C'era una volta un cencio. Dipinti caratterizzati da una personale tecnica polimaterica che combina l'uso del colore con l'inserimento di materiali tessili, siano questi semplici stracci o indumenti di uso quotidiano.
Osservando le opere dell'ultimo periodo artistico di Roberto Lazzarini, si percepisce la nascita di una nuova tematica narrativa pur restando intatta la forma pittorica e stilistica: la personale tecnica polimaterica che combina l'uso del colore con l'inserimento di materiali tessili, siano questi semplici stracci o indumenti di uso quotidiano.
Il “cencio”, come ama chiamarlo l'artista, non è che un pezzo di tessuto vecchio e logoro, di poco valore, arrivato alla fine della sua vita, ma il gesto creativo lo rigenera e lo veste di nuovi significati. Nella mostra “C'era una volta un cencio”, l'intento di Roberto Lazzarini è quello di accompagnare l'osservatore all'interno di un mondo particolare, al di là della realtà e dell'astrazione, un mondo di leggerezza, tenerezza, di sottile ironia, di forme che suggeriscono il reale, ma fluttuano nell'immaginario, nella fantasia e nella favola. I suoi “cenci” assumono forme conosciute, dalle sembianze animali, oppure impersonano personaggi di favole note, prendono vita grazie alla loro plasticità scultorea: “vivono”.
Il tessuto si piega al volere dell'artista, forma dossi e avvallamenti che giocano con luci e ombre, l'osservatore si perde nei meandri di quelle forme morbide, sfiorando quasi la superficie così sinuosa, il “cencio” esercita una forza attrattiva poichè offre alla visione, un movimento continuo e fluido che comincia e finisce in esso. L'assoluto protagonista è lui: “Otto il pesciotto”, “Caterina la lumachina”, “ Nello il pipistrello”, ecc. ecc., la nuova vita di quei pezzi di tessuto che compongono un mondo fantastico e raccontano la loro storia.
Lazzarini costruisce questa serie di opere seguendo una struttura pittorica fissa, realizza uno sfondo materico che rappresenta il luogo dove vive ed agisce il personaggio, usa tonalità accese e spesso contrasti cromatici che ne evidenziano la forma, il “cencio” si plasma con colori a sfumatura, tono su tono, come una pelle. Chi conosce l'opera di Roberto Lazzarini, sa della sua “irrequietezza” creativa, della brama di sperimentare sempre nuovi percorsi, ma da dove nasce l'esigenza di affrontare una tematica così particolare, così apparentemente lontana dal suo carattere ? Se ogni favola ha la sua morale, ogni artista ha la sua musa ispiratrice!
Catia Chicchi
Magliette, pantaloni, giacche. Firmate, ma anche semplici pezzi di stoffa grezza strappata. È il tessuto, sempre unito al colore, il vero protagonista di questa nuova moda, una nuova corrente, abbracciata da Roberto Lazzarini. Il quotidiano entra nell'opera. Abiti comuni, che si indossano ogni giorno, creano movimento, volume, si integrano e a volte sembrano sostituire il colore. Gli indumenti parlano sulla tela, raccontano la vita dell'essere umano, spiegano gusti e ideali di una società, descrivono situazioni e ambienti. Le stoffe diventano elemento portante della composizione, attraverso le loro piegature, i rialzi, modulano e scandiscono i colori che sono ora vibranti e accesi, ora forti, ora caldi e anche calmi.
Infaticabile sperimentatore Roberto Lazzarini prova un senso di piacere nel plasmare la tela, come fosse una scultura. Con l'aggiunta di questi nuovi materiali le sue opere acquistano profondità, diventano quasi bassorilievi e i giochi di luce ed ombra che si formano tra le stoffe accentuano il superamento della tradizionale bidimensionalità di un dipinto. Le forme, astratte o riconoscibili, prendono vita tra le mani dell'artista, il colore si fonde con esse e va ad evidenziare, quasi impreziosire quello che già esiste.
Roberta Filippi
All’inaugurazione della mostra, Sabato 29 marzo alle ore 17.00, sarà presente l’artista.
Arianna Sartori Arte and Object Design
via Cappello, 1 Mantova
lun-sab 10-12.30 e 16-19.30