Casabella Laboratorio
Milano
via Marco Polo, 13
02 63793930
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Architetture d'acqua
dal 10/7/2013 al 17/7/2013
mar-ven 16-20, sab 12-20

Segnalato da

Ufficio Stampa Electa Libri




 
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10/7/2013

Architetture d'acqua

Casabella Laboratorio, Milano

Atelier Blumer all'Accademia di architettura. Sono presentati i lavori degli studenti, chiamati a pensare a un'architettura che galleggia sul Lago Maggiore.


comunicato stampa

a cura di Atelier Blumer, USI–Accademia di architettura di Mendrisio, atelier verticale: Mario Botta, docente: Riccardo Blumer, assistenti: Matteo Borghi, Adrian Freire Garcia, Donata Tomasina

L’architettura d’acqua è un’architettura che cambia continuamente. Deve tener conto della legge del galleggiamento o prima Legge di Archimede -il peso del volume dell’acqua spostata dall’oggetto progettato immerso deve essere uguale a quello dell’oggetto stesso per non affondare-, del baricentro di una forma geometrica, del peso proprio, dell’appoggio.

Il Lago Maggiore, luogo entro cui gli studenti del corso sono stati idealmente chiamati ad intervenire, si trasforma in un giardino, superficie libera sulla quale una serie di padiglioni “stanno”, sospesi sull’elemento liquido, raggiungibili in barca e ancorati oltre che tra loro anche al fondale per mantenere la propria posizione. Non si tratta di oggetti che per galleggiare sfruttano un piano zattera, né possiedono fondazioni subacquee o zavorre di alcuna sorta; l’essere sull’acqua è la loro caratteristica fondamentale che ne presuppone la tipologia costruttiva, nella quale spostando l’acqua stessa sopra e sotto il livello “zero”, ovvero facendo scavi e riporti, e usando anche la legge del sottovuoto della pressione atmosferica, si ottengono inaspettati equilibri.

Non sono solo oggetti fluttuanti ma suggestioni di spazi che presuppongono un interno ed un esterno, che sono ottenuti scavando e riportando l’acqua stessa. In essi ogni studente ha riposto il proprio pensiero inerente un’architettura che galleggia, la cui verità di “costruzione che poggia sull’acqua”, soglia tra un mondo immerso ed uno emerso, è stata verificata attraverso la realizzazione di modelli in p-etg termoformato con la tecnica del sottovuoto. La scelta di un materiale trasparente pone un’assoluta visibilità della forma in relazione all’assenza di zavorre di sorta imposta; sono la sola geometria e le sue leggi di simmetria a garantirne l’equilibrio.

Spesso mi immagino i primi esercizi di uno studente di architettura come l’antico passaggio oltre le Colonne d’Ercole, il cui mistero deve essere promessa della meraviglia di quello che sara'. Questa e' la condizione della quale mi sento responsabile. Sarebbe interessante capire quali sono le attese dei giovani, i fattori che li spingono verso questo percorso formativo, le informazioni che ne hanno determinato le scelte e soprattutto l’immagine che essi hanno del mestiere di architetto, sebbene l’esperienza insegni che molte volte neanche loro ne hanno coscienza. Formalmente gli Atelier del primo anno si definiscono di “introduzione all’architettura”, una formula che indica un avvicinamento alla materia escludendone, o quantomeno sospendendone, il significato di una diretta appartenenza. Distinguere quando si fa architettura e quando no, ovvero quando si è ancora in un campo introduttivo piuttosto che applicativo, è rilevante perché chiede di interrogarsi su cosa sia. Questo periodo di avvicinamento gode quindi del lusso di immaginare il limite (se esiste), senza dover definire la disciplina nel suo specifico. Imparare a porsi domande senza trovare risposte precise è il primo paradosso su cui costruire le certezze del mestiere.

Questo percorso è però tutt’altro che semplice, soprattutto nel nostro momento storico, che vede la cultura progettuale fortemente aggredita dai dettami delle specializzazioni e dalla pericolosa ideologia creativa che tutto indifferentemente è giusto e bello. Tra questi due limiti ho cercato, attraverso esercizi sempre diversi, di consolidare nel corso degli anni dei parametri di “garanzia” che diano un fondamento creativo alla didattica introduttiva o, come preferisco dire, alla cultura propedeutica di questa disciplina. Tra i vari parametri che toccano direttamente la pratica architettonica, mi interessa in particolare il senso di verita'. L’architettura è una forma di espressione che modifica lo stato naturale delle cose, ovvero la realta' fisica. In tal senso essa è “vera” al pari dei fenomeni della natura, come lo possono essere un monte o un tramonto.

Nell’accostarsi al progetto come modificazione degli stati di Natura, diventa inevitabile incontrare la bellezza. Per restare nell’esempio prima citato del tramonto, mentre si manifesta, l’osservatore collega in modo inconscio ed inscindibile la verità fenomenica all’estetica. Il senso della meraviglia permette allora di percepire la corrispondenza tra vero e bello ed è per questo motivo che è necessario.
Riccardo Blumer

Ufficio Stampa Electa
tel +39 02 71046441 electalibri@mondadori.it electaweb.it

Inaugurazione giovedi' 11 luglio 2013 alle ore 20:30, ingresso libero

Casabella laboratorio,
via Marco Polo 13, Milano
martedì-venerdì 16-20, sabato 12-20
ingresso libero

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