Centro Grafico Francescano
Foggia
Via Manfredonia
0881 728177
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Pasquale Ruocco
dal 14/3/2014 al 29/4/2014
lun-ven 9-13 e 15.30-18.30

Segnalato da

Arturo Pagano



approfondimenti

Pasquale Ruocco



 
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14/3/2014

Pasquale Ruocco

Centro Grafico Francescano, Foggia

Una volonta' costruttiva. Pagano mette in evidenza una particolare preoccupazione per l'organizzazione dell'immagine e della sua messa in relazione con lo spazio.


comunicato stampa

“Un quadro - così come sosteneva Max Bill nel 1951 - ha, oggi più che mai funzione spaziale esplicita. Esso è un centro di irradiazione, così come una sorgente di luce o una sorgente di calore. La differenza sostanziale consiste nel fatto che questa irradiazione proviene dall’organizzazione propria del quadro e quindi non deriva da una fonte di energia esterna rispetto all’opera d’arte”. Nelle parole di uno dei maggiori esponenti dell’arte concreta europea possiamo riconoscere elementi utilissimi per una migliore comprensione del percosso di Arturo Pagano.

Sin dai suoi esordi, segnati da un breve soggiorno a Roma dove tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo si segnala l’attività del cosiddetto gruppo di San Lorenzo (Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Tirelli, Pizzi Cannella), nonché da una certa predilezione per il dato figurale sviluppato entro il territorio magico - onirico del mito, che per certi versi lo avvicina ai protagonisti della Transavanguardia, Pagano mette in evidenza una particolare preoccupazione per l’organizzazione dell’immagine e della sua messa in relazione con lo spazio. In altre parole l’artista riconosce nella meditazione tra immagine ed oggetto la possibile conquista di una identità.

Determinato da una profonda e coerente volontà progettuale che attraversa in maniera più o meno evidente tutto il suo lavoro - da Lo spiraglio dell’alba del 1983, Custode del segreto, Spazio inquieto entrambi realizzati l’anno dopo, nei quali iniziano ad affiorare elementi tridimensionali che trasgrediscono lo spazio della tela, fino ai lavori realizzati nel corso dell’ultimo decennio, VR24.03, GV23.03, con i quali approda ad astrazione fatta di elementi geometrici puri e campiture cromatiche piatte ed omogenee - Pagano, oscillando tra immagine e forma, pittura e scultura, punta a dare corpo alle sue idee nel tentativo di farle diventare elementi attivi capaci di sobillare nuove prospettive costruttive, di suggerire nuove modalità di fruizione dello spazio, così come dimostrano anche le installazioni realizzate nel 2009 nel chiostro di San Galgano nell’ambito della rassegna realizzata dalla cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università di Siena, e l’anno successivo a Villaricca (NA) in occasione della VIII edizione dei “Cortili dell’arte”.

La forma viene concepita in termini di architettura, costruzione capace di agire nello spazio e di sollecitare lo sguardo, risultato di un urgenza di pianificazione del lavoro arricchita dal recupero di una manualità artigiana capace di confrontarsi con i mezzi ed i materiali che il progresso gli mette a disposizione, secondo gli insegnamenti di Renato Barisani suo docente all’Istituto d’arte di Torre del Greco. In questo senso credo si debbano interpretare anche la serie di tecniche miste su carta realizzate tre il 2003 ed il 2011. Queste si evidenziano, infatti, come progetti mentali legati ad una necessità di concepire lo spazio, di suggerire ulteriori soluzioni immaginative per la città, più in generale per i luoghi della vita e della quotidianità, muovendosi inevitabilmente tra pittura e scultura, ancora tra il dato figurale ed un senso di pura astrazione. Mediante l’utilizzo del vetro, del metallo, dei colori sintetici, degli inchiostri Pagano da vita ad una serie di immagini nelle quali possiamo specchiarci, rifletterci, oppure perderci seguendo le immagini nascoste dietro velature e trasparenze, dalla purezza dei colori,in particolare del giallo, delle forme e delle linee.

In un certo senso pagano, offre all’osservatore la possibilità di guardare se stesso attraverso le forme e le immagini di un panorama, quello urbano, che quotidianamente incornicia le nostre vite. Forti sono, infatti, le suggestioni legate a certe evoluzioni dell’architettura, a certe proprietà cromatiche e luministiche, che sembrano richiamare quel desiderio di far combaciare l’arte con la vita, maturato secondo particolari coordinate nell’ambito della Bauhaus e di De Stjl e, poi, sviluppatosi in gran parte dell’architettura e del design nord europeo. In tale direzione il lavoro di Pagano può essere concepito come “centro di irradiazione”, per riprendere l’assunto iniziale, ossia come fonte di sollecitazioni immaginative sull’orizzonte di una contemporaneità che sempre più spesso si caratterizza per le riflessioni sulla città, sulla necessità di ricondurla alla sua natura di poleis, luogo cioè della convivenza civile e democratica.

Inaugurazione 15 marzo ore 18

Centro Grafico Francescano
Via Manfredonia Foggia
lun-ven 9-13 e 15.30-18.30
ingresso libero

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