Galleria Oblom
Torino
via Baretti, 28
333 8438768
WEB
Tyrome Tripoli
dal 26/2/2014 al 27/3/2014
mar-ven 16-20, sabato su appuntamento

Segnalato da

Caterina Scala




 
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26/2/2014

Tyrome Tripoli

Galleria Oblom, Torino

Plastic Compossible Puzzles. L'artista raccoglie rifiuti di plastica, poi suddivisi in classi di forme, dimensioni e colori differenti, con i quali compone assemblaggi e puzzle multicolore.


comunicato stampa

a cura di Fabrizio Bonci

L'universo di Tyrome Tripoli è un universo di rifiuti di plastica. Tappi, scodelle, flaconi, palette, coperchi, tubi, rotelle, scolapasta, portasapone, giocattoli e altri oggetti e frammenti di materia plastica, di cui non sempre è possibile riconoscere l'identità e la funzione originarie, costituiscono il lessico del linguaggio poetico con il quale l'artista newyorchese compone un discorso che in qualche modo è un discorso metaforico del mondo contemporaneo su se stesso.

La plastica è un sogno chimico ormai quasi secolare di controllo illimitato sulla materia. Sogno o miraggio di democrazia e di progresso – e negli anni Sessanta del secolo scorso di nuove possibilità artistiche (Hilton Kramer, Plastic as Plastic, New York Times, 1968) – divenuto ai giorni nostri incubo ambientale, memoria quasi indistruttibile dei fallimenti della nostra società dei consumi. Tuttavia per Tyrome Tripoli è soprattutto un fatto del mondo. Se vogliamo, un fatto naturale del mondo artificiale in cui viviamo.

Gli oggetti di plastica sono ubiqui, inesauribili. Le esplorazioni dell'ambiente urbano compiute da Tripoli gli consentono di arricchire facilmente il suo dizionario materiale di nuovi lemmi, suddivisi in classi di forme, dimensioni e colori differenti, con i quali comporre gli anagrammi e le metafore dei suoi assemblaggi e dei suoi puzzle. Alcuni dei suoi ritrovamenti sono più interessanti di altri. Alcuni hanno il carattere eccitante della scoperta, altri il carattere dello stupore che accompagna l'agnizione di qualcosa con cui si è, lungo linee e collegamenti che erano rimasti nascosti, intimamente uniti. La poetica dell'assemblaggio di questi reperti della nostra vita, smarriti nel tempo e nello spazio anonimi dello scarto e del rifiuto, è duplice. E' una poetica dell'ascolto e della ripetizione del rumore di fondo del mondo. Ed è anche una poetica della ricombinazione e della trasformazione, alla ricerca di nuovi, o antichi, orizzonti di senso. Sorprendente e qualche volta meravigliosa. Come possono esserlo le metafore.

Tra i lavori di Tyrome Tripoli ci sono quelli che l'artista americano chiama puzzles. In una mostra, contemporanea a quella della galleria Oblom, che si svolge a Genova presso la galleria Carpoverso (un'altra mostra che comprende lavori dell'artista è in corso a Roma, organizzata da Sala 1 in collaborazione con la galleria Peccolo di Livorno), i puzzle sono Infinitesimally recombined Puzzles. Nella nostra mostra torinese sono Compossible Puzzles. Entrambe le definizioni ci trasportano nella dimensione di un pensiero del quale diversi autori, da Michel Serres a Gilles Deleuze, hanno sottolineato l'attualità: quello di Leibniz. Nella filosofia leibniziana, come nell'odierna logica modale, la compossibilità è un concetto modale che esprime la possibilità globale di un insieme di enti (o, nella terminologia leibniziana, monadi o sostanze individuali) di coesistere all'interno dello stesso mondo senza contraddizioni. Come è noto, all'origine del nostro mondo secondo Leibniz c'è un calcolo divino del migliore, congruente e completo, dei mondi possibili, un calcolo che è la ricerca di un massimo – come nella ricerca della derivata zero di una curva o nella ricerca di un limite in un'opera d'arte barocca – di compossibilità. Nello scritto De rerum originatione radicali un'immagine impiegata da Leibniz per descrivere questo calcolo divino è quella di un gioco di tasselli, puzzle infinitario la cui soluzione è il mondo esistente. Nei suoi Plastic Compossible Puzzles Tyrome Tripoli crea dei piccoli spazi di compossibilità, invitandoci a scoprire le possibilità nascoste e le armonie segrete che operano al loro interno. E in qualche modo ci invita a riflettere sull'armonia e sulla bellezza non sempre percepibili del nostro mondo. E per gli inguaribili pessimisti, come chi scrive, questa è una medicina mentis.
Fabrizio Bonci

Inaugurazione 24 gennaio ore 18,30

Galleria Oblom
via Baretti 28, 10125 Torino
martedì-venerdì ore 16-20
sabato su appuntamento

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