quasi spirituale affinché esso sia coinvolto appieno emotivamente e positivamente.
Andrea Greco, concentrato in una pittura informale alle volte materica, è osservatore dell'uomo contemporaneo, in particolare del suo pensiero e delle sue emozioni. Prova ad ascoltare gli stati d'animo altrui cercando in essi ispirazione e suggerimenti per i suoi quadri. Riflette sulla diffusa superficialità attuale e spinge verso una nuova direzione, quella della poesia e del sentimento capaci di colpire l'animo umano e di ottenere positività e concretezza. Pittura informale è da sempre linguaggio di Greco, il quale sostiene essere il suo miglior mezzo per catalizzare l'attenzione dello spettatore. Si esprime sempre attraverso un rigoroso equilibrio tra materiali e colori, lasciandoci ad una piacevole visione. L'artista ama pensare le sue opere come romantiche metafore appese ad una parete, come se il muro verticale fosse la nostra capacità di pensare e di riflettere. La serie Anche i fiori piangono, ha dato vita a bouquet dall'animo gentile, dai sentimenti profondi e dalle emozioni indiscusse. Emozioni, che difronte a un fiore, a un mazzo di fiori, ciascuno di noi è portato a rievocare nella memoria in un preciso istante. Bouquet, prima completamente abbandonati a spazi senza definizione, ora, sono inseriti in contesti spaziali, qualche volta evidenti e qualche altra volta percepibili. Spazi che sono il risultato di sovrapposizioni di piani strutturati e disegnati da linee. Linee gioco come messaggi subliminali: i fiori sono chiusi in ambienti che non gli appartengono, o fiori che non appartengono a quelli spazi, metafora di una società per l'artista scorretta, capace di chiuderti e di farti sentire in bilico. Anche i fiori piangono, come gli esseri viventi, lo fanno in silenzio lasciandoci la percezione si un timido suono che si presenta materialmente sotto il profilo di rugiada.
Martina Corbetta
Inaugurazione 15 giugno ore 18.30
Spazio Obiettivo Brianza
Piazza Monsignor Biella, 8 - Seregno (MB)