Masbedo
Corrado Abate
Margherita Chiarva
Federico De Leonardis
Riccardo Murelli
Agostino Osio
Mamma sono io un barbaro? No ! (sono un artista). Il progetto curatoriale presenta una selezione di artisti italiani affermati ed emergenti invitati, con la formula della residenza, a produrre direttamente in Turchia un progetto espositivo site specific con l'obiettivo di superare il concetto barbaro di esclusione attraverso il concetto di inclusione.
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MASBEDO
CORRADO ABATE
MARGHERITA CHIARVA
FEDERICO DE LEONARDIS
RICCARDO MURELLI
AGOSTINO OSIO
MAMMA SONO IO UN BARBARO ? NO ! (SONO UN ARTISTA)
Concrete Unit 2013 è un progetto curatoriale il quale scopo è una mostra collettiva, caratterizzata da una
selezione di artisti italiani affermati ed emergenti. Il progetto, prodotto da Studio Maffei Milano, in collaborazione con Lalin Akalan, mira ad accrescere un esame sulle estensioni culturali contemporanee tra Italia
e Turchia, in concomitanza alla 13 ° Biennale di Istanbul.
Gli artisti sono invitati con la formula della residenza a produrre direttamente in Turchia, utilizzando i materiali e le tecniche locali. Ad ogni artista corrisponderà un progetto espositivo site specific, con lo scopo di
impiegare i modelli di comunicazione culturale e di scambio forniti dall’esperienza diretta. Il concetto mira
a enfatizzare il dialogo degli artisti con le popolazioni e le culture locali; concentrandosi in modo significativo sulle pratiche artistiche che innescano un cambiamento sociale e culturale. Il progetto accenderà
una luce sul processo di creazione all’esterno del sistema dell’arte, al fine di consentire agli artisti di affrontare il sistema stesso da una prospettiva completamente diversa, dove l’obiettivo è quello di superare
il concetto barbaro * di esclusione attraverso il concetto di inclusione. La mostra sarà caratterizzata da
diverse opere site-specific: scultura, fotografia, installazione e concettuale, nonché una sezione di film e
video.
LA GLOBALIZZAZIONE RENDE GLI ARTISTI MENO BARBARIANS?
Le conseguenze dell’ internazionalizzazione diffusa, che spesso è sinonimo di standardizzazione, si trasforma in un’ uniformità di linguaggio che si affaccia verso una cultura monotona, dove il modello di riferimento è il facilmente accessibile e il facilmente riproducibile. L’arte contemporanea non è immune a
questo processo, ma sembra che gli artisti di successo abbiano bisogno di complessi processi produttivi
per creare le loro opere, dove la loro comunicazione artistica sembra essere schiava di dinamiche sociali
precise; incarnate in mostre alla moda, risultati d’asta eclatanti, fire d’arte internazionali, e la necessità
inevitabile di rapporti amichevoli con curatori ben noti, galleristi e collezionisti popolari.
L’ARTISTA AL TEMPO DEI BARBARI: UNO STRANIERO DI QUI
Tutto sembra portare ad un evidente paradosso: un nuovo linguaggio che ha l’ambizione di diventare inclusivo, attraverso l’esclusione di coloro che non lo utilizzano. Da queste considerazioni si muove la nostra
sfida: de-contestualizzare un artista dal sistema dell’arte, e posizionarlo in un ambiente barbaro, dove il
suo unico modo per non sentirsi come uno straniero è quello di creare interesse intorno al suo lavoro. È un
artista contemporaneo in grado di creare arte staccato da certe dinamiche sociali e produttive?
Le differenze tra le lingue, le culture e le regole politiche e sociali che si incontra in un paese straniero (apparentemente un limite), diventano uno stimolo per l’apertura verso l’ambiente, dove la sfida è nella creazione di opere d’arte che generino emozioni ed empatie, completamente svestito da ogni pregiudizi e filtro.
Ogni artista sarà invitato tra giugno e settembre 2013 per produrre il proprio progetto site-specific direttamente in loco, utilizzando materiali e tecniche locali. L’idea è quella di trasportare le menti, piuttosto che
opere d’arte concepite e prodotte in un contesto sostanzialmente diverso e distante.
Il progetto verrà sviluppato sull’analisi del concetto di Brarbaro (titolo della biennale di Istanbul): è nel
sistema dell’arte contemporanea ancora concepibile che sistano artisti brabari ? considerando la diffusa
globalizzazione - che è spesso sinonimo di standardizzazione - si traduce in un’ uniformità di linguaggi e
si dirige verso una cultura monotona, dove i modelli di riferimento diventano il “facilmente accessibile” e
il “facilmente riproducibile”.
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MASBEDO
CORRADO ABATE
MARGHERITA CHIARVA
FEDERICO DE LEONARDIS
RICCARDO MURELLI
AGOSTINO OSIO
MOM, AM I A BARBARIAN ? NO ! (I AM AN ARTIST)
Concrete Unit 2013 is a group exhibition featuring a selection of established and emerging Italian artists. The project, initiated by Studio Maffei Milano, in collaboration with Lalin Akalan, focuses on showing
the development and expansion of contemporary cultural ties between Italy and Turkey, in correlation to sergidir.
the 13th Istanbul Biennial.
The artists were invited to create directly on Turkish territory, utilizing local surroundings, materials, and
techniques. Each artist will be corresponding to a site-specific exhibition project, employing models of
cultural communication and exchange. The overall concept aims to emphasize on local interactions and
integration, significantly focusing on artistic practices that trigger social and cultural change. The proj-
ect will shine a light on the process of creating outside the norm of the art system, in order to allow artists
to deal with the system itself from a totally different perspective, with the ultimate goal being to overcome
the barbarian* concept of exclusion through the concept of inclusion. The exhibition will feature a wide
range of contemporary art performances, sculpture, photography, and conceptual installations as well as
a film & video section.
DOES GLOBALIZATION MAKE THE ARTISTS LESS BARBARIANS ?
The consequence of the widespread internationalization, which is often synonymous with standardization,
turns into a uniform language that leans towards a monotone culture, where the reference model are the
easily accessible and the easily reproducible. Contemporary art isn’t immune to this process; it seems
that successful artists are in need of certain production processes to create their works and their artistic
communication seems to be enslaved by precise social dynamics, embodied in stylish exhibitions, auctions
results, international art fairs and the inevitable need for well-known curators, gallery owners and popular
collectors.
THE ARTIST IN THE TIME OF BARBARIAN: A STRANGER OF HITHER OR IN A STATE OF CONFUSION
Everything seems to lead to an obvious paradox: a new language that has the ambition to become inclusive,
through the exclusion of those who don’t use it.
Stemming from these considerations it evokes our challenge: de-contextualize an artist from the art sys-
tem, and place him in a barbaric environment, where his only way to not feel like a stranger is to create
interest around his work. Is an emerging contemporary artist able to create art detached from certain
social and productive dynamics ?
The differences between languages, cultures and political and social rules that one encounters in a foreign
country (apparently limited), become a stimulus to the openness.
The artists will focus their works on analyzing whether the concept of “barbarian”, as defined in the con-
temporary art system, is still conceivable, considering widespread globalization - which is often synony-
mous with standardization - results in a uniformity of languages and leans toward a mono-tone culture,
where the reference models are the “easily accessible” and the “easily reproducible”.
Image: Corrado Abate, 1.000 shots, 2013 - tear gas canister cartridges stamp, iron gall ink, paper - cm. 70 x 100
press relations:
L alin Akalan
lalinakalan@gmail.com - mob. +90 533 270 7778
off-hour visits, guided tour: Luca Maffei
info@studiomaffeimilano.com - mob. +90 531 540 74 45
Opening:Tuesday, 10 September 6 - 9 pm
SumaHan Art Space
Yanikkapi Sokak, 3 - Bankalar Cad.
Karakoy Beyoglu - 34420 Istanbul
Hours: Tuesday - Saturday: 11 am - 7 pm
Sunday: 12 - 6 pm