Luciferine. L'artista crea disegni mai finiti dove le linee si espandono e si aggrovigliano cariche di un'oscura e fantastica vitalita', come rami e di un bosco selvatico.
Nelle opere di Dacia Manto si avverte la necessità e il desiderio di
raccontare la terra, di immergersi in essa per ascoltare, vivere e
sentire sottopelle la sua voce potente, perturbante,sofferente a
causadegli interventi scriteriati degli uomini.
Lontani dalla logica
contemplativa e pacificata del bello naturale, o da quella grandiosa e
perturbante del sublime raccontato da Kant, i suoi lavori vanno oltre il
vedere e si avvicinano a un sentire quasi fisico, viscerale e
immaginifico. Lavori che sconfinano da un medium all' altro (disegni,
installazioni, video, performance...) e si rimandano gli uni agli altri
in un divenire instabile, in sintonia con il continuo rinnovarsi, perire
e rigenerarsi della natura.
Come infatti scrive Duccio Demetrio nel suo
recente libro La religiosità della terra. Una fede civile per la cura
del mondo: "La terra /non è adatta /ai cercatori di armonia (...) a
coloro che ne cancellano gli aspetti più perturbanti e violenti. Sono
gli animi inquieti i più adatti a capirla, a difenderla, a cantarne la
poesia". E Dacia Manto, artista dall'animo inquieto, come una maga
raccoglie e accumula elementi naturali o artificiali, che paiono legati
tra loro da alchemiche e misteriose connessioni.
Crea disegni mai finiti
dove le linee si espandono e si aggrovigliano cariche di un' oscura e
fantastica vitalità. I colori dei pastelli, dei gessi e delle chine si
stratificano tra chiaroscuri e bagliori, si accumulano gli uni sugli
altri seguendo un ritmo vicino alla danza e all' intrecciarsi dei rami e
dei tronchi di un bosco selvatico, indomabile, lasciato libero di
crescere. Sì, perché i soggetti privilegiati del suo lavoro sono le aree
trascurate di confine, i sottoboschi abbandonati e disorientanti dove la
vegetazione è un intrico di radici, tappeti di foglie cadute, canne
palustri, riflessi di luce, tronchi e rami che paiono voler inseguire
ogni direzione e nascondere il cielo.
"Lì, in un sottobosco umido di
vite microscopiche, invisibili, cresce il disegno, lichene lento che
avvolge la pagina, radice epifita e tenace che stende i suoi rami.
Màntica di terra e grafite che si fa costellazione, e poi geografia
viva" -- scrive l' autrice stessa parlando del suo lavoro. La terra, non
più esaminata come un' astrazione lontana dalla nostra esperienza, dai
nostri ricordi e vissuti, si trasforma infatti nelle sue operein una
"geografia viva", in un corpo pulsante magico e perturbante, inquietante
e fiabesco che ci mette a confronto con l' ignoto. Un ignoto che ci fa
avvertire il mistero della natura, ma che soprattutto rimanda all'
ignoto che c'è in noi, alle nostre stesse insondabili oscurità, alle
nostre emozioni più recondite.
Così, nel lavoro di Dacia Manto la natura
non appare più di fronte a noi solo come qualcosa da difendere, amare o
trascurare, ma diviene corpo del nostro corpo: non si limita a
guardarci; ci tocca, invece, ci abita.Il video /Planeziaria
/(2009-2010), girato nel paesaggio ravennate (tra Punta Alberete e la
Pineta di Classe) si basa su un continuo gioco di compenetrazioni e
metamorfosi, in cui la natura trascolora dal meraviglioso, all'
inquietante, al doloroso. Questaautrice riesce infattia entrare in un
rapporto empatico con la natura che le permette si sentirnevitalità e
dolori, i quali a loro voltasi riflettono negli spettatori.
Per la mostra monografica presso Artopia l' artista propone alcuni
lavori inediti e appositamente realizzati per l'occasione,in cui crea
una relazione trale sue opere e gli alberi che si affacciano sulla
galleria. Accanto a questi sono inoltre esposte altre opere
significative e poco conosciute del suo percorso artistico (come, ad
esempio, il video /Planiziaria/, presentato al MAR di Ravenna nel 2009).
Martedì25 febbraio (dalle ore18 alle 20), in concomitanza con la mostra
di Dacia Manto, verrà presentato il libro di Duccio Demetrio, /La
religiosità della terra. Una fede civile per la cura del mondo. /Ed.
Raffeallo Cortina, Milano, 2013. Sarà presente l'autore del libro che
dialogherà con Dacia Manto e la curatrice delle mostra Gigliola Foschi.
opening 6 febbraio 2014 ore 18:30_21:00
Galleria Artopia
via Lazzaro Papi 2T, Milano
Orario: da martedì a venerdì ore 14.30_19.30. Tutte le mattine su appuntamento.
Ingresso libero