L'opera grafica. La parola chiave che costituisce la linea guida dell'esposizione romana e' Hartung, graveur peintre. La definizione ribalta la tradizionale connessione tra pittura e incisione ed e' stata coniata da Rainer Michael Mason, uno degli interpreti piu' attenti dell'opera grafica di Hartung.
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La mostra, La radice del segno. Hans Hartung. L'opera grafica, che ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico è prorogata fino al 4 maggio 2014. Inaugurata lo scorso 12 dicembre, l'esposizione prende l'avvio dalla donazione della Fondazione Hartung-Bergman al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Il corpus della donazione, che consta di 138 fogli, viene esposto nelle sale di Palazzo Poli, accanto ad alcuni dipinti e disegni, questi ultimi esposti per la prima volta, mettendo a fuoco la produzione grafica del maestro franco-tedesco e rendendo tangibile ed evidente il debito della pittura nei confronti della grafica. La parola chiave che costituisce la linea guida dell'esposizione romana è infatti Hartung, graveur peintre. La definizione ribalta la tradizionale connessione tra pittura e incisione ed è stata coniata da Rainer Michael Mason, uno degli interpreti più attenti dell'opera grafica di Hartung.
La produzione grafica, qui ampiamente documentata, offre un ventaglio di soluzioni stilistiche e di processi esecutivi che solo apparentemente contraddicono il modo di operare spontaneo e veloce dell'artista. In tal senso, il laboratorio di diagnostica delle matrici dell'Istituto ha fornito approfondimenti inediti sulle tecniche usate, sia per le matrici che per le stampe dimostrando la costante vitalità della ricerca, di pura astrazione che, a partire dai Blitzbücher o “libri dei lampi”, non ha mai smesso di trarre spunto dalla realtà nel tentativo di “fissare il dinamismo e la forza dell'energia” (Hans Hartung) attraverso il gesto fermo, come lo definisce Achille Bonito Oliva nel suo testo scritto per il catalogo edito dalla Fondazione Hartung-Bergman.
L'arte di Hans Hartung è stata molto amata dal pubblico e seguita con attenzione dalla critica italiana nel corso degli anni, a partire dal 1948, anno in cui Giulio Carlo Argan, per primo, lo presentò alla XXIV Biennale di Venezia nella collezione Peggy Guggenheim, fino alle ultime retrospettive.
La mostra è stata realizzata con il sostegno della Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee del MIBACT. L'iniziativa, condotta in collaborazione con la Fondazione di Antibes, sottolinea, il forte radicamento di Hartung al Novecento europeo ed inserisce l'Italia nel circuito virtuoso di collezionisti pubblici della grafica del maestro, accanto alla Bibliothèque Nationale de France, al Kupferstichkabinett degli Staatlichen Museen di Berlino, al Cabinet des Estampes del Musée d'art et d'histoire di Ginevra.
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The exhibition, The roots of the signs. Hans Hartung. The graphic work, which has been a great success with critics and the public is extended until May 4th 2014. Inaugurated on December 12, the exhibition that the ING dedicates to the graphic work of Hartung was set out by the donation The Hartung-Bergman Foundation made to the MIBACT.
The heart of the donation, which consists of 138 papers is displayed on the premises of Palazzo Poli, next to paintings and drawings, the latter on display for the first time and focusing upon the graphic production by the French-German master, making evident how much painting owes to graphic art. The key word that defines the exhibition is Hartung, graveur peintre. This definition, coined by Rainer Michael Mason, one of the most perceptive interpreters of Hartung's graphic work, overturns the traditional connection between painting and etching.
The graphic production, widely documented here, offers a range of stylistic solutions, and executive processes which seemingly only contradict the artist's fast and spontaneous modus operandi. As such, the diagnostics laboratory of the matrices of the Institute provided innovative in-depth analysis of the techniques used both for the matrices and the prints, showing the constant dynamism of the research of mere abstraction, from Blitzbücher, or “lightening books”, he never gave up on drawing the reality trying to “fix the dynamism and the force of energy” (Hans Hartung) through the still action, as defined by Achille Bonito Oliva.
Hans Hartung's art has been much appreciated by the public and followed by Italian critics throughout the years since 1948, when Giulio Carlo Argan, introduced him for the first time during the 24th Biennale di Venezia, in the Peggy Guggenheim collection, until the latest retrospective exhibition.
This exhibition has been realized thanks to the support by Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee of the MIBACT and with the collaboration of Fondation d'Antibes. It highlights Hartung’s strong integration into European nineteenth century culture, embedding Italy in the virtuous network of public collectors of the master’s graphic work, along with other prestigious institutions; such as the Bibliotèque Nationale de France, the Kupferstichkabinett at the Staatlichen Museen in Berlin and the cabinet des Estampes of the Musée d’art et d’histoire of Genève.
Ufficio Stampa Istituto Nazionale per la Grafica
Angelina Travaglini con la collaborazione di Roberta Ricci
tel. 06.69980238 – 334.6842173 in-g.ufficiostampa@beniculturali.it
www.grafica.beniculturali.it, www.fondationhartungbergman.fr
Inaugurazione 12 dicembre 2013
Palazzo Poli (Fontana di Trevi)
via Poli, 54 – Roma
Orari di visita: dalle 10,00 alle 19,00 tutti i giorni escluso il lunedì.
Ingresso libero.