Lo spazio sperimentale Studio Lab ospita la personale di Elisa Anfuso dal titolo "A Thing to Play with". Antonio Sannino presenta con "Macro-wet" nuove iconografie del paesaggio campano.
Venerdì 20 Settembre, alle 19.00, Liquid art system inaugurerà per la prima volta a Capri in contemporanea due mostre in due spazi espositivi diversi.
La White Room, la galleria d'arte più grande dell'isola, presenterà la mostra personale di Antonio Sannino dal titolo "MACRO-WET".
Lo spazio sperimentale Studio Lab presenterà invece per la prima volta a Capri la personale dell'artista Elisa Anfuso dal titolo "a Thing to Play with".
L'unica cosa che accomuna i due artisti è l'uso del medium pittorico su tela; per il resto i due sono diversissimi per età, soggetti e modalità pittoriche.
Sannino ha avuto il coraggio di creare nuove iconografie del paesaggio campano, di ricercare nuovi tagli per le inquadrature (grazie all'ausilio di strumenti di indagine fotografici e cinematografici), di esaltarne i colori anche in stagioni diverse, ma soprattutto ha saputo trasportare all'interno di questo genere pittorico ciò che nessun pittore aveva ancora fatto ritraendo questi luoghi: ha riprodotto pittoricamente la "materia" del paesaggio.
Le sue superfici d'acqua non sono solo riproduzioni di uno specchio d'acqua, sono anche onde e soprattutto rocce (che la delimitano) che si possono toccare e seguire con le dita. Sarebbe impossibile, se non toccando i quadri di Sannino, seguire col tatto il flusso delle onde o le irregolarità delle rocce plasmate dalle erosioni del tempo e dalle esplosioni del vulcano.
In questa mostra, però, Sannino darà avvio ad un nuovo corso della sua ricerca pittorica, verso un'esplorazione sempre più profonda della sua stessa opera. Per ogni dipinto vi sarà esposto al suo fianco una "macro" inquadratura di un particolare: esaminando solo una piccola parte di materia pittorica e quindi di paesaggio, ne risulterà esaltata la materia di cui il dipinto è costituito. Da paesaggio figurativo il soggetto di ogni opera si tramuterà d'improvviso in un ammasso informe (o sarebbe meglio dire "informale") nel quale la materia ed il gesto prendono il sopravvento sulla forma riconoscibile.
L'arte di Elisa Anfuso è la metafora di una ricerca che viene trasfusa nelle sue tele: un viaggio concettuale, tecnico e visivo. Le protagoniste appaiono come catturate in un istante che le imprigiona su una tela come in una fotografia, l’artista gioca sapientemente con il fermo immagine mettendo a nudo i particolari e usando il pennello per dipingere carni di cera simili a sculture di marmo. Si percepisce attraverso la vista, il palpito di un’esistenza.
Attraverso vari tasselli la giovane artista catanese costruisce parti di un unico mosaico in cui le protagoniste sono giovani donne dai morbidi incarnati color alabastro, nate da una luce abbagliante e da un disegno dinamico e avvolgente; i loro corpi sono plasmati attraverso forti giochi cromatici che li rendono reali e quasi vivi imprimendo sulla tela tratti penetranti. Proprio come in un sogno, i soggetti nascondono la propria essenza e si presentano come dee bendate, si perdono in morbide vesti in cui si fondono mirabilmente chiaroscuri tonali che creano le pieghe dei tessuti e contribuiscono a rendere reali le atmosfere da favola.
"C’era una volta una donna che giocava ad essere bambina, legava le sue scarpette rosse ad un filo, le intrappolava dentro gabbie per canarini, tesseva mondi di carta ed esistenze parallele costruendo gru di origami. Un giorno
aprì il cassetto dei giocattoli, tirò fuori tubetti di colore rosso, blu e bianco e iniziò a dipingere un sogno che racconta di un viaggio nel mondo dell’inconscio" (Giovanna Caggegi).