Paesaggi con albero al vento (work in progress). Una serie di dittici fotografici affiancati da un intervento sonoro del Collettivo di Musica Elettroacustica di Torino.
a cura di Caterina Franchini
Nella serie di dittici intitolata Paesaggi con albero al vento (work in progress) l’artista Ros Ventura propone un taccuino di viaggio visivo che resta aperto a cogliere nuovi frammenti spazio-temporali. L’elemento iconico del paesaggio, naturale o artificiale, condensa la percezione di territori diversi resi univocamente riconoscibili. Monumenti architettonici del passato remoto o prossimo sono ritratti da una coppia di fotogrammi che suggerisce la possibilità di una sequenza binaria infinita.
Le scene mute in bianco e nero, quasi immobili, pongono il “monumento” in una dimensione ove impercettibili cambiamenti d’inquadratura svelano una traslazione minimale del tempo. Un albero, dall’esile tronco ritorto su se stesso, piegato dal vento che ne direziona le fronde, simboleggia il passo dell’artista nei luoghi della mente. Per Ros Ventura l’albero è interprete unico di un atto che condensa in sé memoria e futuro.
La trama minimale proposta dalla sequenza dei dittici in mostra rievoca con delicatezza la celebre filmografia del regista giapponese Yasujiro Ozu e nella sovrapposizione di piani diversamente definiti svela quell’incomunicabilità esistenziale celebrata con intensità dal maestro Antonioni per cui l’uomo non è più in grado di stabilire alcun rapporto primordiale con la realtà del paesaggio che lo circonda.
L’esposizione è affiancata da un intervento sonoro del Collettivo di Musica Elettroacustica di Torino: CoMET ha concepito una sonorizzazione dell’ambiente espositivo che si fonda sul piano strutturale, profondo, del legame tra monumento, memoria collettiva, interpretazione artistica e processi di visione/ascolto. L’ambiente si trasforma, così, in luogo di riflessione, reinterpretazione e riattualizzazione artistica di territori canonici dell’immaginario musicale. Vestigia, rovine, tracce mnestiche di un passato più o meno remoto si cristallizzano in un rapporto dialettico tra monumento - forma preesistente - e intervento artistico - forma attuale - capace di donare al primo nuova luce.
La riappropriazione continua e infinita di luoghi della memoria collettiva costituisce la traccia comune dello spazio espositivo, che, pur senza costruire una sincronia e una corrispondenza immediata tra i media e tra i sensi, prevede la partecipazione di questi a un medesimo principio, la costruzione di un’esperienza complessa tra le molteplici soglie nascoste nella relazione tra uomo, storia e ambiente.
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Ros Ventura nasce nel 1962 a Buenos Aires dove si forma all’Accademia Meeba, frequenta lo studio del celebre artista argentino Jorge Garnica e lavora presso il laboratorio di fotomeccanica della rivista Lyra/Teatro Colon.
Nel 1986, trasferitosi in Italia, entra attivamente a far parte del collettivo di artisti Sottopassaggio con cui partecipa, tra le altre iniziative, anche all’esposizione-installazione “Die Schwalbe Ruft” articolata in una serie di location nelle Langhe.
Nel 1993 a Verona realizza le illustrazioni per i racconti “14.14 Racconti e Disegni” e alcune scenografie per il teatro e per la danza contemporanea in collaborazione con la compagnia Ersilia e l’Ente Lirico Arena di Verona. Negli stessi anni inizia la sua personale ricerca pittorica legata agli spazi intesi come luoghi di forte contrasto e di antagonismo tra mobilità e rigidità, interno ed esterno, silenzi e rumori.
Dal 1999 si stabilisce a Barcellona (Spagna) e frequenta i corsi di fotografia digitale presso l’Accademia GrisArt. Da allora, parallelamente alla pittura, Ros Ventura sperimenta nei suoi progetti la fotografia digitale e le sue opere vengono esposte: al Festival internazionale di Arte Contemporanea di Barcellona (BAC!), al Museo de Arte Contemporanea de Castilla y Leon (MUSAC); presso La Fábrica Galleria d’arte di Madrid (in collaborazione con il Ministero di Cultura Spagnolo); in occasione di Paratissima 2011 a Torino e del Premio Oskar Barnack/Leica in Germania.
Gallerie di contatto:
per le opere fotografiche: PHLIBERO – via Principessa Clotilde, 85 Torino – info@phlibero.it
per le opere grafiche: ELENA SALAMON – via Torquato Tasso, 11 Torino – info@elenasalamon.com
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CoMET, Collettivo di Musica Elettroacustica di Torino, nasce dall’incontro al Conservatorio di Torino di sei musicisti con storie e carriere diverse tra loro: Giacomo Albert, Carlo Barbagallo, Francesco Bianchi, Amedeo Casella, Antonella Labozzetta e Alessandro Merlo.
L’interesse comune verso la sperimentazione, l’improvvisazione e le nuove tecnologie è alla base di questo collettivo che si vuole a struttura aperta.
L’obiettivo è sperimentare in ambito sonoro tecnologie analogiche e digitali per cercare nuovi spazi di espressione comune in campi sempre diversi, dalle performance ai concerti, dalla net-art alle installazioni sonore.
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Phlibero, associazione di promozione sociale, si occupa di fotografia e crede nel potere delle immagini: il potere di comunicare in maniera immediata, per trasmettere le sfumature o suscitare le emozioni più forti. Oltre a mostre fotografiche phlibero propone corsi e workshop (di fotografia, fotoritocco con Photoshop, ripresa e montaggio video). Gli eventi e le mostre di Phlibero educano alla fotografia come strumento conoscitivo per il fruitore e come mezzo d'indagine interiore e d'espressione personale per l'ideatore.
I lavori fotografici prodotti dai partecipanti alle attività di Phlibero, oltre a rappresentare un accrescimento professionale o personale, confluiscono in progetti collettivi periodicamente presentati in vari format espositivi, talvolta in sinergia con enti e altre associazioni. www.phlibero.it
Inaugurazione 7 ottobre ore 18
Phlibero
Via Principessa Clotilde 85, Torino
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19.30
Ingresso libero