La struttura eptagonale della torre di Moresco dialoga con opere miliari che hanno caratterizzato la grande stagione degli anni '60 di Alberto Biasi, Ludwig Wilding, Dadamaino e Turi Simeti. Un percorso antologico fra volumi e ovali, gocce, geometrie, increspature dello sguardo e della materia, dagli esordi fino alle produzioni piu' recenti di quattro artisti che hanno segnato la storia della ricerca optical e dell'arte programmata.
Proseguono gli appuntamenti estivi con l'arte contemporanea nella suggestiva cornice della torre medievale di Moresco. Proseguendo nella formula che vede alternarsi giovani artisti e maestri storicizzati, è il turno di quattro grandi protagonisti del secondo '900. Un percorso antologico fra volumi e ovali, gocce, geometrie, increspature dello sguardo e della materia, dagli esordi fino alle produzioni più recenti di quattro artisti che hanno segnato la storia della ricerca optical e dell'arte programmata.
La struttura eptagonale della torre di Moresco dialogherà con opere miliari che hanno caratterizzato la grande stagione degli anni '60, quando il boom industriale ed economico italiano favoriva lo sviluppo di riflessioni avveniristiche nel campo dell'arte, nell'uso dei materiali, nell'approccio scientifico alla creatività ed ai giochi della percezione.
Mentre artisti come Alberto Biasi e Ludwig Wilding stabilivano nuovi principi estetici basati sul dinamismo dello sguardo e la responsabilità dello spettatore nel gioco percettivo con l'opera, Dadamaino e Turi Simeti esploravano le forme primarie, la razionalità, l'inconscio e gli archetipi attraverso il dialogo di volumi e superfici. L'arte delle cosiddette neoavanguardie era concorde nel muovere verso una ridefinizione della relazione fra sguardo e opera, un'arte esigente che richiede ancora oggi la capacità di superare simbolismi e romanticherie per accedere ad una purezza fatta di forme assolute.
La semplice essenzialità dei materiali, dei colori, degli spigoli e delle curve non rimanda a significati ulteriori ma costringe l’occhio a considerare le minime variazioni luminose o ambientali che intervengono a modificare le superfici; quando l'occhio sorvola rapido le ombre appena percettibili date da un rilievo, le vertigini e le illusioni delle forme che si compenetrano, i colori che danzano alla minima vibrazione, capita che resti imprigionato e rapito e che, dopo, il suo sguardo sul mondo non resti più lo stesso: come lo sguardo di uno scienziato che abbia scrutato il fondo oscuro del cosmo o la microstruttura della materia e degli atomi. Poiché, come affermava Robert Morris, "semplicità della forma non significa necessariamente semplicità dell'esperienza".
L'armonìa che temperi e discerni (Dante, Paradiso I-78) è l'equilibrio delle forme originarie ed essenziali, quel particolare stato della materia che, forgiata e calibrata dalla mano dell'artista, diventa oggetto di contemplazione estetica quando lo spettatore vi si immerge. Il doppio predicato indica proprio questo carattere specifico, decisivo nella comprensione dell'arte sperimentale e programmata dei quattro maestri in mostra a Moresco: essa richiede l'estrema perizia di colui che "tempera" ma esige eguale perizia e responsabilità in colui che "discerne", che ad un tempo osserva e partecipa nel costruire l'immagine, l'arte, la bellezza.
Inaugurazione 3 agosto ore 18
Tomav - Torre ettagonale
Piazza Castello - Moresco (FM)
ven - dom 17.30-20