Poco incline a lasciarsi inquadrare in rigidi confini disciplinari, resi peraltro privi di senso da una pratica artistica caleidoscopica, Kentridge presenta in questa mostra un consistente e variegato corpus di opere realizzato tra il 2012 e il 2014.
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La Galleria Lia Rumma è lieta di annunciare la quinta mostra personale di William Kentridge, negli spazi della galleria di Napoli.
Sono molteplici le determinazioni che animano la ricerca di William Kentridge. Poco incline a lasciarsi inquadrare in rigidi confini disciplinari, resi peraltro privi di senso da una pratica artistica caleidoscopica, Kentridge presenta in questa mostra un consistente e variegato corpus di opere realizzato tra il 2012 e il 2014.
Sia nei tre “flip book” film, uno dei quali, NO, IT IS, costituito da una triplice proiezione, che nelle incisioni su linoleum e nei disegni realizzati utilizzando il segno fluido, generoso ed espansivo dell’inchiostro indiano, ricavato dal nero carbone, Kentridge agisce su pagine di dizionari enciclopedici (l’Oxford Dictionary, il Technology Dictionary, Britannica World Language, ad esempio): un supporto singolare che non è una superficie neutra ma già un palinsesto da cui scaturisce la sua rilettura – “second-hand reading”– quando sulle sequenze ordinate dei lemmi, si attiva lo scorrere e il rincorrersi di immagini e parole.
Così, mentre reinventa una delle più antiche forme di animazione, Kentridge costruisce uno spazio da cui osservare le contraddizioni del reale, la sua discontinuità. DISINTER AND RECONFIGURE / SHOWING AND HIDING / SHOWING AND VANISHING / sono, tra le tante, le azioni che spuntano dagli enormi e rigogliosi alberi.
Molti degli oggetti si stagliano rappresentati sulle pagine (un megafono, una macchina da scrivere, una moka…) trovano la loro eco materiale [“a mistranslation” ] in Rebus del 2013, un gruppo di 9 sculture in bronzo, allineate su un asse di legno come parole su un rigo. Ma se il rebus è letteralmente un esprimersi “con le cose”, per Kentridge le cose stesse – a sottolineare ambiguità e incertezze dei dati di realtà – non sono elementi il cui significato è dato e immutabile, ma si trasformano in nuovi oggetti al mutare della prospettiva da cui le si osserva.
L’opera di Kentridge, allora, ci svela l’incerta “grammatica del mondo” laddove ci ricorda che ambire ad una visione univoca e totale è solo un’illusione.
La mostra in galleria sarà preceduta lunedì 5 maggio dalla lecture “A walking tour of the studio”, che si terrà nella basilica di San Giovanni Maggiore, su invito del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”. L’artista incontrerà studenti, pubblico e la comunità scientifica per una lezione speciale sulla singolarità del suo processo creativo, avvalendosi di immagini e film animati.
Kentridge sarà presente in Italia tra il 2014 e il 2015 con altri due importanti progetti inediti: dal 10 al 21 settembre al Museo del Bargello di Firenze, durante il Festival di musica contemporanea FLAME, sarà presentato in anteprima assoluta Paper Music, un lavoro che prevede film, performance e musica, realizzato insieme al compositore sudafricano Philip Miller, mentre a Roma, nell’ambito dell’iniziativa promossa dall’associazione Tevereterno, Kentridge realizzerà per la primavera del 2015 un fregio che rappresenterà una “processione” di figure alte circa 9 mt per 550 m di lunghezza sui muraglioni del Lungotevere, nel tratto fluviale tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. Il fregio sarà rivelato con la pulitura della patina di smog accumulata sulle mura di travertino.
A partire dal 1997, anno della sua partecipazione alla X edizione di dOCUMENTA a Kassel, l’opera di William Kentridge (Johannesburg, 1955) si è rivelata all’attenzione internazionale. Sue mostre personali si sono susseguite nei musei e gallerie di tutto il mondo: dal Palais des Beaux-Arts di Bruxelles al MCA di San Diego (1998), al MoMA di New York (1999). In Italia il Castello di Rivoli ha ospitato una retrospettiva itinerante nel 2004, curata da Carolyn Christov-Bakargiev. Nel 2006 Kentridge ha curato la regia e le scenografie de Il Flauto Magico, presentato in anteprima al Teatro de La Monnaie a Brussels, e poi a Lille, al Teatro San Carlo di Napoli, Caen, Ginevra e nel 2011 al Teatro alla Scala di Milano. Nel 2008 il progetto “(REPEAT) from the beginning/Da capo” è stato presentato alla Fondazione Bevilacqua La Masa e al Teatro la Fenice di Venezia, a cura di Francesca Pasini.
Il dialogo con l’Italia, con la sua storia e la sua cultura, si è rafforzato con Zeno writing del 2002, nato dalla rilettura del romanzo di Italo Svevo La coscienza di Zeno (1923), e al lavoro su documenti e carte del Regno di Napoli scelti come territorio in cui far procedere e avanzare i suoi porters, che ha condotto alla mostra “Streets of the city” e altri arazzi per il Museo di Capodimonte del 2009, per trovare spazio più di recente nei grandi mosaici di “Toledo”, stazione pluripremiata della metropolitana dell’arte di Napoli. Il 2009 ha segnato l’avvio di “5 Themes”, una grande mostra partita dal SFMoMA di San Francisco, e presentata poi, tra gli altri musei, al MoMA di New York, al Jeu de Paume di Parigi, all’Albertina di Vienna. Nel 2010 Kentridge ha diretto al Met Opera di New York Il Naso di Shostakovich. Nello stesso anno ha ricevuto il prestigioso Kyoto Prize per le Arti e la Filosofia. Tra marzo e aprile del 2012, l’artista ha tenuto all’Università di Harvard, un ciclo di sei lezioni, “The Charles Eliot Norton Lectures”, mentre nel giugno 2012, in occasione di dOCUMENTA (13) è stata presentata la possente installazione The Refusal of Time, poi riproposta al MAXXI di Roma in occasione della personale Vertical Thinking. Nel 2013, William Kentridge è stato insignito del titolo di Honorary Doctorate in Fine Arts dalla Yale University.
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SAVE THE DATE
Monday, May 5 5.30 pm
Basilica di San Giovanni Maggiore (near Via Mezzocannone)
The conference is open to the public, while seats last.
Tuesday, May 6 7-9 pm
solo exhibition, opening
Galleria Lia Rumma Napoli via V. Gaetani, 12 – Tel. +3908119812354
Galleria Lia Rumma is pleased to announce the fifth solo exhibition of works by William Kentridge, in its gallery in Naples.
There are many underlying causes that bring about William Kentridge’s art. He himself is disinclined to let his work be classified in any strict manner, and in any case its kaleidoscopic nature would make this pointless. This is clear to see in this exhibition, which includes an extensive and varied body of works made between 2012 and 2014.
Both in the three flip-book films, one of which, NO, IT IS, consists of a triple screen projection, and in his linocuts and drawings made with a generously flowing, expansive use of India ink made from carbon black, Kentridge works on pages from encyclopaedic dictionaries, such as the Oxford Dictionary, the Technology Dictionary, and the Britannica World Language Dictionary. These unusual supports are not neutral surfaces but rather palimpsests from which his “second-hand readings” emerge as images and words chase each other across the ordered sequences of the entries.
So, while reinventing one of the oldest forms of animation, Kentridge also creates a space from which to observe the contradictions of reality and its discontinuities. DISINTER AND RECONFIGURE, SHOWING AND HIDING and SHOWING AND VANISHING are but some of the many actions that emerge from huge, luxuriant trees.
Many of the objects (including a megaphone, a typewriter and a coffee pot) that come out from the pages find a material echo [“a mistranslation”] in Rebus of 2013, a group of nine bronze sculptures lined up on a wooden plank like words on a line. But while the enigma is literally a form of expression through objects, in Kentridge’s view these same things – which highlight the ambiguities and uncertainties of the real world – have no given, immutable meaning. Rather, they become new objects when the viewpoint from which they are observed changes.
Kentridge’s art thus forms an uncertain “grammar of the world”, reminding us that aspiring to a single, all-embracing vision is quite simply an illusion.
The exhibition in the gallery will be preceded on Monday 5 May by a lecture entitled “A Walking Tour of the Studio” in the Basilica of San Giovanni Maggiore, upon the invitation of the Department of Humanities and Social Sciences of the University of Naples “L’Orientale”. Here the artist will meet with students, the public and the scientific community for a special lecture on the singular nature of his creative process, using images and animated films.
Kentridge will also be in Italy in 2014 and 2015 with another two important new projects: Paper Music will be presented from 10 to 21 September at the Bargello Museum in Florence during the FLAME festival of contemporary music. Created together with the South African composer Philip Miller, the work combines film, performance and music. In the spring of 2015, as part of an initiative promoted by the Tevereterno association in Rome, Kentridge will create a frieze representing a “procession” of figures. About 9 metres tall and 550 metres long, it will appear on the embankments of the Tiber, between Ponte Sisto and Ponte Mazzini. The frieze will be revealed by cleaning away the patina of smog that has accumulated on the travertine stone walls.
The works of William Kentridge (Johannesburg, 1955) first came into the international spotlight in 1997, when he took part in dOCUMENTA X in Kassel. Solo exhibitions of his works have followed on one after the other in museums and galleries around the world, from the Palais des Beaux-Arts in Brussels to MCA in San Diego (1998) and MoMA in New York (1999). In Italy, Castello di Rivoli was the venue for a travelling retrospective, curated by Carolyn Christov-Bakargiev, in 2004. In 2006, Kentridge directed and created the stage design for The Magic Flute, which premiered at the Theatre de la Monnaie in Brussels, before moving to Lille, to the Teatro San Carlo in Naples, to Caen and then Geneva and, in 2011, to the Teatro alla Scala in Milan. In 2008 the (REPEAT) From the Beginning / Da Capo project, curated by Francesca Pasini, was presented at the Fondazione Bevilacqua La Masa and at the Teatro la Fenice in Venice. His relationship with Italy and with its history and its culture was further reinforced by Zeno Writing of 2002.
This involved a reinterpretation of Italo Svevo’s novel Confessions of Zeno (1923) as well as work on documents and papers of the Kingdom of Naples, which he chose as the territory in which his porters could move forwards. This led to his Streets of the City exhibition and other tapestries for the Museo di Capodimonte in 2009, more recently finding space in the large mosaics of Toledo, the award-winning station of the art metro in Naples. 2009 marked the launch of 5 Themes, a major exhibition that opened at SFMoMA in San Francisco and then went on to MoMA in New York, the Jeu de Paume in Paris, and the Albertina in Vienna, among others. In 2010 Kentridge directed Shostakovich’s The Nose at the Metropolitan Opera in New York. That year he also received the prestigious Kyoto Prize in Arts and Philosophy. In March and April 2012, the artist gave the Charles Eliot Norton Lectures, a series of six lectures at Harvard University, and in June 2012, his powerful The Refusal of Time installation was shown on the occasion of dOCUMENTA (13) and later at MAXXI in Rome at his solo Vertical Thinking exhibition. In 2013, William Kentridge was awarded an Honorary Doctorate in Fine Arts from Yale University.
Inaugurazione: martedì 6 maggio, ore 19-21
Galleria Lia Rumma
via Vannella Gaetani 12, Napoli
Orario: martedì-sabato 11.00-14.00 / 15.00-19.00
Ingresso libero