Elisa Franceschi
Eva Frapiccini
Claudio Gobbi
Tancredi Mangano
Paola Pasquaretta
Bruno Pulici
Francesca Rivetti
Elisabetta Senesi
Valentina Sommariva
Giulia Ticozzi
Irma Blank
Invernomuto
Simone Bertuzzi
Simone Trabucchi
Jacopo Miliani
Alice Ronchi
Alessandra Spranzi
Cesare Pietroiusti
Namsal Siedlecki
Serena Vestrucci
Sara Enrico
Hilario Isola
Thomas Teurlai
Filippo Maggia
Joao Laia
Kim Nguyen
Marina Noronha
Gaia Tedone
Giorgina Bertolino
Maria Teresa Roberto
"Altro dalle Immagini. Da Guarene all'Etna 1999/2014": opere fotografiche di 10 artisti italiani. "Cosi' Accade" e' la mostra conclusiva dell'ottava edizione del progetto Residenza per Giovani Curatori. Per "Greater Torino" doppia personale dei giovani artisti Sara Enrico e Hilario Isola. Thomas Teurlai presenta l' installazione immersiva Europium.
Altro dalle Immagini
Da Guarene all'Etna 1999/2014
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta dal 21 maggio al 7 settembre 2014, la mostra Altro dalle Immagini. Da Guarene all'Etna 1999/2014, a cura di Filippo Maggia.
Artisti in mostra: Elisa Franceschi (Vicenza, 1987), Eva Frapiccini (Recanati, 1978), Claudio Gobbi (Ancona, 1971), Tancredi Mangano (Lisieux, Francia, 1969), Paola Pasquaretta (San Severino Marche, 1987), Bruno Pulici (Milano, 1981), Francesca Rivetti (Milano, 1972), Elisabetta Senesi (Tolentino, 1977), Valentina Sommariva (Milano, 1986), Giulia Ticozzi (Milano, 1984).
Sono passati ormai 15 anni dalla prima edizione di “Da Guarene all'Etna”, progetto lanciato nel 1999 dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo volto a indagare le pratiche dei giovani artisti italiani impegnati nell'interpretazione del linguaggio delle immagini.
Da allora sono 41 gli artisti che via via hanno partecipato a questa indagine, alcuni di essi presenti in più edizioni del progetto che ha avuto una periodicità quasi triennale: la prima edizione nel 1999 nel suggestivo spazio dell'Ex Chiesa del Carmine di Taormina, alla Galleria Civica di Modena l'anno successivo e infine a Milano presso la Galleria del Credito Valtellinese nel 2001; un'edizione rinnovata della prima nel febbraio del 2002 presso l'ex Padiglione Italia del complesso della Biennale di Venezia; nel 2003, una nuova selezione di artisti a Guarene d'Alba, poi proposta a Palermo presso la Civica Galleria d'Arte Moderna nel 2004, a pochi mesi di distanza dall'edizione tutta al femminile dal titolo “Tell Me Why”, sempre a Guarene. Nel 2006, altri nove giovani autori vengono presentati, per arrivare all'edizione del decennale del progetto, nell'autunno del 2009, ove si ritrovano i 35 artisti sino ad allora invitati.
I dieci artisti presenti in “Altro dalle Immagini. Da Guarene all'Etna 1999/2014” partecipano con i loro lavori ad un'offerta complessiva assai eterogenea e variegata quanto a forme e utilizzo del linguaggio delle immagini, ove la fotografia recita tuttavia un ruolo chiave, ponendosi come riferimento preciso e imprescindibile anche quando non sembra risultare al centro della ricerca dell'artista.
In questo approccio, sembrerebbe, consiste il grande e improvviso scostamento di questi artisti dalla tradizione italiana che nelle precedenti generazioni ha sempre guardato al paesaggio e alle varie declinazioni di questo dai tempi di Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Guido Guidi, insistendo poi con i più giovani Vincenzo Castella, Olivo Barbieri o Walter Niedermayr, solo per citare alcuni dei tanti interpreti della fotografia italiana degli ultimi decenni, privilegiando una interpretazione diretta del mondo che è ben presente anche nelle opere di molti dei protagonisti delle precedenti edizioni di Da Guarene all'Etna: basti pensare ai lavori di Vittore Fossati, Andrea Abati, Luca Campigotto, Andreoni e Fortugno, Antonio Biasiucci o Francesco Jodice.
Sembrerebbe, abbiamo detto, poiché in realtà, se nel metodo è immediatamente percepibile lo scostamento da un modus videndi che è insito nel DNA della fotografia italiana, è soprattutto nei contenuti che il salto generazionale ultimo si fa sentire, evidenziando come la pratica artistica, il vedere il mondo per immagini per arrivare ad altro dalle immagini in sé, sia un processo necessario, approdo ultimo e unico di una ricerca che attraversa molteplici territori che il fotografo può, grazie alla sua particolare sensibilità, sintetizzare e restituire in opera. Esemplari, in tal senso, i lavori mixed media e installativi di Elisabetta Senesi, Paola Pasquaretta, Eva Frapiccini, come lo sono da altra prospettiva, quelli di Tancredi Mangano, Claudio Gobbi o Giulia Ticozzi, fra scrittura visiva, storia e letteratura, e in altra forma quelli composti da immagini in movimento di Francesca Rivetti, Bruno Pulici e Valentina Sommariva. Elisa Franceschi, infine, più vicina all'importante passato della fotografia italiana, utilizza il paesaggio come tableau ove collocare il mondo degli adolescenti, oggi senza dubbio fra i più enigmatici e insidiosi.
La mostra avrà una colonna sonora. La Fondazione ha organizzato la seconda edizione di soundtrART – la mostra sonorizzata, concorso rivolto a musicisti, dj, compositori, professionisti, aspiranti e dilettanti, anche professionisti che hanno composto la colonna sonora della mostra basandosi sul concept e immagini della opere. I vincitori sono Antonello Aloise e Riccardo Di Gianni con il brano A due Passi.
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Così Accade (As it Happens)
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta Così Accade, la mostra conclusiva dell'ottava edizione del progetto Residenza per Giovani Curatori, a cura di João Laia (Portogallo, 1981) Kim Nguyen (Canada, 1983), e Marina Noronha (Brazil, 1981), e coordinata da Gaia Tedone (Italia, 1982).
Così Accade, accade così. Opportunità e caso determinano il risultato. La mostra nasce dall'influenza e dal ricorrere di chance e circostanze. Richiama l'esperienza di un progetto curatoriale di otto mesi che inizia con una residenza di quattro e culmina con un'esposizione aperta al pubblico di altri quattro. E' il convergere di tre distinte prospettive chiamate a sfiorare la superficie del contesto artistico italiano. Senza pretesa di essere un sondaggio dell'arte italiana, la mostra è misura della sua temporalità e di quei parametri in costante trasformazione che determinano l'incontro e il confronto tra opere d'arte; è un'opportunità per approcciare differenze e forgiare singolarità.
Così Accade riunisce un gruppo di artisti italiani la cui ricerca copre cinque decenni. L'eterogenea selezione di opere comprende immagini in movimento a più stratificazioni, pitture ipertestuali e sculture realizzate con materiali che si disintegrano, alludendo a forme di ripetizione e alla memoria materiale. Tra i lavori in mostra, un'istallazione prodotta con la partecipazione di animali e una serie di immagini dimostrative associate alla preparazione di ricette culinarie, presentati accanto ad una selezione di opere della collezione Sandretto Re Rebaudengo.
Così Accade evoca il collasso del tempo e l'offuscamento del reale, il misticismo che circonda il fare, il processo, gli oggetti e l'assenza; la stratificazione e distorsione della memoria. La fine in senso metaforico, la scansione del giorno di ciascuno, l'inchiostro che finisce e questo tempo condiviso. Gesti performativi e il tratto della mano instillano un momento d'incertezza su chi è stato qui, perché ciò sta accadendo e chi sarà qui fino alla fine. Accade così.
Gli artisti in mostra: Irma Blank (Celle, DE, 1934. Vive a Milano); Invernomuto (Simone Bertuzzi, Piacenza, 1983 e Simone Trabucchi, 1982. Vivono a Milano); Jacopo Miliani (Firenze, 1979. Vive a Milano); Alice Ronchi (Ponte dell'Olio, 1989, Vive a Milano e Amsterdam); Alessandra Spranzi (Milano, 1962, Vive a Milano); Cesare Pietroiusti* (Roma, 1955. Vive a Roma); Namsal Siedlecki (USA, 1986. Vive a Milano); Serena Vestrucci (Milano, 1986. Vive a Venezia).
*L'artista è stato invitato a Così Accade per prestare un'attività lavorativa di servizio di consultazione e supporto ai curatori della mostra.
Il progetto: Residenze per Giovani Curatori
I tre partecipanti sono stati scelti tra una rosa di candidati nominati dalle migliori scuole curatoriali del mondo e da alcune tra le più interessanti istituzioni europee dedicate all'arte contemporanea. I curatori dell'ottava edizione sono stati selezionati da una giuria internazionale composta Beatrix Ruf, direttore del Kunsthaus di Zurigo e Jochen Volz head of Programmes alla Serpentine Gallery di Londra.
La residenza, dedicata a tre giovani curatori stranieri e coordinata da Gaia Tedone della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ha dato ai partecipanti la possibilità di conoscere gli artisti, visitare le gallerie d'arte, i musei e le fiere d'arte, e di incontrare critici e operatori culturali per ottenere una panoramica approfondita della scena artistica italiana contemporanea.
La residenza vuole favorire una riflessione sulle pratiche curatoriali contemporanee e la loro sperimentazione, e consentire lo sviluppo di una serie di contatti in grado di diffondere la conoscenza della scena artistica italiana all'estero. Per i curatori, la residenza si pone come trait d'union tra la fine del percorso educativo e l'ingresso nel mondo della professione ed è strutturata come attività didattica semi-autonoma, con una serie di incontri formativi e di attività di supporto a tempo parziale.
La residenza è organizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
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Greater Torino
Sara Enrico e Hilario Isola
a cura di Giorgina Bertolino e Maria Teresa Roberto.
Il 21 maggio inaugura la quinta mostra del ciclo Greater Torino, dedicato agli artisti delle giovani generazioni che hanno in Torino il proprio spazio di formazione o di lavoro. La città è intesa come territorio allargato, luogo di nascita o di elezione ma soprattutto piattaforma per la costruzione di un percorso di ricerca alimentato da opportunità di crescita, di mobilità e di relazioni con l'esterno. Una città aperta dunque, capace di accogliere quelle dinamiche di “andata e ritorno” essenziali nella definizione delle carriere artistiche. Come nelle quattro edizioni precedenti, anche quest'anno la scelta della doppia personale risponde a una strategia curatoriale che intende approfondire e valorizzare un percorso in atto attraverso una selezione di opere significative e nuove produzioni, in un insieme capace di restituire gli interessi tematici, le modalità progettuali, le pratiche e gli strumenti degli autori.
Gli artisti invitati per il quinto appuntamento sono Sara Enrico e Hilario Isola. Nata a Biella nel 1979, Sara Enrico ha studiato all'Accademia Albertina e si è specializzata in restauro dei dipinti antichi all'Istituto Spinelli di Firenze. Nato a Torino nel 1976, Hilario Isola ha studiato Storia dell'Arte all'Università di Torino e ha avviato nel 2003 la collaborazione artistica con Matteo Norzi. Il duo ha sviluppato per un decennio, tra Italia e Stati Uniti, un progetto comune, aprendosi poi a collaborazioni esterne, tra le quali i progetti con il collettivo Distillers, e dando progressivamente spazio alle ricerche individuali, legate all'interesse di Norzi per il cinema, di Isola per le arti visive.
La doppia personale presenta due ricerche impegnate nella sfera della pittura e del disegno, della scultura e dell'installazione, secondo una linea che ne indaga le pertinenze e i confini. Lo sguardo dell'osservatore è uno dei focus d'attenzione intorno a cui è stata concepita la mostra. Introdotta da una serie di lavori presentati nella galleria della Fondazione, è allestita sulle pareti di un'unica grande sala, come in una sorta di panorama scandito da un peculiare e studiato ritmo visivo.Il rigore delle mosse compiute da Sara Enrico nello spazio letterale e materiale della pittura –colore, tela, telaio – è ampliato nei passaggi verificabili nei suoi nuovi lavori. I progetti recenti di Hilario Isola, ispirati dai fenomeni del mutualismo e dell'ibridazione tra naturale e artificiale,dialogheranno in mostra con due opere realizzate insieme a Matteo Norzi.
La ricerca di Sara Enrico è incentrata sulla pittura, sui suoi materiali e strumenti codificati nell'ambito della storia dell'arte: il colore a olio, la tela preparata, il telaio in legno. Assunti in qualità di vincoli, l'artista ne saggia le possibilità dando corpo a un ricco spettro di varianti, alterazioni, traduzioni. Nel ciclo degli RGB, iniziato nel 2012, l'artista traduce la tela bianca in immagini digitali, attraverso scansioni i cui esiti sono traccia dei movimenti fatti compiere alle tele sul piano dello scanner in funzione. La tela dipinta è usata in altri casi come matrice, o per la realizzazione di calchi, come nelle piccole sculture raccolte dal 2011 sotto il titolo Pillows, o per imprimere su superfici diverse tracce cromatiche che diventano visibili solo in seguito al distacco.
Nel progetto site specific ideato per Greater Torino, un gruppo di tele, impresse a parete grazie al colore a olio impiegato anche come collante, sollecita la relazione tra pittura e installazione, tra recto e verso, tra matrice e copia, opposti fondanti dell'intera ricerca dell'artista.
La riflessione di Hilario Isola si concentra nei lavori recenti sulla possibilità di ibridare elementi naturali e artificiali, paesaggi e visioni interiori. A Greater Torino l'artista presenta 4.000 K, un'installazione che accosta una serie di disegni di grande formato, realizzati con pigmenti puri su
paperstone, a un'opera in cui colonie di muffe proliferano e si stratificano da anni su una stampa del XIX secolo. La luce, oltre a ispirare il titolo di questo ciclo di lavori, ne costituisce il centro tematico: i disegni raffigurano inediti dispositivi illuminotecnici, posti in rapporto con microeventi naturali. Introducono questo nuovo progetto due opere di Hilario Isola e Matteo Norzi, incentrate sulla relazione con lo spazio, sull'estensione della nozione di museo, sui meccanismi di visione.
In particolare Elsewhere è, dal 2008, un'opera mobile, in costante trasformazione. Telescopio camuffato da scultura, completamente avvolto da una massa di plastilina, Elsewhere punta l'obiettivo verso un altrove sempre diverso che, attraverso la distanza, balena come una chimera nell'occhio di chi guarda.
Progetti speciali
Alla fase di realizzazione della mostra seguirà quella altrettanto importante della relazione diretta con i visitatori. Gli artisti di Greater Torino sono stati invitati a progettare un laboratorio destinato a giovani e adulti. Lo faranno avvalendosi della collaborazione dello staff dei mediatori culturali d'arte, impegnati in mostra, quotidianamente, nel rapporto e nel dialogo con i pubblici. La presenza degli artisti di Greater Torino negli spazi della Fondazione è dunque intesa come risorsa, occasione per ideare e sperimentare nuove forme di relazione attiva con l'arte contemporanea.
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Thomas Teurlai
Europium
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 21 maggio al 7 settembre 2014, Europium, installazione di Thomas Teurlai (Meaux, Francia, 1988).
Thomas Teurlai è uno dei cinque artisti selezionati per il Postgraduate Progamme (settembre 2013 – luglio 2014) dell'Ecole Nationale Superieure des Beaux-Arts di Lione, istituto con cui la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha attivato una intensa collaborazione nell'ottica di approfondire il proprio lavoro di ricerca sui nuovi talenti artistici.
La collaborazione tra Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e ENSBA Lyon si è concretizzata, negli scorsi anni, con due solo show di due tra gli artisti partecipanti al Postgraduate Programme: Julien Creuzet. Standard & Poor's, on the Way, the Price of Glass (Martinica, 1986. A cura di Stefano Collicelli Cagol, nel 2012) e Riikka Kuoppala. La Casa di biscotti (Finlandia, 1980. A cura di Lorenzo Balbi, nel 2013).
Le opere di Thomas Teurlai sono installazioni immersive in cui lo spettatore è chiamato ad entrare in contatto con un mondo nuovo creato dall'artista, un luogo in cui si fondono paure e colpi di scena, inquietudine e sorpresa. Le attrezzature tecniche misteriose, i motori in moto, le scintille e le fiamme accese che compongono le sue sculture sono affascinanti ma allo stesso tempo pericolosi, opere dal grande impatto estetico ed emotivo che ricordano laboratori in cui vengono effettuati misteriosi esperimenti scientifici.
La vera forza dei suoi lavori è giocare con i sensi del pubblico, trasportandoli in ambienti apparentemente poco familiari. Tutte le sue opere hanno, a livello estetico, un aspetto industriale o anche domestico eppure ciò che si percepisce è conosciuto, perché riguarda paure o oggetti quotidiani (utensili accesi all'interno di una vasca d'acqua, un saldatore acceso in una stanza da letto, delle fiamme accese che fuoriescono al posto dell'acqua in un impianto antincendio, del vino nei radiatori di un impianto di riscaldamento domestico). L'artista compie una vera e propria impresa nel trasferire le sue esperienze, i suoi luoghi e la sua sensibilità per ciò che è naturale ed imprevedibile nelle sue opere, in un contesto estetico artificiale, dove la presenza umana è allo stesso tempo mano del demiurgo e vittima inconsapevole.
In quest'ottica, e per cercare di mettere l'artista in grado di lavorare seguendo le proprie attitudini, Thomas Teurlai ha svolto un periodo di studio e ricerca di alcuni giorni a Torino e, affascinato dalla storia e dal presente industriale e tecnico della città ha elaborato un nuovo progetto per la sua prima mostra personale in Italia in uno spazio istituzionale per l'arte contemporanea.
Dagli anni '60 in poi le nostre case e le nostre vite sono state gradualmente occupate da “scatole magiche” (tv, stereo, telefoni, computer…) che tendono a diventare obsolete ancora prima di essere comprate. Nei connettori e nelle componenti che costituiscono il “cuore” di queste apparecchiature si trovano diversi tipi di metalli preziosi (oro, argento, platino, palladio…) e la loro veloce obsolescenza è più efficace della nostra consapevolezza riguardo al fatto che insieme ai nostri rifiuti tecnologici, ogni giorno, vengono gettati chili di oro nelle discariche di tutto il mondo. Si calcola che in una tonnellata di rifiuti tecnologici (RAEE, questo la denominazione tecnica di questo tipo di rifiuti, letteralmente “Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) siano contenuti circa 500 grammi d'oro e che in una tonnellata di vecchi telefonini siano nascosti 300 grammi di oro e 2,5 kg d'argento.
Europium è opera a metà tra una miniera urbana contemporanea super-tecnologica e un laboratorio domestico improvvisato. Un luogo in cui si aprirà una concessione mineraria parallela e dove l'artista cercherà provocatoriamente di implementare tutte le apparecchiature e le conoscenze necessarie per l'estrazione dei metalli preziosi dai componenti elettronici obsoleti, dai nostri rifiuti tecnologici.
La pratica dell'“Urban Minig” è un fenomeno noto già da diverso tempo e numerosi tutorial sono disponibili su youtube e sui blog specializzati; consiste proprio nel recuperare questi metalli in un modo domestico “fai da te” e fare in modo così di arrotondare le proprie entrate o per hobby.
Quello che interessa particolarmente Thomas Teurlai riguardo a questo fenomeno è la nozione di Economia Parallela. Il riciclo di questo oro è un monopolio controllato da compagnie specializzate e i laboratori domestici che si vedono nei video, arrangiati nelle cantine e nei garage, con alambicchi, sifoni e strane tubature, sembrano molto più dei laboratori illegali di metanfetamine alla Breaking Bad che dei luoghi per l'estrazione dell'oro dai rifiuti.
La stessa idea di farne un'installazione artistica, prende quindi i contorni di un lavoro che rifletta sullo sviluppo e sullo sfruttamento di un dispositivo che, anche se formalmente interessante, attraente e accattivante, viene sviluppato solo in termini di utilizzo, tendendo ad una sua ottimizzazione per motivi apparentemente estranei all'estetica.
Da questa gigante operazione di dissezione della spazzatura emergerà l'architettura dell'installazione, incontrollata e incontrollabile, realizzata come le miniere urbane su territorio pubblico, da individui nascosti in abitazioni di fortuna, capolavori di inventiva tuttofare, realizzati giocando a nascondino con le autorità, cercando di strappare un paio di grammi di ricchezza nelle milioni di metri cubi di spazzatura trasportati via ogni giorno dal fiume del progresso.
Ufficio stampa
Silvio Salvo 011 3797600 silvio.salvo@fsrr.org
Inaugurazione 21 maggio ore 19.00
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
via Modane 16 Torino
Orari: giovedì 20-23; venenerdì, sabato e domenica 12-19
ingresso: 5 euro, 3 euro ridotto