Galleria Mosaico
Chiasso
via E. Bossi 32
+41 (0)79 4468309 FAX +41 91 6829474

Gino Macconi
dal 4/12/2013 al 17/1/2014
mar-sab 15-18

Segnalato da

Gianna Macconi



 
calendario eventi  :: 




4/12/2013

Gino Macconi

Galleria Mosaico, Chiasso

Appunti di Viaggio. Pastelli, acquarelli, disegni china e carboncino, in tutto 50 lavori riconducibili a 7 specifici nuclei tematici, 3 paesi di cui Macconi ha voluto portarsi a casa angolazioni e contorni.


comunicato stampa

Appunti di viaggio vuole essere una memoria e un omaggio al Macconi cronista, osser- vatore, anomalo turista. Parallelamente al “Concorso per giovani artisti” promosso dalla Fondazione Gino e Gianna Macconi e che quest’anno verte proprio sul tema del viaggio, la mostra intende presentare le opere su carta - pastelli, acquerelli, disegni a china e carbon- cino - che Gino ha realizzato durante alcuni importanti soggiorni all’estero, compiuti dalla metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta. I cinquanta lavori scelti sono ricon- ducibili a sette specifici nuclei tematici: sette mete di cui ha raccolto percezioni, immagini, profili lontani. Sette paesi di cui ha voluto portarsi a casa angolazioni e contorni, effigi e messe in scena, con l’occhio attento e mai troppo critico che ha sempre contraddistinto il suo procedere artistico e la visione sul mondo che lo incuriosiva.

Il gruppo di carte realizzate in Turchia (1964) rivela un’interessante vivacità cromatica nei pastelli. Linee spesse a riempire cieli tersi di un azzurro brillante su cui s’appoggia una luce calda a cornice di scene di vita solo apparentemente ordinaria: il venditore di coco- meri e lo zingaro con l’orso sono figure colte nella loro normalità, in un quotidiano che è, contemporaneamente, consuetudine e fenomeno turistico. Molto diverso l’approccio e lo stile degli esiti a inchiostro: intensa la frequenza dei tratti a cogliere la tridimensionalità di architetture complesse mentre le istantanee di vita cristallizzano il lavoro degli uomini con ombreggiature arricchite talvolta da una scrittura del ricordo.

Il soggiorno in Istria (1975) ci lascia una serie di disegni a china e carboncino dedicati a una figura angelicata dal sapore allegorico. Anche in questo caso l’input iniziale coincise con una visione fugace e reale: l’apparizione improvvisa di una bambina vestita per la sua prima comunione. Le onde sinuose dell’abito, il piccolo scialle che si solleva delicatamente sulle spalle, la coroncina a decorazione dei capelli rendono la naturalezza della presenza infantile attraverso un segno ondulato e leggero che ne trasfigura i dettagli, consegnan- doci la rappresentazione di una creatura celeste come giunta in volo.

La prassi esecutiva di Macconi “artista in viaggio” si concentrava essenzialmente su due momenti: la freschezza del gesto spontaneo e immediato, spesso realizzato en plein air nel momento esatto in cui la visione necessitava di una immediata trascrizione, e la ri- presa successiva del tema, la messa a punto continuativa dello stimolo originale.

Que- sto secondo momento si svolgeva spesso a viaggio non ancora concluso: alla sera, in albergo, Gino non smetteva di disegnare, di raccontarsi, di riportare e fermare su carta quelle impressioni che durante il giorno avevano destato il suo interesse. Dalla fusione di iconografie macconiane indiscusse (si pensi al profilo di donna coi capelli di lato) e inediti scenari paesaggistici nascono talvolta alcune opere ibride, di cui i piccoli acquerelli realizzati durante il viaggio in Valle d’Aosta (1971) sono esempio conclamato. Una traccia monocroma e nitida per composizioni dal suffisso metaforico in cui passato e presente si fondono in nuove visuali.

Di tutt’altro carattere sono i lavori relativi al secondo soggiorno in Irlanda (1976) e che si contraddistinguono per una ricerca meticolosa della sfumatura del segno e delle om- bre quale elemento cardine di tutto l’impianto formale.

Sono opere che se da un lato si rivelano debitrici della lezione di Permeke e di un certo espressionismo realista di gusto tedesco (si osservino, ad esempio, i ritratti maschili resi con rette incisive e profili aguzzi su sfondi urbani dalle prospettive distorte), dall’altro portano avanti l’attenzione naturalista per il paesaggio e i suoi protagonisti cui Macconi ha sempre dedicato uno studio attento. Esemplari in questo senso le immagini delle torbiere e dei contadini chinati sui crinali dei campi, iconografie nuove ma dalla poetica familiare. Cose di vita normale, frammenti di un’ordinarietà da indagare, e di cui restare affamati.

E se il viaggio nelle Isole Eolie, a Lipari in particolare (1978), ci regala un affresco tut- to concentrato alla trascrizione a matita di quegli elementi esotici e tipici di un folclore lontano, quello compiuto nelle Marche e in Abruzzo (1987) si connota senza dubbio per una quasi assoluta devozione al binomio di natura e territorio, presentato in una serie di acquerelli costruiti con grande attenzione compositiva e intensi accordi cromatici. Reca- nati e Pescara vivono nei ricordi di Gino Macconi attraverso colline coltivate, cieli plumbei, scorci di giardini.

Nel 1983 Macconi decise di organizzare una trasferta-studio a New York e Boston per poter cogliere di persona le sollecitazioni di una realtà artistica in grande fermento. Il soggiorno si rivelerà come una delle più importanti occasioni di approfondimento e arricchimento culturale e sociale della sua maturità: la variegata produzione realizzata in loco e quella – una volta ritornato in Svizzera – derivata dal suo “taccuino americano” sono testimonianza esplicita di una molteplicità di stimoli e inedite angolazioni. Il gruppo di acquerelli dedicati ai “Derelitti”, i senzatetto di New York, descritti con piccoli segni ricurvi, come fitti bendaggi espressivi; lo skyline della metropoli restituito in un geometrismo fortemente verticalizzato; le vedute del porto di Boston suddiviso in campiture così ampie da confondere i piani prospettici.

Ma gli esiti più elaborati rivelano una complessità che è frutto di un nutrimento colto e stratificato: figure dai corpi plastici e meccanicamente disposte come ingranaggi di derivazione quasi futurista; cortei ordinati di folle umane disposte su piani digradanti e tridimensionalmente efficaci. Piccole teste senza volto in marcia silenziosa, visioni notturne che richiamano alla memoria le passeggiate spettrali di Edvard Munch sul viale Karl Johan di Oslo.
Barbara Paltenghi Malacrida

Nota biografica
Nasce a Intra (Italia) nel 1928; l’anno successivo la famiglia si trasferisce a Mendrisio. Studi all’Accademia di Belle Arti di Brera e alla Carrara di Bergamo. Viaggi in Italia, Spagna, Germania, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Irlanda, Francia, USA. Dal 1953, per diversi anni, membro e poi Presidente della Commissione Trasparenti per le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio.
Dal 1962 al 1965 direttore con Giuseppe Curonici della Galleria Nord Sud di Lugano e dal 1966 della Mosaico di Chiasso. Dal 1975 al 1984 insegnante ai Corsi di pittura per adulti del Dipartimento della Pubblica Educazione; in seguito crea una propria scuola di pittura a Mendrisio.
Fondatore e direttore dal 1981 del Museo della Civiltà contadina del Mendrisiotto. Dal 1982, per diversi anni, membro della Commissione municipale per il Museo d’arte Mendrisio.
Dal 1982 al 1992 Presidente del Coro polifonico Benedetto Marcello. Negli stessi anni collabora in varie forme con istituzioni e società culturali, sportive e assi- stenziali del distretto.
Autore di circa 40 trasparenti per le Processioni storiche di Mendrisio e di numerosi mo- saici, si è occupato anche di critica d’arte e di editoria. In ambito radiotelevisivo ha collaborato alla realizzazione di servizi e documentari di argo- mento artistico ed etnografico per la Televisione della Svizzera italiana.
Muore a Sorengo nel 1999.

La Fondazione
La Fondazione Gino e Gianna Macconi, auspicata da Gino per rendere accessibili a pub- blico e studiosi le proprie collezioni private - artistica e libraria -, è stata costituita poco dopo la sua morte. Un piccolo nucleo di opere d‘arte è stato donato alla Pinacoteca Züst di Rancate; la quasi totalità della collezione in parte donata e in parte affidata al Museo d’arte Mendrisio; il ricco patrimonio librario è confluito quasi completamente nella Biblio- teca dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, mentre le pubblicazioni di argomento et- nografico sono state donate al Museo della Civiltà contadina del Mendrisiotto e quelle di carattere storico all’Archivio storico della Città di Mendrisio.
Dalla sua costituzione la Fondazione ha elargito due borse di studio a studenti dell’Acca- demia di Architettura di Mendrisio, sostenuto la realizzazione di una mostra alla Biblioteca Braidense di Milano, uno spettacolo teatrale nell’ambito del Festival internazionale della narrazione di Arzo, la pubblicazione della ristampa anastatica di un volumetto di Luigi La- vizzari per il 75° del Circolo di cultura di Mendrisio e dintorni. Dal 2011 promuove, in colla- borazione con il Comune di Chiasso, un concorso biennale con l’intento di sostenere l’arte contemporanea individuando e premiando nuove personalità emergenti.

Inaugurazione giovedì 5 dicembre 2013 alle ore 18

Galleria Mosaico
via Bossi 32, 6830 Chiasso (CH)
Orario: martedì-sabato ore 15-18 e su appuntamento
Ingresso libero

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