Mattia Barbieri
Lorenza Boisi
Manuele Cerutti
Marco Cingolani
Fulvio Di Piazza
Matteo Fato
Gioacchino Pontrelli
Pierluigi Pusole
Alberto Zanchetta
La mostra collettiva indaga la pittura "nell'occhio di chi la fa, prima ancora di coloro che la guardano". Opere di Mattia Barbieri, Lorenza Boisi, Manuele Cerutti, Marco Cingolani, Fulvio Di Piazza, Matteo Fato, Gioacchino Pontrelli e Pierluigi Pusole.
a cura di Alberto Zanchetta
Mattia Barbieri
Lorenza Boisi
Manuele Cerutti
Marco Cingolani
Fulvio Di Piazza
Matteo Fato
Gioacchino Pontrelli
Pierluigi Pusole
Quello del pittore non è un mestiere, è senza dubbio una vocazione – e talvolta un
destino scritto direttamente nel DNA (Domenico Gnoli, ad esempio, diceva di essere
«nato sapendo che sarei stato pittore»). Per alcuni potrebbe essere un’ambizione che
poi si trasforma in un’inevitabile ambage, perché solo ciò che è periglioso dà
soddisfazione (ogni volta che De Kooning dipingeva pensava che sarebbe stato un
fallimento); ne derivano però anche malcelate insofferenze, più esterne che interne al
problema-pittura («Facevo il pittore: è forse una colpa?» scriveva Giacometti
prendendo di mira i detrattori della nobile arte del pennello). Stranamente, nella
lingua italiana sussiste un’evidente assonanza tra pittura e abiura, ragion per cui i
critici che non hanno dimestichezza con il lessico potrebbero aver confuso troppo di
frequente i due termini, tant’è che ne parlano spesso male, scrivendo anche peggio.
P-i-t-t-u-r-a. Bisognerebbe scandire con calma e solennità queste lettere, perché si fa
presto a dirle o a scriverle, ma più spesso non basta una vita intera per assaporare
pienamente tale [id]entità. Un tempo ci si turava il naso a causa dell’afrore che il
dipinto emanava; e ancor oggi, nonostante i pigmenti siano per lo più indori, qualche
critico continua a storcere il naso, non già per l’olezzo dell’olio o della trementina,
bensì per lo sdegno di vedere “ancora” della pittura. In realtà la pittura non è quella
che si vede ad opera ultimata, è semmai ciò che accade mentre l’artista è all’opera.
Detto in altre parole: la pittura è nell’occhio di chi la fa, prima ancora di coloro che la
guardano.Per certo, il problema endemico della morte della pittura si è ormai estinto, come la
neve al sole! Sorprende infatti che durante tutto il Novecento nessuno abbia provato a
praticarvi l’autopsia; dissezionare il problema avrebbe giovato nel dissipare la
pandemia, ma la condanna a morte avrebbe dato adito a un’autopsia sul vivente,
accanimento tanatologico che non era né filosofico, né estetico (possibile che il
problema fosse invece razziale? Nient’altro che un odio contro la progenie della
pittura?). Il tentativo di refertare come morta qualche disciplina artistica è un atto di
vile sciacallaggio che ritorna spesso in auge – alla stregua di un banale refrain.
Lasciamo però che gli avvoltoi becchino le carcasse di questi presunti decessi, perché
si renderanno presto conto che in arte non ci sono tanti cadaveri quanti servirebbero a
sfamarli.
Antoine Furetière affermava che «sono senz’alto i quadri tra le curiosità più belle», e
questo è tutto ciò che a noi basta sapere. Anzi, è tutto ciò in cui vogliamo credere! Ne è
una dimostrazione questa mostra, che vuole essere un inno alla vitalità della pittura, un
atto d’amore incondizionato per la Regina di tutte le Belle Arti.
(A.Z.)
Inaugurazione: MERCOLEDÌ 30 OTTOBRE ORE 18:30
L.E.M. Laboratorio Estetica Moderna
via Napoli, 8 - 07100 Sassari
dal LUNEDI al SABATO dalle 18:00 alle 20:00 (o su richiesta)
INGRESSO LIBERO