Gen(i)us loci. Nei paesaggi di Riccardo Negri viene rappresentato il confine tra percettibile con i sensi e avvertibile con la mente.
Mi piace racchiudere e raccontare la pittura di Riccardo Negri in queste tre parole. Il GENIUS LOCI era, per i romani antichi un’entità naturale o soprannaturale legata ad un luogo del mondo. Il GENUS indica, invece il genere, l’origine, la stirpe, la contingenza; GENUS, in latino è una parola vasta applicabile a una vastità di cose e situazioni, una parola che si trova a suo agio in grammatica come in filosofia, che può parlare dello stile o della condizione. Nella pittura di Negri queste due parole si intrecciano e agiscono assieme. Il suo è un agire in cui la rivelazione delle strutture più intime del mondo che ci circonda, la rappresentazione della sua semplificazione estrema, apre al pensiero un’immensa vastità di riflessioni. Nei suoi paesaggi viene rappresentato il confine tra percettibile con i sensi e avvertibile con la mente. Sono luoghi che esistono realmente, paesaggi riconducibili a geografie terrestri, ma di essi e da essi si coglie una dimensione spirituale, la sensazione di comunione con un concetto. Pittura Italiana, quella radicata nel nostro “GENUS” e talmente forte in Negri da sfuggire, con gli “oggetti” alle due dimensioni canoniche e di invadere le tre dimensioni come nelle tombe etrusche, come negli infiniti cicli dei nostri affreschi. L’invasione delle tre dimensioni, però, non diventa scultura rimane pittura e crea spazi nuovi, sempre al limitare tra realtà fisiche e metafisiche. Anche la tecnica usata aderisce strettamente alla rappresentazione: il disegno, le sue tecniche, i suoi materiali diventano, nelle mani di Negri, pittura: ancora una volta un qualcosa di preciso e percettibile, ma indefinibilmente inafferrabile.
Come il GENIUS LOCI, conosciuto dai latini e venerato ma di cui essi stessi non conoscevano veramente l’origine: essere naturale o divino, maschio o femmina? Quando lo si invocava bisognava precisare “SIVE MAS SIVE FOEMINA” e, ancora, come GENUS capace di raccontare l’essenza più profonda delle cose, la loro origine, ciò da cui ci arrivano nella forma che conosciamo incontrandole. Familiarità coll’ancestrale, libero dai condizionamenti dei momenti nel loro accadere e, per questo, sempre in grado d’accadere. E la stessa familiarità Negri la rivela nei suoi lavori di gioielleria, forme per il corpo che non vogliono solo decorarlo ma svelarlo nel senso più profondo del termine, quello di toglierne il velo. Indossarli è come aprire una finestra in sé stessi, decidere di raccontare molto di sé, dei propri pensieri, del proprio animo, del luogo da cui si proviene, di fare di sé un luogo sacro… Perché, come diceva Servio e Riccardo Negri ha ben presente, “NULLUS LOCUS SINE GENIO”.
Inaugurazione 9 novembre
Galleria MiES
piazzetta dei Servi, 44/a - Modena
lun, merc, ven e sab 10.30-12.30, ven, sab 16,30-19,30, dom e fest. su appuntamento