Museo d'Arte di Gallarate MAGa
Gallarate (VA)
via De Magri, 1
0331 706011 FAX 0331 706048
WEB
Project Room
dal 4/4/2014 al 1/5/2014
lun-ven 9-18

Segnalato da

Elena Banchero Assietti




 
calendario eventi  :: 




4/4/2014

Project Room

Museo d'Arte di Gallarate MAGa, Gallarate (VA)

"Museo Chiama Artista. Gianluca e Massimiliano De Serio. Un ritorno" a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce e "Deserti. Un antE-film", documentario scritto e diretto da Maria Giovanna Nuzzi, artista vincitrice del XXIV Premio Nazionale Arti Visive Citta' di Gallarate.


comunicato stampa

"Museo Chiama Artista. Gianluca e Massimiliano De Serio. Un ritorno"

a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce

un progetto promosso da:
PaBAAC - Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo | Servizio architettura e arte contemporanee
AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani

Museo Chiama Artista è un progetto di AMACI, l’Associazione dei Museo d’Arte Contemporanea Italiani, dedicato alla produzione di nuove opere da presentare e diffondere l’opera di giovani artisti italiani. Ogni anno una differente produzione viene supportata dall’associazione, per venire poi presentata nei vari musei italiani membri dell’Associazione.

Per la prima edizione di Museo Chiama Artista, a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce, i Direttori dei musei AMACI hanno scelto di commissionare la realizzazione di una nuova opera ai gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio, che da diversi anni coniugano il loro percorso di artisti visivi con la carriera cinematografica, in una costante ricerca di equilibrio tra la fotografia, nella quale sono maestri, e i propositi artistici. Da questa “chiamata” ha preso forma il film Un Ritorno, nato in un momento di crisi creativa degli artisti, e dalla loro necessità di capirne le ragioni e superarla. Avvalendosi della collaborazione di Giuseppe Regaldo – ipnotista esperto in tecniche d’ipnosi rapide – la coppia di artisti diventa soggetto e oggetto di un esperimento di ipnosi simultanea: in questo stato dialogano e si filmano, intrecciando il discorso con i ricordi di infanzia fino al momento prenatale, in cui erano nel ventre materno, in un processo di regressione progressiva senza la mediazione del racconto. Oltre a essere il primo esperimento del genere a oggi conosciuto, in cui due gemelli sono indotti in stato d’ipnosi simultanea, si tratta di un tentativo di dialogo sulla crisi che stanno attraversando, con l’obiettivo di raggiungere uno stato d’introspezione profonda. Un Ritorno cerca di portare a compimento il trasferimento della crisi da esterna (creativa) a interna (identitaria), attraverso uno sguardo incrociato puntato su quella zona normalmente invisibile che è l’inconscio. “I protagonisti sono loro stessi, il loro essere gemelli, il loro parlarsi e guardarsi in uno specchio vivo – ribadisce Beatrice Merz – Sono il doppio, l'inizio della moltiplicazione dove nasce il dubbio dell'altro in se stesso”.

Gianluca e Massimiliano De Serio, 1978. Gemelli, lavorano insieme dal 1999. Negli anni hanno prodotto vari film brevi e documentari che hanno partecipato ai più importanti festival di cinema nazionali e internazionali, aggiudicandosi numerosi premi. Hanno esordito nel lungometraggio per il cinema con Sette opere di misericordia nel 2011, presentato in anteprima nel concorso internazionale del Festival del Film Locarno.
Protagonisti dei lavori dei De Serio sono identità sradicate, alle prese con una continua ridefinizione di sé, o identità collettive, inedite e interstiziali, in un percorso ibrido tra messa in scena, memoria e performance, dove il lavoro filmico diventa luogo di scambio e strumento per emergere dall’invisibilità.

Tra i film: Sette opere di misericordia, Bakroman, L'Esame di Xhodi, Zakaria, Mio fratello Yang, Maria Jesus, Il giorno del santo. Tra le installazioni: Looking for Luminita, Stanze, Bakroman, No fire zone, Love, Come l’acciaio, Tanatologia-14/5/1958, Shade.
Tra i premi: Premio Don Quijoote, Locarno; Prix du Jury, Festival International du Film de Marrakech; Grand Prix, Annecy Cinéma Italien; Premio Navicella. Tre Nastri d'Argento per il corto e tre candidature per il lungometraggio, candidatura EFA per il corto, due candidature al David di Donatello per il corto, candidatura al Golden Globe per corto e lungometraggio.
Tra le antologiche: Festival Der Neue Heimatfilm Freistadt; Museo de Arte Moderno, Cali; CCA, Tel Aviv; INHA, Paris.
Tra le personali: Looking for Luminita, GAM, Torino. No Fire Zone, Fondazione Merz, Torino. Bakroman, Ar/ge kunst, Bolzano; Guido Costa Projects, Torino; Love, Galerija Vartaji, Vilnius; Videozone 4, CCA, Tel Aviv.

Tra le collettive: The 338 Hour Cineclub, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Stanze, Artists film International: Whitechapel Londra; Para Site, Hong Kong; Henie Onstad Kunstsenter, HØvikkoden (Oslo); Istanbul Modern, Istanbul; Ballroom Marfa; City Gallery, Wellington; Fundación PROA, Buenos Aires; Sàn Art, Ho Chi Minh City; Kulturni Centar Beograda, Beograd; NMC, Haifa; Neuer Berliner Kunstverein, Berlin; GAMeC, Bergamo. The Wordly House, dOCUMENTA (13), Kassel; Premio Italia Arte Contemporanea, MAXXI,, Roma (Menzione speciale della giuria); Speackle imaging, Waseda Univeristy, Tokyo; The Documentary, Prometeogallery, Milano; Au pair, Fondazione Malvina Menegaz, Castelbasso, Teramo; Mal d'archive, Friche la Belle de Mai, Marseille; Italian Open, Annet Genlink Gallery, Amsterdam; Report, Video in onda dall’Italia, GC.AC, Monfalcone; Psychology of the Pawn, Participant Inc. New York; Manifesta7, Trento; Neverending Cinema, Galleria Civica di Trento; Confini-Boundaries, MAN, Nuoro; T1 e la sindrome di Pantagruel, Fondazione Merz, Torino.

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Mariagiovanna Nuzzi.
Deserti. Un antE-film

Sabato 5 aprile dalle ore 18.00 il MA*GA presenta “Deserti. Un antE-film”, documentario scritto e diretto da Maria Giovanna Nuzzi, artista vincitrice del XXIV Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate. Il lavoro nasce da un lungo processo di ricerca iniziato presso dall'artista presso la Jan Van Eyck Academie (Maastricht, NL) e di cui al MA*GA è già stata presentata una fase di lavoro, gli scatti fotografici intitolati Repérages. Al-rumûl: forms-of-life and dwelling.

Repérages si presenta come una serie di scatti fotografici, accompagnati da alcuni passaggi testuali, riportati direttamente a parete. Questa forma, già visivamente fluida, che intende distinguersi, anche se in maniera sottile dall’idea del work in progress, suggerisce il percorso di ricerca che Mariagiovanna Nuzzi ha compiuto. L'opera è rivolta, infatti, alla realizzazione di un ante–film, un processo di costruzione per parole e immagini di una futura produzione filmica, percorso questo che, rispetto alla finalizzazione, ha una sua complessa autonomia estetica e narrativa. L'opera, in questo senso, si interroga su quanto il prender forma di una struttura narrativa (come quella di un film) possa o non possa avere una consistenza o di converso una precisa identità.

L'oggetto di questo racconto, sia fotografico che filmico, è esplicitato dall'artista stessa nei piccoli frammenti riportati a matita sulla parete bianca: “Omogeneo, acre, aspro paesaggio urbano. / Parigi Londra, Berlino fino al deserto. / Inabitabili terre edificate per essere abitate [...]”. Mariagiovanna Nuzzi dedica la propria ricerca alle forme dell'abitare, alle forme di vita o alla sopravvivenza nel deserto, il quale può essere inteso, prima di tutto in senso letterale, come punto di partenza dell'intero lavoro. Questo è un luogo, Al-rumûl (le sabbie), una terra in cui differenti posizioni rispetto all'abitare sono entrate in conflitto e vengono ricordate grazie ad un processo tenutosi a Beirut nel 1955 in cui si sono scontrate una posizione “occidentale”, legata alla definizione della proprietà, ed una più fluida, vicina alle Mouchaa (terre indivise), il deserto che non appartiene a nessuno, nemmeno allo Stato. Il deserto è però cercato e raccontato, in modo metaforico, anche nelle città occidentali.

Parigi, Londra e Berlino, le tre capitali europee che, in modo differente, hanno vissuto le distruzioni del secondo conflitto mondiale e dello sviluppo del nuovo paradigma di governo delle città. Luoghi che hanno subito brutali violenze, una desertificazione fisica e morale di cui oggi possiamo ancora riconoscerne i frammenti: nei silenziosi monumenti imperiali, nella desolazione delle periferie, nei conflitti tra classi sociali ed etnie. Le immagini di Mariagiovanna Nuzzi appaiono così come i dettagli dei viaggi che l'artista stessa chiama repérage, un termine francese che indica sia la localizzazione che un ri-incontro, in un insieme in cui la componente documentaristica si fonde con una sensibilità di carattere più intimo e singolare.

Mariagiovanna Nuzzi (Novara, 1977) è un’artista che opera sviluppando i linguaggi delle arti visive contemporanee in relazione con le derive del documentario sperimentale. I temi toccati dall’artista hanno spesso natura politica e si sviluppano attorno a problematiche come l’appropriazione degli spazi, i limiti imposti dalla società e il linguaggio nelle sue relazioni con le differenti culture, le tensioni comunitarie, l’identità. E’ stata ricercatrice presso la Jan Van Eyck Academie a Maastricht, attualmente è impegnata nella redazione di una rivista per immagini. I suoi lavori sono stati presentati nel 2013 a Coalab, Vila Nova de Foz Coa in Portogallo; nel 2010 al 21st Marseille International Documentary Film Festival; nel 2009 al Premio Cairo, Milano; allo Skulpturenpark e KUNSTrePUBLIK e.V., Berlino.

Elena Banchero Assietti
Comunicazione
MA*GA
www.museomaga.it
0331706031

Proiezioni: sabato 5 aprile, ore 18:00

Museo d'Arte di Gallarate MAGa
Via De Magri, 1 - Gallarate (VA)
Ingresso Gratuito

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