Palazzo Ducale
Genova
piazza Matteotti, 9
010 5574065 FAX 010 5574001
WEB
Pino Ninfa
dal 12/9/2013 al 6/10/2013
mar-ven 15-19, sab-dom 10-13 e 15-19

Segnalato da

Camilla Talfani




 
calendario eventi  :: 




12/9/2013

Pino Ninfa

Palazzo Ducale, Genova

Jazz Gigs. In mostra una selezione delle sue fotografie piu' rappresentative, oltre a proiezioni fotografiche, un workshop e un convegno. Lo Spazio 43r del Palazzo ospita invece la mostra fotografie, manifesti e quotidiani sul tema "l Cile in Italia: solidarieta', lotte e politiche della sinistra" (fino al 29 settembre).


comunicato stampa

PINO NINFA, 20 ANNI DI IMPEGNO (E DI “GIGS”)

“Essere jazz è innanzitutto una maniera di vivere, un modo di andare incontro ad un immaginario che contiene da sempre l'improvvisazione, che obbliga ad ascoltare gli altri,
a vederli, ad essere disponibile per meglio raccontarli,manifestando la propria poesia.”
Guy Le Querrec

Ci sono strane, inconsuete relazioni tra la musica e la fotografia ma, la più particolare sicuramente riguarda quella con il Jazz, forse per la reciproca premessa di libertà che consente loro di dialogare profondamente, così come la fotografia quando si lega alla realtà, con i suoi profili antropologici e le sue storie di vita quotidiana. Una forma di racconto tra sintassi diverse eppure, spesso in sintonia.

Ci sono poi artisti come Pino Ninfa che, al centro di questi due percorsi, la musica e la società, riescono a farne fusioni uniche, in cui le storie scorrono sospese come in un film noir, cui il bianco e nero implementa la tensione e la colonna sonora è il jazz, quello suonato dal vivo, lì. Sia sul palco o negli angoli di vie, magari nascoste ma rivelate dal palco, dai suoi riflessi e dalle sue luci; porzioni di territorio, che entrano in gioco fornendo il loro contributo di contesto e immortalate in scena; esposte alla musica che solo così giustifica quella foto.

Impaginato come un copione cinematografico, il set semina indizi, elementi di scena quali, cavi, microfoni, aste i cui primi piani si affiancano, spesso sovrastano, le immagini delle vittime (i musicisti) e dei testimoni casuali e involontari (il pubblico) tra ombre, riflessi e tracce di presenze che lasciano intuire un unico colpevole: il fotografo.

In questo ambiente, attorno alla musica jazz e al suo rapporto speciale con essa e di essa con il pubblico, scorre il racconto cinematografico i cui dettagli rimandano alla ironica e cinica visione di Alfred Hitchcock, tra frammenti che, il Pino Ninfa regista mette in connessione tra loro, allungandone le storie che il racconto rappresenta, trasferendolo sul palcoscenico della vita, lungo un fil rouge che lega indissolubilmente la musica jazz, con quella sua libertà espressiva in tempi dispari e la vita quotidiana, imprevedibile (e altrettanto “dispari” come il jazz), che probabilmente li lega e che Pino Ninfa, con i suoi vent’anni di carriera ha imparato a raccontare: a se stesso e agli altri.

E’ in questo scenario che si sviluppa il progetto “GIGS”, mutuato dallo slang, in uso dai primi anni del jazz e che sta a significare “ingaggio”, accordo con cui il musicista veniva scritturato per le sue performance. Il lavoro di Ninfa, va alla ricerca di tracce e storie che portano a indagare il musicista e ciò che gli sta intorno, collegandosi all’idea che per il fotografo, in realtà, il palcoscenico dove l’artista si esibisce spesso è il palcoscenico della vita, dove l’artista è davvero se stesso.

Un progetto che consente a PINO NINFA di proporre una selezione delle sue fotografie più rappresentative, nel corso di una personale che Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura gli dedicherà dal prossimo 13 settembre e che prevede un articolato piano di iniziative che, oltre alla mostra, ospitata nella Loggia degli Abati, si estenderà a proiezione fotografiche e regia dello stesso autore con alcuni musicisti, PAOLO FRESU, ENRICO PIERANNUNZI, GIANNI AZZALI, ATTILIO ZANCHI, DADO MORONI, con cui, nel corso degli anni si è accompagnato, in progetti multimediali che mettono in relazione diretta la fotografia e l’esecuzione musicale; istanti unici di arte espressiva in grado di dare ai due linguaggi il maggior impatto emozionale possibile.
Il ciclo di iniziative comprende anche un pregiato work shop di Jimmy Katz, tra i più importanti fotografi americani contemporanei di jazz e un convegno, per un approfondimento delle tematiche, secondo il seguente calendario:
Venerdì 13 Settembre – SALA DEL MINOR CONSIGLIO
ore 19.30
Inaugurazione mostra Jazz Gigs
ore 21
Proiezioni fotografiche di PINO NINFA e musica di
ENRICO PIERANNUNZI (piano solo)

Sabato 28 Settembre – SALA CAMINO
ore 10
Convegno – Fotografare il jazz. Documento o opera d’arte?
Intervengono: Jimmy Katz, Roberto Masotti, Pino Ninfa, Luciano Rossetti, Luca Conti, Roberto Mutti _ modera Guido Festinese.

Domenica 29 Settembre – LOGGIA DEGLI ABATI (interno mostra)
ore 18
GIANNI AZZALI (sassofoni) e ATTILIO ZANCHI (contrabbasso)

Sabato 28 – Domenica 29 Settembre – MUNIZIONIERE
WORKSHOP FOTOGRAFICO con JIMMY KATZ
Conclusione

Lunedì 7 Ottobre – SALONE DEL MAGGIOR CONSIGLIO
ore 21
Proiezioni fotografiche di PINO NINFA e musica di
PAOLO FRESU (tromba,flicorno,effetti elettronici) e DADO MORONI (piano)

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CILE 40 ANNI DOPO

A cura di Paola De Ferrari e Virginia Niri per l'Associazione per un Archivio dei Movimenti

Installazione di Gianfranco Pangrazio e Sandro Ricaldone

L’11 settembre 1973 il golpe militare di Augusto Pinochet, avvenuto con il beneplacito e l’aiuto diretto (come nel caso degli USA) di vari paesi occidentali, reprimeva nel sangue l’esperienza del Governo socialista di Unidad Popular, presieduto da Salvador Allende, democraticamente eletto dal popolo cileno appena tre anni prima. Una vera e propria tragedia che ha provocato molte migliaia di morti e un numero incalcolabile fra desaparecidos, torturati, incarcerati e profughi. Lo stesso Allende viene trovato morto nel palazzo della Moneda, la sede di Governo, bombardato e semidistrutto. Si consuma così la devastazione politica, sociale, culturale e morale di un’intera società. Così viene posta la parola fine non solo a una delle esperienze di trasformazione sociale più partecipate che la storia della sinistra ricordi, ma anche ad una lunga tradizione democratica che aveva, fino ad allora, caratterizzato il Cile.

LA MOSTRA A PALAZZO DUCALE

Il materiale esposto - fotografie, manifesti, volantini, quotidiani, video tratto dall’Archivio dei movimenti ( www.archiviomovimenti.org ) e dai fondi documentari del Centro ligure di storia sociale, documenta le grandi manifestazioni di solidarietà e il dibattito politico della sinistra italiana successivi al golpe dell’11 settembre 1973. Il percorso segue un doppio binario, analizzando non solo l'indignazione per il colpo di stato del generale Pinochet e la partecipazione compatta alla resistenza del popolo cileno - partecipazione non solo teorica: si ricordi l'imponente campagna di raccolta fondi promossa da Lotta Continua "Armi per il MIR" -, ma anche gli effetti che la situazione cilena provoca sulla politica italiana, a partire dai tre articoli con cui il segretario del PCI, Enrico Berlinguer, su Rinascita, mette in relazione il golpe con la scelta del compromesso storico. Attraverso la mostra, che comprende materiale filmato dell’epoca e contemporaneo, si dipinge il ritratto di un anno cruciale, tra solidarietà militante, paure e proposte.

Credits
Foto di Piero Pastorino, Adriano Silingardi e Pietro Tarallo
Contributi video a cura di: GhettUP tv, Adriano Silingardi, Piero Pastorino, Bruno Rolleri, Elena Rusca e Fondazione Ansaldo
La "Funa di Victor Jara" è stata presa dal canale youtube di Ruben Cabañas
Ringaziamenti
Fondazione Palazzo Ducale che ha condiviso questa iniziativa
Il Centro Ligure di Storia Sociale per il prestito di documenti
Un ringraziamento particolare a Dagmar Thomann e Ale Visentin
Un altro ringraziamento a Isabella Damiani per il costante aggiornamento del sito
Coordinamento di Paola De Ferrari e Francesca Dagnino.

LA STORIA

Il 4 settembre 1970 Salvador Allende vince le elezioni presidenziali con il 36,3% dei voti. Si era già candidato quattro volte – scherzava dicendo che sulla sua tomba avrebbero scritto “Al futuro presidente del Cile” -, ma nel 1970 è alla testa di una coalizione che, con il nome di Unidad Popular, comprende comunisti, socialisti e radicali e può contare sull'appoggio delle associazioni sindacali e della CUT (Central Unica de Trabajadores).

Il 24 ottobre il Congresso cileno ratifica l'elezione di Allende, che diventa il 29° Presidente del Cile. Il suo progetto di governo si basa sulla grande tradizione democratica cilena: la via allendiana al socialismo non prevede il ricorso alle armi (si scontrerà per questo anche all'interno della sua stessa coalizione, ad esempio con il MIR, Movimiento de Izquierda Revolucionaria), ma l'utilizzo di tutti i mezzi che la costituzione democratica prevede.

Il governo di Unidad Popular – e, prima ancora, la campagna elettorale di Allende – è contraddistinto da un grandissimo fermento culturale, che coinvolge tutte le arti e gli strati più bassi della società, dal recupero della tradizione musicale popolare con la Nueva Cancion Chilena ai murales “elettorali” della Brigada Ramona Parra.
La principale riforma del governo Allende è sicuramente la nazionalizzazione delle miniere di rame (non espropriate), ma le innovazioni sociali sono numerose: dalla riforma agraria all'introduzione del divorzio, passando per il mezzo litro di latte gratuito per ogni bambino, la nazionalizzazione di banche, compagnie assicurative e trasporti, l'annullamento delle sovvenzioni statali per le scuole private.

Il malcontento delle classi agiate viene fomentato e sostenuto da finanziamenti e strategie della CIA: “fare gridare di dolore l'economia cilena” è l'esplicita parola d'ordine che risulta dagli appunti di una conversazione avvenuta il 15 settembre 1970 tra Henry Kissinger, Richard Nixon e il direttore della CIA Richard Helms. Si organizzano scioperi e proteste di natura reazionaria, accompagnati da azioni eversive di gruppi di estrema destra (in particolare, i neofascisti di Patria y Libertad) e sostenuti da una fortissima campagna mediatica, guidata dal quotidiano “El Mercurio”, che ingigantisce gli effetti della crisi economica e agita lo spauracchio del comunismo. Il 29 giugno 1973 viene represso un primo tentativo di golpe (“tanquetazo”).

Cercando di controllare la situazione, Allende decide di inserire all'interno del governo il generale Carlos Prats, Comandante in capo delle Forze Armate. Il Presidente è convinto che, per quanto conservatori, i militari continueranno a seguire la tradizione lealistica e democratica cilena, e ne teme soltanto alcune frange, che ritiene isolate. Due mesi più tardi Prats è costretto alle dimissioni (verrà poi ucciso nel 1974 a Buenos Aires dalla polizia segreta cilena): è il generale Augusto Pinochet a prendere il suo posto.

L'11 settembre 1973 Pinochet guida un colpo di stato congiunto di tutte le forze armate cilene. Allende, assediato all'interno del palazzo di governo, la Moneda, lancia un appello ai lavoratori cileni tramite Radio Magallanes, e chiede che tutti si rechino al lavoro, nel tentativo di “normalizzare” il golpe: è ancora convinto che nel colpo di stato non sia coinvolto l'intero esercito, ma solo la Marina Militare. Poche ore dopo, la Moneda viene bombardata. Salvador Allende si suicida nel suo studio con una scarica del mitra che gli era stato personalmente donato da Fidel Castro.

Nel primo mese di dittatura militare guidata da Augusto Pinochet, vengono arrestati 40.000 oppositori politici, detenuti nello Stadio Nazionale Cileno (oggi Stadio Victor Jara). Altre 130.000 persone sono arrestate solo nei successivi tre anni, senza contare le migliaia di cileni costretti all'esilio. Secondo l'ultima commissione governativa (2011) le vittime della dittatura sono state 40.018 (di cui circa 38.000 desaparecidos), e 600.000 gli arresti.

Il 23 settembre 1973 Pablo Neruda muore in ospedale, a causa di un cancro. Il suo funerale è uno dei primi momenti di opposizione alla dittatura: nonostante l'esplicito divieto di Pinochet, che aveva personalmente ordinato di devastare e saccheggiare le case del poeta, migliaia di persone accompagnano il corteo funebre.

La dittatura di Augusto Pinochet durerà 17 anni. Costretto dalle pressioni internazionali a normalizzare la situazione cilena, nel 1988 il generale indice un plebiscito: la vittoria del “NO” porta alle prime elezioni democratiche dal 1970. Il 14 dicembre 1989 il candidato democristiano Patricio Aylwin diventa Presidente del Cile. Grazie alla Costituzione che lui stesso aveva redatto, Pinochet rimane Comandante in capo delle Forze Armate fino al 1998, quando diviene senatore a vita. Nell'ottobre dello stesso anno, il giudice spagnolo Baltasar Garzón emette contro di lui un mandato di arresto per crimini contro l'umanità: Pinochet trascorre diversi mesi agli arresti domiciliari a Londra, prima di poter fare ritorno in Cile, dove lo status di “infermità mentale” gli permette di non essere mai processato, nonostante i numerosi mandati di arresto emessi nei suoi confronti.

Pinochet muore il 10 dicembre 2006 a Santiago del Cile, all'età di 93 anni. La Presidente della Repubblica Michelle Bachelet, socialista, non concede i funerali di stato, ma non ha modo di impedire le esequie militari, che si svolgono alla presenza di sessantamila nostalgici del regime.


IL CILE IN ITALIA

La sinistra extraparlamentare si trova improvvisamente unita: la forza e la brutalità del golpe in Cile, lo spezzarsi di un esperimento di democrazia socialista che aveva finalmente unito le sinistre in un unico fronte popolare, provocano una reazione compatta di sgomento e protesta.

Allende assassinato - l'ipotesi del suicidio sembra una delle tante false voci diffuse dalla stampa di destra al soldo della giunta militare e degli americani -, il numero di morti, arrestati e confinati che aumenta di giorno in giorno, gli italiani (Paolo Hutter, primo tra tutti) di cui non si ha più notizia, la parola “compagno” messa al bando (“Fuori legge la parola: compagno. Serve a ricordarci che cosa vuol dire essere compagni”, titola Lotta Continua il 21 settembre 1973). E poi, contemporaneamente, la fiducia nella lotta armata che trionferà (“Cresce la resistenza armata del popolo cileno che tiene in scacco da quattro giorni i generali fascisti e i loro servi democristiani”, il manifesto, 15 settembre 1973) e il sostegno attivo a quella stessa lotta: la campagna “Armi per il MIR” arriverà a raccogliere 63 milioni di lire in 27 giorni.

Non è solo la politica a mobilitarsi: il governo di Unidad Popular è stato anche - e forse soprattutto - un esperimento culturale, e gli artisti italiani diventano portavoce della solidarietà attiva al popolo cileno. Così, a due mesi dal golpe, uno spettacolo popolare in “sostegno alla lotta armata del popolo cileno” vede annunciata la partecipazione di Lucio Dalla, Ivan Della Mea, Paolo Ciarchi, Lisette Miller (“la cantante cilena”), Chicca de Negri e, scritti in piccolo, Giorgio Gaber, Enzo del Re e Giorgio Gaslini. L'evento è proposto dal collettivo teatrale “la comune”, che fa idealmente capo a Dario Fo, ma le adesioni sono unitarie (Avanguardia Operaia, m.l. Viva il comunismo, IV internazionale, Lotta Continua, c.d. Tricontinental, c.d. Cinema Lotta di classe, Editrice Savelli).
Dall'altra parte, si mobilita anche la politica istituzionale: il governo italiano non riconosce la giunta militare cilena, e l'ambasciata italiana a Santiago offre attivamente rifugio e vie di fuga ai perseguitati politici. Sandro Pertini, all'epoca Presidente della Camera, apre i lavori con un commosso omaggio ad Allende, accostando la sua figura a quelle di Matteotti, dom Minzoni e Amendola – un invito non troppo velato a perseguire ancora una volta l'unità delle sinistre, compresa la sinistra democristiana. Su “Rinascita” escono intanto i tre famosi articoli di Berlinguer Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile, con la definitiva teorizzazione del compromesso storico. Contemporaneamente, sotto l'egida del PCI nascono l'associazione “Italia-Cile” e il comitato “Chile democratico”, gli Inti Illimani – rimasti in Italia, dove si trovavano al momento del golpe – sono continuamente invitati alle Feste dell'Unità e i muri delle sezioni si riempiono di murales sullo stile della Brigada Ramona Parra.

Ma la “lezione cilena” non è per tutti la stessa: la sinistra extraparlamentare vede nel golpe il fallimento di un grande tentativo democratico, e un invito alla vigilanza armata. PCI e PSI vedono invece legittimato il forte richiamo all'unità delle forze antifasciste per ostacolare i tentativi eversivi dell'estrema destra – che, d'altra parte, si schiera massicciamente in favore di Pinochet, collaborando anche attivamente a un attentato in Italia ai danni di Bernardo Leighton, esule cileno -.

Il colpo di stato in Cile occuperà per settimane la prima pagina dei principali quotidiani della sinistra, da “Rinascita” a “il manifesto”, passando per “Lotta Continua”. Le manifestazioni si susseguiranno, dopo la forte mobilitazione iniziale, a uno, due, dieci anni dal golpe, sempre con massiccia partecipazione. Forti aiuti verranno dall'Italia, in termini politici ed economici, anche per la campagna referendaria del NO, che porrà fine alla giunta militare e permetterà l'avvio di un nuovo tentativo democratico cileno.

Rimangono tuttora aperte profonde ferite, soprattutto per ciò che concerne le vittime del golpe e le famiglie dei desaparecidos.

Inaugurazione 12 settembre, ore 17,30

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Ufficio Stampa Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
Camilla Talfani – Massimo Sorci
Tel. 010 5574012 – 74826
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Ufficio Stampa per PINO NINFA: DARIO ZIGIOTTO • • Mob +39 348.41 11 349
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Tel.+39 (0)2 49 43 47 38 • e-mail dario.zigiotto@commusic.it

Genova, Palazzo Ducale, Loggia degli Abati
piazza Matteotti, 9 - Genova
Orari: 15 – 19 dal martedì a venerdì, 10 – 13 / 15 – 19 sabato e domenica
lunedì chiuso
I concerti e la mostra sono a ingresso libero fino a esaurimento posti

IN ARCHIVIO [510]
Giancarlo De Carlo
dal 15/12/2015 al 16/1/2016

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