Esposizione dedicata alla suggestione visiva del Genji monogatari, un'opera letteraria giapponese composta da una dama di corte dell'XI secolo, consistente in 54 capitoli e considerata il piu' importante scritto dell'epoca e il primo romanzo psicologico o moderno della letteratura.
La mostra è dedicata alla suggestione visiva del Genji monogatari, un’opera letteraria giapponese composta da una dama di corte dell’XI secolo, consistente in 54 capitoli e considerata il più importante scritto dell’epoca e il primo romanzo psicologico o moderno della letteratura. Nel testo sono raccontati gli amori e le avventure del nobile Genji, lo Splendente.
La storia del principe fu illustrata fin dai tempi della sua redazione in rotoli orizzontali risalenti alla fine del periodo Heian (794-1185) e continuò a richiamare l’attenzione degli artisti fino al periodo Edo e ancora nella versione manga, molto popolare in Giappone. Anche la grafica contemporanea si è dedicata ad evocare le ambientazioni raffinate e le vicende di questa storia affascinante.
L’autrice
Il Genji monogatari, fu scritto nella prima decade dell’XI secolo da una dama di corte al servizio dell’Imperatrice Sōshi (988-1074), conosciuta con il soprannome di Murasaki Shikibu (973 ca.-1014 ca). Il suo nome convenzionale, che evoca il colore violetto del glicine, designa anche uno dei personaggi femminili del romanzo. La sua famiglia, appartenente ai medi ranghi dell’aristocrazia, vantava una buona tradizione culturale e la presenza di letterati, come il bisnonno e il padre di Murasaki.
Dopo la precoce morte di suo marito iniziò a scrivere il suo poderoso romanzo, che completò alla corte imperiale. Il suo diario rivela le sue doti intellettuali e la condizione di riguardo di una dama vissuta tra gli svaghi e gli intrighi della corte. Ma la corte è anche una serra dall’atmosfera soffocante, dove le dame, che non per caso nel romanzo di Murasaki hanno spesso nomi di fiori o di piante, sottostanno a una rigida segregazione di genere e non hanno accesso alla cultura alta alla quale fa capo il cinese classico, mentre la loro fisicità è schermata da cortine e paraventi o appena annunciata dal fruscio delle vesti e dal profumo di incenso. Col passare degli anni, gli scritti di Murasaki fanno trapelare le sue gelosie e le sue inquietudini di donna non più giovane, che vede sfuggire a un tempo la vita e la bellezza.
Le opere del Museo d’Arte Orientale di Venezia
Le opere in mostra appartengono prevalentemente al periodo Edo (1603-1868), l’epoca meglio documentata dalla collezione veneziana. La raccolta si deve al principe Enrico di Borbone, conte di Bardi, che compì un lungo “viaggio intorno al mondo” tra il 1887 e il 1889, visitando l’Oriente.
La collezione divenne pubblica al termine della prima guerra mondiale. Le stampe e gli objets d’art presenti in mostra documentano la grande fortuna che il Genji monogatari ebbe nei secoli, a grande distanza dalla sua composizione, avvenuta nell’epoca Heian
Non sorprende che gli episodi del romanzo e le immagini dell’autrice siano stati evocati, oltre che da disegni, stampe e dipinti, anche da raffinati oggetti d’uso,dato che una vera e propria concezione della pittura si affermò in Giappone solo in epoca Meji (1868-1912), in contrapposizione a quella occidentale. Del resto la parola che in giapponese significa arte, geijutsu, è stata coniata solo nell’Ottocento. Prima di tale periodo avevano uguale dignità i rotoli illustrati, e-makimono, le pitture su rotolo da appendere a parete, kakejiku, le immagini dipinte sui paraventi, Byōbu e sulle porte scorrevoli, fusuma, ma anche presenti su qualsiasi oggetto e mobile, o ricamate sui tessuti.
Le incisioni di Miyayama Hiroaki
Nato a Tokyo nel 1955, questo artista ha studiato all’Università Tsukuba e ha lavorato ed esposto in molte città dell’Asia e dell’Europa. Sue opere sono conservate in musei di Shangai, Taipei, Mesereel, Varsavia e al Pratt Institute (U.S.A.). È presidente del Print Studio Utsushi e rappresentante della Printsaurus International Print Exchange Association del Giappone, che per statuto prevede rapporti di scambio con artisti di altri paesi. La poetica di Printsaurus è basata su recupero e riappropriazione di saperi secolari nella realizzazione delle stampe e sull’accentuazione del valore intrinseco della rappresentazione nella ricerca della bellezza assoluta.
Miyayama dedica a vari passaggi del Genji Monogatarile sue 55 calcografie eseguite con straordinaria perizia nel corso di decenni. L’effetto di grande risalto, quasi da trompe-l’oeil, comporta una tecnica vertiginosa, che prevede l’ottenimento di ogni sin¬golo colore mediante il passaggio di cinque diverse lastre. Il fondo oro su carta preparata a colla è eseguito in un secondo momento, “ritagliando” con contorni impercettibili le immagini già presenti sul foglio.
Inaugurazione 28 febbraio
Palazzo Zuckermann
corso Garibaldi, 33 - Padova
orario 10:00 - 19:00, chiuso tutti i lunedì non festivi
Ingresso libero alla mostra
Palazzo Zuckerman, Museo Eremitani e Cappella degli Scrovegni* (ingresso da piazza Eremitani 8)
intero euro 13,00; ridotto euro 8,00; scuole euro 5,00
*visite solo su prenotazione Telerete Nordest: +39 049 20 100 20 da lunedì a venerdì 09:00-09:00, sabato 09:00-18:00
on line www.cappelladegliscrovegni.it