Upfade. Utilizzando trucchi come la riflessione, la sovrapposizione e la ripetizione, Bornino mette a disposizione tutti gli elementi disponibili nel contesto per produrre una realta' soggettiva da un contesto oggettivo.
L’associazione Sincresis presenta il progetto di Daniele Giuseppe Bornino, artista in residenza vincitore della selezione 2013, che propone all’attenzione del pubblico una serie di fotografie e video installazioni basate su un concept sempre presente nella sua produzione artistica: esplorare i confini della conoscenza umana della realtà.
Il progetto si fonda su due idee di base: la prima riguarda il concetto di spazio fisico come un aspetto completamente manipolabile nel perseguimento di determinati interessi sociali, la seconda ha l'importanza di mettere in discussione l'identità del territorio e dei suoi legami politici.
Come sottolinea lui stesso: “La distinzione tra reale ed irreale è solo una questione di percezione. La realtà è quel luogo che costruiamo attraverso l’osservazione, una semplice interpretazione catturata dai nostri sensi, speculando con le molteplici possibilità di guardare. Come Gilles Deleuze illustra in Differenza e ripetizione, “Spesso si confonde il virtuale con il possibile e il reale con l’attuale. Il virtuale non si oppone al reale, ma all’attuale. [...] Mentre il reale si realizza ad immagine e somiglianza del possibile, l’attuale, al contrario, non assomiglia alla virtualità che incarna“. Sopra alla realtà esistente, si sovrappone una realtà proiettata, soggettiva.
Un fattore importante di questa sperimentazione è il carattere narrativo della serie, una narrazione non lineare che coinvolge diversi media. Il progetto trae riferimenti da un genere letterario, il nouveau roman, teorizzato da Alain Robbe-Grillet, per cui il testo pone il lettore come depositario del significato, secondo un modello che Roland Barthes definisce “testo scriboso”, in quanto che invita il lettore ad una costante ri-lettura e re-interpretazione del testo. L'obiettivo quindi sarà di creare una serie di immagini descrittive di una situazione, immagini piene di elementi e segni che descrivono abbondantemente l’ambiente fotografato, talmente pregni che necessitano da parte di chi le guarda una grande forza investigativa prima ed interpretativa poi per poter discernere, isolare, gli elementi stessi dal contesto e reintrodurli in esso ordinatamente”.
Utilizzando trucchi come la riflessione, la sovrapposizione, la ripetizione e scegliendo punti di vista sempre diversi, Bornino mette a disposizione tutti gli elementi disponibili nel contesto per produrre una realtà soggettiva da un contesto oggettivo.
“Questo procedimento – precisa l’artista - è lo stesso utilizzato dall’occhio umano quando osserva un oggetto: per esempio quando vediamo un oggetto distante l’immagine proiettata sulla retina sarà più piccola dell’idea che la nostra mente ha dell’oggetto stesso, il nostro cervello poi deve riorganizzarla per metterla in prospettiva. Il medesimo procedimento è utilizzato da Grillet per narrare una storia; nel suo libro “La gelosia”, per esempio, l’autore francese compone e ricompone diversi elementi narrativi giustapponendoli nel tentativo di arrivare alla soluzione finale, utilizzando espedienti quali per esempio la ripetizione delle descrizioni, l’attenzione agli strani dettagli, continue interruzioni; un metodo che ricorda l’esperienza della psicoanalisi, in cui i significati più profondi dell’inconscio sono contenuti nel flusso di interruzioni e di libere associazioni.
Durante il periodo trascorso in residenza il work in progress è impostato sulla produzione tecnica di foto e film, nell’intento di creare la narrazione attraverso l'esposizione di diversi media.
Associazione Sincresis
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