Stratificazioni. Le stratificazioni dei due artisti sono diverse: stratificazioni di gesti e di colore per De Francesco, di materiali e reminiscenze culturali quelle di Patarini.
L'Associazione "Zamenhof Art" e l'Associazione "A Est dell'Eden" presentano la mostra di pittura “Stratificazioni”, doppia-personale di Raffaele De Francesco e Virgilio Patarini, presso lo SPAZIO E, Alzaia Naviglio Grande 4, Milano. A cura di Zamenhof Art.
Nota critica di presentazione.
Le stratificazioni di De Francesco e Patarini sono simili ma diverse al tempo stesso: stratificazioni di gesti e di colore quelle di De Francesco, di materiali e reminiscenze culturali quelle di Patarini.
Scrive di Raffaele De Francesco lo stesso Patarini: “Ponendosi consapevolmente e criticamente sulla scia della Pittura Informale storica, con una particolare attenzione alla declinazione americana dell’Action Painting, Raffaele De Francesco costruisce le sue opere con un’esuberanza di colore e di gesto che non sconfina mai nell’eccesso e nel disequilibrio, ma al contrario va alla ricerca di un’armonia complessa fatta di pesi e contrappesi: un’armonia in ultima analisi “classicheggiante”. La forza esplosiva, moderna e dirompente viene temperata e bilanciata da una sorta di innato aureo equilibrio di antica ascendenza greca. Tale dialettica tra espressione diretta dell’emozione e controllo razionale emerge in maniera ancora più evidente nelle ultime opere, incardinandosi in un’altra dialettica che dipende in parte dagli strumenti utilizzati: ovvero la dialettica tra il mettere e il levare. Nella stratificazione del colore infatti l’uso della spatola o di altri strumenti come i rulli consente di mettere e togliere al tempo stesso: mentre si aggiunge un nuovo strato di colore se ne strappa via una parte di quello sottostante, mostrando come in una radiografia i diversi strati che si sovrappongono”.
Scrive Michele Govoni della pittura di Virgilio Patarini: “ Aspetti della realtà, istanti, epifanie (…), proiezioni mentali di fenomeni naturali, vengono plasmati nella materia e lì fissati. La materia viene accarezzata dalle mani e dal tempo, per originare avvallamenti, punti di magma cromatico, calme piatte simili a rena modellata dal mare. Tornando à rebours verso l’operazione immaginativa e tornando, quindi, a scavare archeologicamente la tela, ci si imbatterebbe in una nuova e vera sorpresa. Se la parte superficiale rivela, infatti, il volto imitativo delle conseguenze dell’ossidazione dei metalli (…), la parte più profonda rivela allo spettatore l’elemento chiave della visione: la luce. (…) uno spazio dedicato ad un intimismo della visione, in cui ambiente, luce e spazio interiore si confrontano per dare vita ad una poetica sottrazione di peso alle situazioni dell’esistenza. “ E ancora: “ Un senso che affiora come di foglie marcite in acque stagnanti, appena velato dalla superficie torbida eppure perfettamente intelligibile. Se la materia cromatica mescolata alle malte e agli ossidi assume posizioni in cui il caso è solo uno dei protagonisti, esaminando l’opera di Patarini emerge una volontà rappresentativa che può essere considerata, in termini di profondità e purezza, alla stregua di una dottrina filosofica”.
Inaugurazione Sabato 15 febbraio 2014 alle ore 17.00
Spazio E
Alzaia Naviglio Grande, 4 - Milano
Mar-sab 15-19, dom 11-19
Ingresso libero