Palazzo Tagliaferro
Andora (SV)
largo Milano
348 9031514
WEB
Due Mostre
dal 22/11/2013 al 11/1/2014
gio-dom 15-19

Segnalato da

Palazzo Tagliaferro




 
calendario eventi  :: 




22/11/2013

Due Mostre

Palazzo Tagliaferro, Andora (SV)

Le Faux Miroir: il curatore trae spunto dall'opera di Magritte per raccogliere un gruppo di artisti attorno alla ricognizione di una realta' che assume i toni di una "allucinazione", sia intima sia condivisa. Visibile: lavori eseguiti da Vania Comoretti negli ultimi anni e opere inedite.


comunicato stampa

Le Faux Miroir
Artisti esposti : Federico Gori | Antonio Lo Pinto | Silvia Mei | Noemi Montanaro | Liesje Reyskens | Anna Witt

Nel 1929, René Magritte, dipinge “Le Faux Miroir”. Il dipinto è un olio su tela di piccole dimensioni (soltanto 54x81cm), ed oggi è conservato presso il MoMA di New York. In questo periodo viene esposto nella grande mostra personale che il museo americano dedica al grande pittore surrealista belga (“Magritte: The Mistery of Ordinary”, fino al 12 febbraio 2014).
“Magritte – spiega Angerame – dipinge tre versioni di quest'opera, una delle quali regalerà a Man Ray come segno di gratitudine per averlo ispirato. L'opera raffigura un occhio in primissimo piano: nell'iride si riflette un cielo azzurro e nuvoloso con al centro un punto nero. Il dipinto indica un punto nevralgico della proposta surrealista: l'organo della visione, il quale non è più considerato uno specchio fedele della realtà esterna, bensì come uno specchio “falso” che riflette l'interiorità di chi guarda sulle cose del mondo. Capovolgendo il primato dell'interiorità a sfavore dell'oggettività esterna, ogni cosa concreta diventa simbolo e la pittura surrealista lo utilizza come tale per comporre un linguaggio nuovo capace di scardinare il realismo a favore di uno psichismo che aprirà le porte della modernità rendendo i linguaggi dell'arte molto più liberi e disinibiti”.
Il curatore della mostra trae spunto da quest'opera per raccogliere un gruppo di artisti attorno alla ricognizione di una realtà che assume i toni di una “allucinazione”, sia intima sia condivisa.

La grande installazione di Federico Gori (Prato 1977, vive e lavora a Pistoia), neo vincitore del Premio Metaenergia del Talent Prize di Roma, presenta “Corri a dire al re che il cielo sta crollando” verso tratto dall'Apocalisse di San Giovanni: un pavimento di specchi che l'artista ha inciso e pensato per il Battistero di San Giovanni a Pistoia, traducendo in installazione una scena dell'annuncio al re in cui appare la visione della caduta del cielo. L'installazione, fatta di specchi frantumati e incisi ad arte con punta di diamante, segue l'ordine formale che si sviluppava attorno al fonte battesimale. Sono incisioni che richiamano alla mente rivoli d'acqua oppure radici e che viene adattata per le sale affrescate di Palazzo Tagliaferro.
Antonio Lo Pinto (Catania, 1956, vive e lavora a Firenze), presenta alcune nuove sculture in marmo di Carrara, rappresentanti pupille gigantesche, grandi come palle di antichi cannoni, posate a terra. La forza di gravità e la levigatezza del materiale rendono l'installazione realistica e surreale al tempo stesso.
Silvia Mei (Cagliari 1985, vive e lavora a Milano), espone una serie di grandi dipinti su carta, una produzione recente in cui la giovane artista sarda ritrae se stessa, i suoi familiari e il cerchio di amicizie più care in forme che mettono insieme il corpo umano e il corpo animale con finalità affettive. In questi affreschi, si fondono motivi surrealisti e della bad painting, con esiti che devono la loro sostanza all'arte naif, di cui la Mei è una studiosa.
Noemi Montanaro (Napoli 1986, vive e lavora a Napoli) presenta una serie di recenti sculture in cui la Natura viene riconsiderata e ricomposta al fine di ottenere immagini di bellezza e di armonia nuove. Montanaro, con grande rispetto, cerca e raccoglie alcune specie di animali colti da morte naturale e attraverso la tassidermia tenta il recupero della loro consistenza e personalità, rinnovata grazie ad una “rilettura” della forza imperiosa della natura che diventa metafora di uno stravolgimento dei codici umani della bellezza rivista in chiave surrealista e visionaria.
Nella sua serie di fotografie, Liesje Reyskens (Zonhoven, Belgio 1984, vive a lavora in Belgio) riflette sull'utilizzo del corpo femminile come veicolo di codici comportamentali e identitari, all'interno di una realtà che è quella della pubblicità commerciale. Le sue adolescenti esprimono il candore di una femminilità consapevole ed eccentrica. Alcune di loro sono ritratte con tipici oggetti del lavoro domestico: oppure in situazioni stereotipate tipiche dei set pubblicitari. Reyskens usa gli stereotipi di una fotografia commerciale per svelare i codici che stanno alla base di un modello femminile sempre più globalizzato.
Anna Witt (Wasserburg am Inn, Germania, 1981. Vive e lavora a Vienna) usa il video come mezzo di ricerca e di messa in luce dei più reconditi pensieri che si sviluppano nelle società avanzate in merito a temi di comune attualità. Nella video room di Palazzo Tagliaferro, Witt presenta “The Eyewitness”, mostra una serie di interviste che l'artista ha operato presso classi di giovanissimi scolari chiamati a commentare fatti di attualità, di politica, di economia e sociali. I pensieri espressi dai giovani salisburghesi, riflette una realtà spesso sognante e a volte crudele, svelando i processi di pensiero attraverso i quali le giovani menti leggono il mondo che sta loro attorno.

-----

“Visibile”
Vania Comoretti

La mostra personale di Vania Comoretti (Udine 1975, vive e lavora tra Udine e Venezia), raccoglie lavori eseguiti negli ultimi anni, fino a opere inedite create appositamente per la mostra di Andora. La sua mostra ha molti punti di contatto con il tema della mostra collettiva Le Faux Miroir, e occupa tre ampie sale di Palazzo Tagliaferro, per rendere omaggio ad un'artista emergente già vincitrice dell'ambito Premio Saatchi di Londra.
Nel suo progetto più recente intitolato “Iride”, Vania Comoretti analizza la parte dell’occhio che più di tutte vanta una letteratura scientifica, filosofica, esoterica, di grande importanza. L'interesse di Comoretti per l’iride nasce da una vicenda personale che viene analizzata nel suo essere specchio di legami di sangue e genetici. L’iride si perpetua all'interno delle generazioni di una stessa famiglia. Per Comoretti, identifica “il luogo di appartenenza delle persone”. I ritratti restituiscono lo sguardo allo spettatore, in un gioco di “mise en abime” per cui l’opera guarda colui che la guarda, delineando così un vis-à-vis tra opera e fruitore.
I ritratti di Comoretti sono spesso dei polittici nei quali il volto della persona rappresentata (di solito appartenente ad un cerchio ristretto composto da familiari e amicizie strette) viene analizzato sotto diversi punti di vista e di luce. Il ritratto come genere viene quindi ripensato attraverso una moltiplicazione di sguardi che tentano di rendere conto della complessità e fascino del reale.
Comoretti utilizza un procedimento di ingrandimento e di focalizzazione del dettaglio, portando in luce il particolare per studiarne il colore, la luce, la brillantezza, la tessitura biologica. Così facendo Comoretti usa l’idea dello “studio” antico, dello schizzo preparatore, che nel disegno antico accoglieva su uno stesso foglio varie pose del capo e dettagli espressivi. Ella traccia una bio-logia, una logica del bios, del corpo organico che nella sua configurazione può diventare scrittura, geroglifico, perfino simbolo. Molta filosofia contemporanea ha sostenuto una rivalutazione del corpo nei confronti dell’anima, ribaltando la logica meccanicistica che la modernità aveva ricavato da Cartesio, per avvalorare la tesi di un corpo che è anche anima e di un’anima che è anche corpo, ovvero di una non separabilità tra quella scrittura fisica e organica che è il nostro corpo e quel principio ordinatore che detta le regole di tale scrittura, qual è l’anima.
Il lavoro di Comoretti è alimentato da una profonda intenzione analitica, dalla volontà di rappresentare la forza e il senso di una “mappatura” dei corpi che in questa nuova occasione espositiva si basa sulla ricerca di un progetto che nasce dalla constatazione che il “personale è reale” ed è fatto di sensazioni tattili, di sguardi unici e irripetibili, di cui la mostra rappresenta un tentativo di esaltazione, profondamente conturbante.

Inaugurazione sabato 23 novembre dalle 18 alle 22

Palazzo Tagliaferro
Largo Milano, Andora (SV)
Orario: giovedì-domenica ore 15 – 19
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [13]
Carla Iacono
dal 5/12/2015 al 28/2/2016

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede