Oratorio della Passione
Milano
p.zza S. Ambrogio, 15 (Basilica di S. Ambrogio)
02 86450895

Fabrizio Bergamo
dal 19/6/2013 al 12/7/2013
merc-ven 10.30-19, sab e dom 11-18
339 5047843

Segnalato da

Caterina Moretti




 
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19/6/2013

Fabrizio Bergamo

Oratorio della Passione, Milano

Volti. Personale di fotografia. Persone, artisti e fiori, questi ultimi vissuti come aspetto gentile della vita. Ritratti e cornici scure, legnose, antiche, a racchiudere un nero profondo.


comunicato stampa

a cura di Mario Giusti

Nell’epoca in cui tutto è talmente da vedere che ha stancato tutti, fare il fotografo di professione è una vera avventura. Se poi, anche per superare il limite della ripetitività professionale si sceglie la strada dell’arte, tutto si complica. Come un viaggio in Africa nell’800: il pericolo è perdersi o annegare, ma nel mare delle banalità. La democrazia dell’immagine, il suo realizzarsi di massa attraverso la tecnologia ed i contenitori di performance caserecce, i social network, ha stroncato la cultura del vedere quasi irrimediabilmente: infatti la tendenza è al peggio. Poi, un bel giorno, ti capita di inciampare in quegli strani casi di redenzione affidata all’arte, che l’uomo riesce ad inventarsi nei momenti più bui e difficili del suo percorso sulla terra: ne avevamo già avuto un assaggio con i dieci ritratti presenti a dicembre, c/o la galleria HQ-HEADQUARTER a Milano, nella collettiva PICKS, IN-COMPLETO. Davanti alla sua “quadreria” indemoniata, scossa da assenza di ordine e linearità, sembrava di vivere un’originale descrizione dell’istante. Per dirla con Vladimir Jankélevich: “… Il tempo come istante è occasione di creazione conoscitiva, morale, ed artistica.” Sintesi perfetta della ricerca di Fabrizio Bergamo per creare l’enciclopedia dei volti, dal dolore per antonomasia della Sindone ai ritratti di avventurosi interpreti dell’arte fino alla gente qualunque dove lui ha trovato la scintilla: il carattere multiforme e plurivalente della realtà. Ora, finalmente, tutti potranno provare quella strana sensazione che ti cattura quando incontri dal vivo i Volti di Fabrizio Bergamo fotografo, nella sua personale, dal 20 giugno al 13 luglio 2013, presso l'ANTICO ORATORIO DELLA PASSIONE DI S. AMBROGIO, in Milano. Vedremo una quarantina di opere.

Persone, artisti e fiori, questi ultimi vissuti come volto gentile della vita. Ritratti, dunque e cornici scure, legnose, materiche, antiche, a racchiudere un nero profondo. Non un colore, si badi bene, piuttosto una dimensione che, mano a mano ti avvicini, prende forma nei giochi dell’ombra, acquisisce quella tridimensionalità che solo l’intenso magico di un ritratto si porta dietro. Allora non capisci più cosa hai davanti, se una citazione pittorica straordinaria, quasi la rinascita di un caravaggismo contemporaneo o… cosa? E qui succede il fatto straordinario: il ritratto ti rapisce, quel che non vedi perché nascosto dall’uso sapiente degli scuri, ti arriva come intuizione o stimolo visivo fantastico. Gli occhi funzionano come se odorassero, sentissero, toccassero e formassero una visione sensoria, magica. Bergamo ci prende per mano e ci porta nella sua dimensione, dove l’oscurità è illuminata, dove l’eterno sacro ed il profano si incontrano. Al centro, nell’antica abside ci sarà una grande installazione dedicata alla Sindone che qui, più che sacra, sarà umana, in quanto usata come simbolo della raffigurazione del dolore umano. Certamente più interessante della lotta per l’affermazione della sua veridicità. Poi gli scatti/quadro fra cui troneggia quell’immagine iconica riecheggiante un maligno antico e moderno, una novella Simpathy for the Devil con una semplice scapigliatura come traccia iconica delle leggende… Si intuisce il lavoro che l’artista sta facendo sulla trasfigurazione simbolica dell’uomo, prendendo spunto, appunto, anche dalla sacra Sindone.

Talmente curioso da creare un rapporto formale e narrativo, non un conflitto: è l’incontro del bene ed il male non come nemici ma come parti della natura umana. Tra gli altri ritratti, anche i pittori Tom Porta e Alessandro Spadari, il musicista Eugenio Finardi. Tutto il lavoro drammatico sulla luce che ha fatto Bergamo ci porta a vedere una sintonia con l’opera del Merisi da Caravaggio. C’è un combinato fisico ed emotivo che, grazie anche all’originale procedimento di creazione delle sue opere, conferisce loro una vera unicità. Un procedimento che parte dalla pinhole digital art, ma ne dilata le potenzialità fino ai suoi estremi confini. L'opera prende vita attraverso un lento processo di nascita, quasi un incedere alchemico, che inizia con la ripresa del soggetto con la tecnica stenopeica, a coglierne la verità e l'essenza ultima, e prosegue con la stampa in digigraphie. La povertà artigianale della tecnica stenopeica, che ci riporta alle origini dell'arte fotografica e l'estrema modernità dell'apporto digitale in fase di stampa, creano un'opera pronta a passare attraverso l'esclusivo trattamento, grazie ad alcuni materiali unici, che costituisce la parte finale della creazione. Ed ecco la fotografia trasformata in dipinto. Milano, 7 giugno 2013

Inaugurazione 20 giugno ore 18

Oratorio della Passione
p.zza S. Ambrogio, 15 (Basilica di S. Ambrogio) - Milano
Da mercoledì a venerdì h.10.30/19 – sabato e domenica h.11/18

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