Il grande formato delle fotografie consente al visitatore l'immersione in un Giappone senza tempo, lontano dall'effervescenza delle megalopoli e dalla febbre industriale, un Giappone nel quale l'estetismo e' un'arte di vivere e nel quale l'armonia e la delicatezza del gesto si mescolano al rigore e alla precisione dei riti ancestrali.
l MAO Museo d’Arte Orientale presenta 40 fotografie dedicate al Giappone della fotografa francese Suzanne Held già esposte al Musée d’Arts Asiatiques di Nizza.
Negli scatti giapponesi Suzanne Held sceglie di restituire, lontano dagli eccessi e dalle tragedie della modernità, un Paese abitato dalla tradizione nel quale ogni istante si veste del silenzio del rituale, un Paese popolato tanto dagli uomini quanto dagli “spiriti” dello Shintō e dalle grandi figure del Buddhismo. In una parola, ricava il Giappone dalla contemplazione di una natura divinizzata, percepita, compresa e amata attraverso la meditazione. Suzanne Held fissa così, con una testimonianza luminosa e colorata, l’anima di un paese che il suo popolo ha sempre saputo salvaguardare.
Il grande formato delle fotografie consente al visitatore l’immersione in un Giappone senza tempo, lontano dall’effervescenza delle megalopoli e dalla febbre industriale, un Giappone nel quale l’estetismo è un’arte di vivere e nel quale l’armonia e la delicatezza del gesto si mescolano al rigore e alla precisione dei riti ancestrali.
Le immagini in mostra si articolano attorno a quattro grandi temi: le geisha, i giardini, i luoghi di culto dello Shinto e del Buddhismo.
Tra gli aspetti della cultura giapponese più noti all’Occidente figurano le geisha. Considerate erroneamente mere prostitute dagli Occidentali, le geisha sono letteralmente ‘persone d’arte’, donne istruite nella musica, nella danza e nel canto, altamente apprezzate e richieste dai clienti delle case da tè per il loro talento. Le geisha vestono kimono di seta decorati da motivi carichi di significato, che variano in base alla stagione, all’età di colei che indossa l’abito (colori vivaci per le giovani donne, colori tenui per le donne in età matura), alla casa da tè presso la quale operano.
I giardini, elemento essenziale della cultura nipponica, sono di solito presenti nell’immaginario occidentale nella forma del giardino secco. La realtà è tuttavia molto più varia.
Per i Giapponesi, tutto è abitato. La pietra più piccola, il più piccolo ciuffo di muschio, ogni albero, foglia o fiore racchiudono uno spirito. Anche una porzione di natura che agli occhi di un Occidentale può apparire casuale è in realtà un giardino minuziosamente organizzato, sistemato in modo da riprodurre lo spazio naturale nel quale vivono gli spiriti, con lo scopo di attirarli e di assicurarsene la benevolenza.
All’insegna della perfetta integrazione tra uomo e natura, alle foto di giardini si affiancano le suggestive immagini di luoghi di culto legati allo Shintō e al Buddhismo.
Lo Shintō riconosce a tutti gli elementi della natura un’anima che si incarna in divinità chiamate kami. A differenza delle religioni occidentali che prevedono pratiche rigidamente codificate, lo Shintō è un insieme di riti che possono variare ampiamente di regione in regione, se non di villaggio in villaggio.
Il Buddhismo giunse in Giappone dalla Corea, nella versione cinese del Grande Veicolo, nel corso del V-VI secolo d. C. Nel corso dei secoli nascono scuole e dottrine che si diffondono nel paese senza tuttavia oscurare la pratica dello Shintō.
Oggi i due culti coabitano pacificamente, al punto che si usa dire “i Giapponesi nascono shintoisti e muoiono buddhisti”.
La mostra fotografica è arricchita dalla presenza di due antiche sculture buddhiste, da kimono e haori e da altri elementi che richiamano le tradizioni estetiche e culturali dell’arcipelago. Tra questi spiccano i bonsai e l’ikebana, l’arte di disporre composizioni floreali in vaso, con esemplari realizzati della Wafu School of Ikebana - rappresentata da Ingrid Tosei Maier Galvagni e dei suoi allievi - e dall'atelier di ceramica del Monastero di Bose.
Per tutta la durata della mostra, un ricco calendario di eventi consentirà di immergersi totalmente nell’atmosfera giapponese, apprezzando dal vivo alcuni dei gesti che caratterizzano la cultura del Paese. Accanto alla cerimonia del tè, all’ikebana, alla calligrafia e alla danza butoh, troveranno spazio conferenze dedicate alla concezione e creazione dei bonsai, alla carta e alla figura del guerriero giapponese.
Per consolidare e ribadire il rapporto di gemellaggio di Torino con la città di Nagoya, dall’inizio della mostra al 10 novembre verrà proiettato il cortometraggio “Knights and Noodles”, realizzato con il sostegno del Ministero del Commercio, dell’Economia e dell’Industria giapponese.
Infine dal 14 dicembre al 16 febbraio 2014, in occasione della mostra Origami – spirito di carta, realizzata dall'Associazione Yoshin Ryu nel vicino Palazzo Barolo, il MAO ospiterà un video dedicato all’arte tradizionale giapponese della piegatura della carta.
Suzanne Held
Interessata alla fotografia sin dall’infanzia e iniziata all’arte dalla frequentazione dei musei e dalla passione per il disegno, dopo qualche anno di impegno nel giornalismo fu in modo del tutto naturale indirizzata alla carriera di fotoreporter dalla sua doppia formazione in Storia dell’Arte e in Scienze Politiche.
A partire dagli anni ‘60 percorre ed esplora la terra intera, in un’epoca in cui erano ancora possibili reportages inediti da parti del mondo sconosciute al grande pubblico. Il suo stile facilmente riconoscibile e la qualità alta del suo lavoro fotografico tradizionale ai sali d’argento le valgono ben presto un vivo successo. Grandi riviste come VSD, Grand reportage, le Figaro Magazine, Connaissance des Arts le dedicano regolarmente ampio spazio.
La sua capacità di cogliere la luce naturale e di apprezzarne le sfumature, abbinata alla sua notevole pazienza, le permette di cogliere e identificare l’istante magico e unico che congiunge luce e soggetto.
Pubblica più di una trentina di albums che documentano i suoi quarant’anni di viaggi solitari alla ricerca dei più bei paesaggi – lei direbbe delle luci più belle – e dei popoli che li abitano. Le sue fotografie obbediscono quasi tutte alla preoccupazione di rivelare l’osmosi tra la natura e la creazione umana.
MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11 – Torino
Orario: mar-dom ore 10-18 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso mostra e collezioni museali: intero € 10; ridotto € 8; gratuito fino 18 anni.