Luca Trevisani
Marie Lund
Alberto Salvadori
Davide Giannella
Cecilia Canziani
Trine Friis Sorensen
Con 'Glaucocamaleo' di Trevisani e 'Drums' di Lund si apre 'Late one morning', il nuovo ciclo di mostre che prosegue la linea di ricerca e riflessione sulle possibili esperienze e modalita' di interpretare e concepire oggi la scultura.
LATE ONE MORNING
Luca Trevisani
Glaucocamaleo
a cura di Alberto Salvadori e Davide Giannella
Marie Lund
Drums
a cura di Cecilia Canziani e Trine Friis Sørensen
Con Glaucocamaleo di Luca Trevisani e Drums di Marie Lund si apre sabato 22 marzo 2014 (fino al 10 maggio), Late one morning, il nuovo ciclo di mostre, ideate e curate dal direttore artistico Alberto Salvadori.
Dopo Early one morning, programma espositivo svoltosi nel 2013 - titolo tratto da una delle opere fondamentali di Anthony Caro del 1962 -, Late one morning prosegue in questa linea di ricerca e riflessione sulle possibili esperienze e modalità di interpretare e concepire oggi la scultura. L’attività biennale di mostre e progetti realizzati e prodotti dal Museo Marino Marini sono un vero e proprio percorso di work\study in progress al quale hanno partecipato artisti italiani e internazionali che con la loro ricerca e il loro lavoro hanno esplorato ciò che un tempo poteva essere definito come limite delle forme.
Luca Trevisani (Verona, 1979) presenta al Museo Marino Marini il progetto inedito, a cura di Alberto Salvadori con Davide Giannella, Glaucocamaleo, una grande installazione video sviluppata su cinque schermi prodotta e realizzata dalla Fondazione Marini di Firenze, OAC Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Studio Trevisani con Withstandfilms, 999films e Spazio .
Il progetto Glaucocamaleo è una piattaforma di lavoro che Luca Trevisani ha impostato da due anni e che è stata declinata al momento in tre varianti: un film, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nel 2013, un libro di prossima pubblicazione edito da Humboldt Books, e una grande videoinstallazione museale.
Glaucocamaleo ha come elemento centrale il flusso dell’acqua e i passaggi di stato della materia, visualizzati riprodotti e documentati in condizioni controllate e suscettibili ai cambiamenti. La scultura, come metafora prometeica, è plasmata e lasciata vivere all’interno di un ambiente creato dalle immagini in movimento, crescendo fino ad arrendersi alla vitalità della materia che la costituisce. La materia cede così ai suoi limiti e inizia a sciogliersi, andando a costruire un arcipelago di forme, un ecosistema fragile, spettacolare ed effimero.
In tutto questo processo l'uomo è inteso come colui in grado di condurre la dinamica delle azioni, e rimane protagonista grazie alla sua capacità di plasmare il mondo, di rendere comprensibile la natura o mettersi in relazione con essa. La scultura, invece, è vista come mito prometeico che nasce dalla materia e forgiata dal fuoco in grado di assumere differenti forme ed essere in continua trasformazione.
In contemporanea, l’artista danese Marie Lund (1976, Copenhagen) inaugura Drums, sua prima personale in uno spazio museale in Italia, curata da Cecilia Canziani e Trine Friis Sørensen, che riunisce una costellazione di opere scultoree di matrice eterogenea che abita gli spazi e i passaggi al piano inferiore del Museo Marino Marini.
Incentrata su una serie di calchi in gesso del retro e dell’interno di copie di antiche sculture greche e romane, conservate presso la Royal Danish Cast Collection, la mostra esplora la presenza degli oggetti con i vuoti e le superfici che li definiscono. Trattandosi di calchi di statue che sono a loro volta copie di originali, queste opere in gesso, per forza di cose molto distanti dalla maestria artistica espressa dalle sculture originali, si prestano magnificamente a catturare le tracce e le impronte lasciate dagli artigiani che realizzarono le copie.
Una seconda serie di sculture consiste in fusioni in bronzo di quegli imballaggi in polistirolo solitamente usati per proteggere i contorni di oggetti fragili, forme che esistono unicamente a sostegno di altre. In questi oggetti di bronzo, presi singolarmente, la specificità delle forme non serve più allo scopo, e la ridondanza è oggetto di un’ostentazione tenace e testarda.
La mostra ospita anche la serie Attitudes: calchi in cemento a forma di gambe di pantaloni. Questi blocchi cementizi che recano impresse sulla loro superficie le cuciture e le pieghe della stoffa fungono anche da piedistalli. Alcuni di essi sostengono sculture di legno; altri sono esposti come opere a se stanti.
Le sculture lignee della serie The Very White Marbles alludono a una pratica di restauro ormai in disuso che consisteva nell’abradere la superficie delle sculture di marmo per riportarle al candore originario, a discapito di una progressiva perdita di definizione delle forme. Lund si appropria di questa pratica sperimentandone gli effetti su una serie di busti lignei: scalpellandone via i contorni, relega le sculture in una dimensione sospesa tra figurazione e astrazione, ponendo in risalto la loro qualità materica.
Fogli di vetro acrilico sagomati a racchiudere altre sculture costituiscono un ulteriore corpus di opere. Al contrario della meticolosa cura con cui l’artista ha plasmato e ha fuso i contorni delle altre opere in mostra, queste forme amorfe si drappeggiano intorno alle sculture con crudezza. Lente di ingrandimento, sfondo e oggetto scultoreo al tempo stesso, le forme acriliche incarnano molteplici punti di vista e insinuano in noi una sottile inquietudine. Il senso della nostra percezione si incrina.
Drums esprime una grande attenzione nei confronti delle superfici, delle materialità, dei vuoti. Il piano inferiore del Museo Marino Marini, allestito negli ambienti dai soffitti bassi della cripta un’antica chiesa, evoca l’impressione che i confini tra le pareti e lo spazio si stiano lentamente erodendo. Le sculture sapientemente disposte negli spazi e nei passaggi “solidificano” i vuoti e conferiscono rilievo e prominenza alle forme e alle superfici eteree, negoziando la relazione tra astrazione e figurazione, tra il prendere forma e il dare forma. Le forme e le superfici delle sculture rimandano ad altri oggetti, perlopiù assenti, alcuni identificabili, altri destinati a rimanere oscuri.
Drums è sostenuta dalla Danish Arts Foundation mentre la serie Casts è stata prodotta in collaborazione con la Royal Danish Cast Collection.
Luca Trevisani nato a Verona nel 1979, vive e lavora tra l’Italia a Berlino. Ha esposto in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero, tra i quali: Macro e MAXXI Roma, Magasin Grenoble, Mart Rovereto, Biennale d’Architettura Venezia, Museion Bolzano, MOT Tokyo, Daimler Kunstsammlung Berlino, CCA Antratx Mallorca, Giò Marconi Milano, Pinksummer Genova, MAMbo Bologna, Mehdi Chouakri Berlino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino.
Ha ricevuto diversi premi come il Premio Ettore Fico 2011, l’ISCP – New York e il Premio Furla per l’arte. Ha pubblicato The effort took ist tools (Argobooks, Berlino 2008) e Luca Trevisani (Silvana editoriale, Milano 2009). Dal 2010 gestisce la piattaforma editoriale latecomerforerunner.blogspot.com.
Marie Lund (nata nel 1976 a Copenaghen), laureata presso il Royal College of Art nel 2004, vive e lavora a Londra. Recentemente la sua opera è stata esposta in numerose personali al Proyectos Monclova di Città del Messico, alla galleria d’arte Croy Nielsen di Berlino, alla Laura Bartlett Gallery di Londra e all’IMO Projects di Copenaghen, e in collettive presso il Museum of Contemporary Art di Detroit, il Sorø Kunstmuseum, in Danimarca, il CCA Wattis di San Francisco, il Kunstverein di Colonia, e nel La Kunsthalle, centro d’arte contemporanea di Mulhouse.
Museo associato
Ufficio stampa Davis & Franceschini
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Inaugurazione sabato 22 marzo, ore 19.00
Museo Marino Marini
Piazza San Pancrazio, Firenze
Orario: 10:00 - 17:00, chiuso il martedì, la domenica e i giorni festivi
Biglietti: intero: € 6, ridotto € 4, studenti € 3
Tel. +39 055.219432 - e.mail: info@museomarinomarini.it - www.museomarinomarini.it