Calogero Barba
Lillo Giuliana
Michele Lambo
Giuseppina Riggi
Salvatore Salamone
Agostino Tulumello
Franco Spena
alcuni artisti che operano nel campo della 'Scrittura visiva', una forma di espressione che propone, nel contesto dell'opera, l'unione della parola con l'immagine.
a cura di Franco Spena
opere di:
Calogero Barba-Lillo Giuliana-Michele Lambo-Giuseppina Riggi-Salvatore Salamone-Agostino Tulumello
Alla mostra DERIVE partecipano alcuni artisti che operano nel campo della 'Scrittura visiva', una forma di espressione che propone, nel contesto dell'opera, l'unione della parola con l'immagine. La ricerca verbo visiva ha radici antiche, ma anche, nel corso dei secoli, ha visto modi di rappresentazione significativi e variegati, anche se non codificati da una poetica, si pensi ai Carmina figurata greci e latini, ai codici miniati medievali, alle esperienze settecentesche, fino al linguaggio singlottico della pubblicità , passando attraverso le esperienze del primo novecento, e attraverso tappe importanti come le Tavole parolibere futuriste o la Poesia concreta degli anni '40.
Negli anni '60 nasce la Poesia Visiva ad opera di Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e altri artisti che, provenendo dalla letteratura, sconfinano nell'immagine utilizzando materiali che provengono dal linguaggio del media.
C'è da dire che la 'scrittura', ancora, è entrata a fare parte della fenomenologia di molte ricerche artistiche, divenendo a volte essa stessa immagine o dialogando con le immagini, come, per esempio, nell'Arte concettuale o nelle opere della corrente Art and Litterature.
Il gruppo di Caltanissetta si è inserito fin dagli anni '80 in questo terreno di ricerca verbo visiva, tanto da essere considerato, nel territorio nazionale, un punto di riferimento in Sicilia.
E' rappresentativa la mostra 'Parole in vista' realizzata qualche anno fa a Montedoro (CL), che ha coinvolto quasi tutte le presenze storiche che lavorano in questo settore.
La mostra DERIVE vuole mettere in evidenza i caratteri della 'scrittura' degli artisti siciliani, una scrittura mediterranea dai forti accenti oggettuali e matrici, che affonda spessa la ricerca sul terreno dell'antropologia e di un segno che è conduttore di storia e di cultura, ma anche di attenzione ai linguaggi del contemporaneo.
Calogero Barba, Lillo Giuliana, Michele Lambo, Giuseppina Riggi, Salvatore Salamone Agostino Tulumello conducono generalmente un discorso di tipo aniconico, con più interesse verso l'informe che verso la rappresentazione. In ogni caso, attraverso opere che si legano alla realtà attraverso i materiali, l'impatto formale, il colore e la contestualizzazione del tessuto verbo-visivo.
Franco Spena, tra questi, assume il doppio ruolo di artista e di teorico, nel senso che il suo lavoro si inoltra nel panorama più ampio della ricerca estetica e nella lettura critica delle opere.
DERIVE, che è il titolo della mostra al Museo Nuova Era, con la quale il gruppo nisseno si presenta a Bari il 28 Ottobre, nasce dal tentativo di leggere il tempo dell'arte attuale, come momento estremamente variegato di espressioni artistiche, ma anche di operare delle riflessioni che permettano di progettare le avventure necessarie, i dirottamenti anche estremi che possano condurre alla rottura di quei sistemi, vuoi della logica, vuoi delle culture, dalle quali trarre le poetiche capaci di dare allo sguardo e al sogno nuove visioni. In fondo, nell'incertezza del presente, ricreare attraverso l'arte e la scrittura, come direbbe Duchamp, miraggi; la poesia, la capacità di cogliere cioè di vedere, probabilmente ciò che sta al di là della forma, al di là del tempo, al di là della storia, poiché 'Nella deriva che ci accoglie nel tempo presente, è necessario ri-ordinare i criteri del nostro situarci, nel senso che la frequentazione dell'agorà multimediale impone di ri-creare termini di orientamento che ci permettano di cogliere e di trovare quei segni di espressione nei quali riconoscerci e attraverso i quali ri-conoscere . In particolare è necessario trovare forme direzioni possibili, vivibili nella pluralità delle culture che interagiscono sempre più fra di loro e nella diversità dei linguaggi che impongono di ricercare nuovi modelli di espressione. Nella provvisorietà offerta dalla velocità con cui tutto questo avviene, il computer si pone come forma simbolica dirompente nel sistema delle geografie che fino ad ora hanno espresso i canoni ufficiali della cultura, proponendo un paesaggio culturale variegato nel quale ogni centro, parafrasando una metafora di Emerson, può divenire centro di altrettante circonferenze, trasmettendo la sua forza irradiante in un territorio sempre meno definibile, che ri-sistema continuamente i suoi confini. Questa fenomenologia finisce per proiettare nel terreno dell'arte una disarticolazione del sistema del comunicare come la creazione di una contemporaneità di eventi, di storie che variano continuamente, in tempo reale, un panorama instabile nel quale, peraltro, è difficile riconoscere avanguardie. I media, espropriati i linguaggi dell'arte, spesso si pongono come forme alte di espressione nella breve durata delle funzioni che assumono, distruggendo quei caratteri di perennità e di oggettività che l'opera d'arte storicamente ha portato con sé. In un territorio nel quale si sente sempre più il bisogno di interpretare una nuova realtà nelle sue componenti più quotidiane. Mentre il virtuale paradossalmente incede, proponendo forme di figurazione e di rappresentazione che - al di là delle alchimie generazionali presenti nel mercato - sembrava si fossero perse per strada, nella pluralità di linguaggi e di forme di espressione, fra queste 'derive', l'arte deve trovare ancora quei dis-orientamenti , quei dirottamenti che le facciano ri-leggere il suo essere nel tempo, e le permettano di ricomporre la rotta verso quei segnali che la condurranno verso nuovi approdi.
Anche 'la scrittura', nell'incerto proporsi nello scarto invisibile tra enunciato ed enunciazione, continua a straripare nel dettato più ampio dell'immagine, in un terreno mediale che sempre più si appropria della parola per sacrificarla sull'altare della visione. La visione di uno 'scrivere' che sborda e si distorce nel magma immaginifico del crogiolo di nuove tecnologie, di diverse strumentalità e che è messo a confronto con impensate materie, sul terreno seducente di inattese e ammiccanti forme di fruizione.
Diveniamo utenti di una scrittura sempre più immagine, le cui valenze iconografiche inducono nuovi modi di leggere e di interpretare il mondo e le cose, ma anche di dare alla parola forme e colori, ritmi e intenzioni nel mondo inafferrabile della realtà virtuale. Dai 'Carmina figurata' ad oggi parole e immagini hanno attraversato soluzioni espressive e differenziate modalità di dialogo. Tuttavia, nella velocità del tempo presente, per derive e avventure, figli di un arrestabile 'bateau ivre', mentre accogliamo le seduzioni di forme di espressione che ci allacciano all'oggi, continuiamo a praticare sbordamenti, disequilibri magari, instabili aggiustamenti, fughe, sogni, mentre sembra impossibile gettare l'ancora verso 'rive' che rompano, per una sosta impossibile, il fluire delle parole, per scardinare i termini di un discorso troppo vicino ancora ad una antropologia, a una cultura e una storia che non possiamo, non riusciamo a dimenticare'.
Dal 28 Ottobre al 13 Novembre 2003
Orario galleria: 17.30-20.30
Chiuso il sabato e la domenica
MUSEO NUOVA ERA
Strada dei Gesuiti, 13 - BARI
tel. 080 5217776