Velan - Centro d'Arte Contemporanea
Go go my dancer, move your arms and feet until the floor ends. This song is for you. Una stampa su tessuto viene "attivata" da alcuni danzatori, ognuno con una propria coreografia. In mostra anche una serie di lavori composti da found-footage e tessuti,si tratta di scene provenienti da rappresentazioni teatrali.
---english below
a cura di Francesca Referza
Sabato 9 novembre 2013 alle ore 19.00 il Velan Center ha il piacere di presentare Go go my dancer, move your arms and feet until the floor ends. This song is for you, un progetto performativo ed espositivo appositamente ideato da Jacopo Miliani per Velan, in concomitanza con Artissima 20. Il progetto, di natura intima e personale, che ho voluto sviluppare all’interno dello spazio del Velan Center – spiega Jacopo Miliani - ha una natura sia eventuale/performativa che un aspetto visivo, legato al luogo ed alla sua architettura. La suggestione è nata a partire dalle colonne presenti nello spazio che delimitano un’area centrale. Questo ‘sotto-spazio’ presenta a mio avviso un importante punto di vista. L’idea è quella di stendere al centro della sala, sul pavimento tra le colonne, una stampa su tessuto che, durante l’opening, alcuni danzatori, ognuno con una propria coreografia, attiveranno individualmente per una durata di pochi minuti. Vogue Fabric (2013) è un tessuto stampato in cui compaiono dei movimenti di danza. La mia intenzione è quella di far attivare il tessuto dai danzatori, attraverso dei piccoli interventi di improvvisazione coreografica. L'oggetto, in tal modo, diventa sia immagine che movimento. In effetti tra tessuto e movimenti di danza, durante la performance dell’opening, avverrà uno scambio continuo: la danza avrà un’impostazione determinata dalla presenza del tessuto, che a sua volta cambierà il suo status a seconda delle scelte coreografiche del danzatore. In tal modo si verificherà uno sdoppiamento del linguaggio coreografico, quello stampato e quello eseguito dal vivo. Le pareti dello spazio sono a loro volta ‘animate’ da una serie di lavori composti da found-footage e tessuti. Oltre ai tessuti, foto e piccoli vetri. Le immagini sono fotografie di scena provenienti da rappresentazioni teatrali. L'artista, e di conseguenza il nuovo spettatore, sono all'oscuro di quello che è realmente accaduto sul palcoscenico. Il tessuto, qui inteso come textus, che in latino significa sia tessuto che trama narrativa - precisa Miliani - si apre ad infiniti possibili atti e narrazioni ulteriori. L'intenzione è quella di comporre l'immagine teatrale e 'legarla' ad un supporto (il tessuto) non solo decorativo, ma che ne mantenga le caratteristiche contenutistiche, per loro natura effimere e temporali. La piega del tessuto infatti non è mai uguale a se stessa, cosi come l'atto recitativo.
Da sempre piuttosto poliedrico nell’uso dei mezzi espressivi, da qualche anno a questa parte Jacopo Miliani ha fatto spesso ricorso alla performance senza tuttavia mai escludere del tutto fotografia, installazione e video come media privilegiati nel proprio lavoro. Anzi a volte i diversi linguaggi convivono in uno stesso progetto espositivo, proprio come nella personale torinese. Ultimamente la ricerca dell’artista sembra sempre più concentrarsi tra l’analisi di uno specifico topos cinematografico, come nella serie di posters Dünyayı Kurtaran Adam (2009) o nel recente lavoro Knowledge is good (2012), ed una più intima riflessione sulla comunicazione del corpo in movimento attraverso la performance. In entrambi i casi Miliani compie, a partire dall’originale, sia esso mutuato dal cinema che dal teatro, una vera e propria destrutturazione della sintassi originale. La sua analisi tende ad enucleare singoli frammenti di una narrazione più ampia che poi scompone fino a raggiungere un grado zero silenzioso, ma al tempo stesso capace di suscitare degli interrogativi nello spettatore. Un’atmosfera di sospensione temporale e semantica pervade molti dei lavori di Miliani, sia installativi che performativi. In ciascun progetto espositivo l’artista, i cui interessi spaziano dalla letteratura alla musica pop ed elettronica, dai cult movies fine anni Settanta al Teatro Povero di Grotowski, tende a instillare nello spettatore dei dubbi relativi al meccanismo della visione, attraverso insolite destrutturazioni o sorprendenti accostamenti formali. La mostra Go go my dancer, move your arms and feet until the floor ends. This song is for you condensa dunque più di un aspetto della ricerca di Miliani, quello per la musica, in questo caso assente, ma indirettamente evocata dal movimento dei danzatori, quello per il corpo come strumento di comunicazione non verbale, al tempo stesso poetico e polisemico e, non ultimo, quello per il tessuto, inteso e valorizzato sia per la sua fattura materiale che per la sua capacità di essere luogo narrativo, al tempo stesso antico e contemporaneo. Lo spazio fisico del Velan Center, con le sue quattro colonne centrali, amplificherà l’effetto osmotico ricercato da Miliani tra verticale ed orizzontale, esterno ed interno, bi-dimensione e volume, stasi e movimento, in un pattern visivo che avrà come elementi fissi i lavori a parete e come elementi variabili i danzatori protagonisti della performance.
Jacopo Miliani (Firenze, 1979) vive e lavora a Milano. Ha studiato al DAMS di Bologna e al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra. Tra le sue mostre personali si segnalano Knowledge is good, Videoteca GAM, Torino (2013), Do you believe in mirages? (2012), EX3, Firenze, Playmakesplay (2012), Frutta gallery, Roma e Rehearsal for an image (2010), Studio Dabbeni, Lugano. Numerose le partecipazioni a mostre collettive, tra le più recenti, nel 2013, A Revolution is a spinning force presso Appleton Square di Lisbona, Footnotes, Footstep al CAC di Vilnius e Fig.5 alla David Roberts Art Foundation di Londra. Attualmente Jacopo Miliani è uno dei quattro artisti selezionati dal MACRO di Roma per il programma Artisti in residenza.
Si ringraziano per la preziosa collaborazione Daniela Chianini, direttrice del Teatro Nuovo di Torino e le gallerie Frutta, Roma e Studio Dabbeni, Lugano.
---english
curated by Francesca Referza
Saturday, November 9, 2013, the Velan Center is pleased to present Go go my dancer, move your arms and feet until the floor ends. This song is for you, a performance and exhibition project curated by Francesca Referza, specially conceived for Velan by Jacopo Miliani, in conjunction with Artissima 20. Jacopo Miliani explains, The project has an intimate, personal quality that I wanted to develop in the Velan Center's space. It has an event/performance aspect as well as visual one tied to the place and its architecture. The idea started with the columns that bound a central area in the space. I saw this 'subspace' as an important vantage point. The concept was to lay out a print on fabric on the floor in the room's center between the columns. During the opening, several dancers, each using their own choreography would individually activate it for a few minutes. Vogue Fabric (2013) is a printed fabric on which dance movements appear. My intention is to have the dancers activate the fabric through small acts of improvised choreography. This makes the subject both image and movement. A constant back-and-forth is established between the fabric and the dance movements during the opening's performance. The dance has a specific orientation determined by the fabric's presence, which will in turn change its condition depending on each dancer's choreography choices. This will create a doubling of the choreographed language, the printed language, and the language performed live. The space's walls are 'animated' by a number of works made up of found footage and fabrics. Photos and small pieces of glass join the textiles. The images are scene photographs from plays. The artist, and therefore the new viewer, are unaware of what is actually happening on the stage. The fabric (tessuto in Italian from the Latin 'textus', meaning both fabric and narrative plot), opens to infinite possible acts and further narratives, as Miliani explains. The intention is to create a theatrical image and 'bind' it to a base (the fabric) that is more than decorative, containing the traits of its contents and their ephemeral, temporal quality. The fabric's fold never repeats itself, and neither does the performance action.
Miliani has always been quite multifaceted in his expressive tools. In his works from recent years, he has made frequent use of performance while photography, installation, and video remain his work's preferred media. These different vocabularies may even coexist in a single exhibition project as they do in this solo show in Turin. Most recently his work seems to focus on investigating a particular film topos, such as in his series of posters, Dünyayı Kurtaran Adam (2009) or his recent work Knowledge is good (2012), and a more intimate reflection on the communication of the moving body through performance. In both instances, Miliani starts with the original, whether borrowed from film or theater, and creates a complete deconstruction of the original syntax. His exploration seeks to pinpoint individual fragments of a broader narrative, which breaks down into it quietly reaches its minimum, but that can still incite questions in viewers. An atmosphere of temporal and semantic suspension shoots through many of Miliani's works, including his installations and performances. Miliani's interests run the gamut from literature to pop and electronic music, cult movies to Grotowski's 'poor theater' in the late 1970s. In each of his projects, he strives to instill doubt in viewers about the mechanism of viewing, through uncommon deconstructions or unexpected formal juxtapositions. His show Go go my dancer, move your arms and feet until the floor ends. This song is for you embodies several aspects of Miliani's investigations. The aspect of music is absent here, though indirectly suggested by the dancers' movements. There is the body as a tool of non-verbal communication. simultaneously poetic and polysemic. And, last but not least, the aspect of fabric, understood and valued for its material consistency and its ability to be a narrative place, old and contemporary at once. The Velan Center's physical space, with its four central columns, will amplify the osmotic effect that Miliani seeks between vertical and horizontal, inside and outside, two-dimensions and volume, and stasis and movement. It will create a visual pattern whose fixed elements are the works on the walls and variable elements are the dancers creating the performance.
Jacopo Miliani (Florence, 1979) lives and works in Milan. He studied at DAMS in Bologna and at the Central Saint Martins College of Art and Design in London. Among his solo exhibitions are Knowledge is good, Videoteca GAM, Turin (2013), Do you believe in mirages? (2012), EX3, Florence, Playmakesplay (2012), Frutta gallery, Rome, and Rehearsal for an image (2010), Studio Dabbeni, Lugano. He has participated in many group exhibitions, including, most recently, in 2013, A Revolution is a spinning force at Appleton Square in Lisbon, Footnotes, Footstep at the CAC in Vilnius and Fig.5 at the David Roberts Art Foundation in London. Miliani is currently one of four artists selected by the MACRO in Rome for its Artists in Residence program.
We would like to thank for their invaluable support Daniela Chianini, director of the Teatro Nuovo in Turin and the galleries, Frutta, Rome, and Studio Dabbeni, Lugano.
Opening: Saturday, November 9, 2013 - 7pm-9pm
VELAN CENTER
via Saluzzo 64 - 10125 Torino
Da giovedì a sabato 15.30-19.30