Vesperbild. In mostra immagini e narrazioni tratte dal mondo mitologico e letterario. Nei suoi dipinti spicca un'attenzione compassionevole verso cio' che e' mortale, fragile, malato.
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a cura di Pietro C. Marani
Trasfigurazione, crepuscolo, rinascita sono i temi, di matrice classica ma riletti in chiave contemporanea, che caratterizzano i lavori più recenti di Agostino Arrivabene. Dal 23 maggio al 26 luglio li troviamo nella mostra personale Vesperbild – a cura di Pietro Marani – alla galleria Giovanni Bonelli di Milano: una sequenza di immagini e narrazioni tratte dal mondo mitologico e letterario che raffigurano le diverse fasi di un processo che, dal travaglio interiore e fisico, giunge al desiderio della guarigione attraverso il sogno o l'intervento divino con la trasmutazione in corpi nuovi.
Il progetto prende il nome dalle Vesperbilder (letteralmente, “immagini del vespro”), sculture nate in Germania nel XIV secolo che raffiguravano la Madonna con in grembo il corpo di Gesù morto. Le figure tedesche della Pietà sono spesso caratterizzate da accenti intensamente espressivi e patetici, soprattutto nella rappresentazione del corpo di Cristo che, attraverso la trasfigurazione della carne e del volto, diventava quasi deforme, incarnazione della sofferenza. Le Vesperbilder erano punto di unione tra due stadi estremi, fra la morte e la resurrezione, erano le immagini dell'attesa, icone di meditazione crepuscolare, anello che univa la notte al giorno e viceversa.
Le Vesperbilder contemporanee di Agostino Arrivabene riflettono soprattutto su questo concetto di passaggio, di soglia, di confine tra luce e ombra.
Nei dipinti sorge imponente un’attenzione compassionevole verso ciò che è mortale, fragile, malato.
L'opera intitolata Monatto dai muti campanelli, che si ispira al personaggio ovidiano di Ciparisso, ritrae un appestato che si trasforma in creatura vegetale. Come nel suo omologo mitico, il monatto piange un pianto senza requie, ma muto. Penseranno a piangerne il dolore le due prefiche mutanti, ispirate alle tavole anatomiche di Bernhard Siegfried Albinus, secondo elemento del trittico.
Il polittico dedicato alla vicenda di Orfeo ed Euridice si concentra sul canto rituale attraverso il quale Orfeo tenta di recuperare l’amata dal regno dei morti. La mano frammentata della fanciulla e il suo piccolo volto in estasi, dislocati dal resto del corpo a formare ciascuno un elemento del trittico, diventano simbolo di supplica eterna.
Altre opere in mostra hanno una chiara origine nelle iconografie floreali di Bruegel: qui l’artista dà vita a creature arcimboldesche in cui le ombre divorano l’identità rivestita di soli fiori che divengono catalizzatori di pollini generativi.
Chiude la mostra un progetto eclettico in cui Arrivabene unisce pittura, scultura e oreficeria. Partendo dall’icona dei Dioscuri, l’artista fonde la loro identità in un nuovo mostro siamese le cui due teste sono cinte da strane corone ossee tratte dal mondo iconografico di Ernst Haeckel. Così fino a realizzare una micro scultura in materiali preziosi che diverranno gemelli da polso, realizzati dall’abilità del gioielliere Mirco Baroso chiamato da Arrivabene a dialogare con la sua opera.
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curated by Pietro C. Marani
Transfiguration, twilight, and rebirth are the themes, rooted in classicism yet reinterpreted from a contemporary viewpoint, that feature Agostino Arrivabene’s latest works. From May 23rd to July 26th we find them in the solo exhibition Vesperbild – curated by Pietro Marani – held at the Giovanni Bonelli Gallery in Milan: a sequence of images and stories drawn from the world of mythology and literature depicting the different stages of a process that, starting from inner and physical suffering, evolves into a desire for healing through dream or divine intervention, resulting in a transmutation into new bodies.
The project takes its name from Vesperbilder (literally “vesper pictures”), sculptures that made their appearance in Germany in the 14th century depicting a Madonna with the body of Jesus dead resting upon her womb. The German representations of the Pietà are often characterized by intensely expressive and pathetic accents, especially in the representation of the body of Christ, which, through the transfiguration of his flesh and face, became almost disfigured, as if to indicate an embodiment of suffering. Vesperbilder were a point of union between two extreme stages, i.e. between death and resurrection. They were the images of waiting, icons of crepuscular meditation, in short a link of union between night and day and vice versa. Agostino Arrivabene’s contemporary Vesperbilder are basically meant as a reflection on this concept of transition, threshold, and boundary between light and shadow.
These paintings are characterised by the impressive rise of a compassionate attention to what is mortal, frail, and ill.
The work entitled Monatto dai muti campanelli (Monatto with soundless bells – aka corpse carrier, i.e. the person who removed corpses during a plague), which is inspired by the Ovid’ character Cyparissus, portrays a plague victim turning into a plant creature. Just as in his mythical counterpart, here the monatto is crying in an incessant, yet silent, mourn. To weep for his pain there are instead two mutant mourners, inspired by the anatomical figures of Bernhard Siegfried Albinus, as the second element of the triptych.
The polyptych dedicated to the story of Orpheus and Eurydice focuses on the ritual singing through which Orpheus tries to retrieve his beloved back from the realm of the dead. The girl’s fragmented hand and her little face in ecstasy, set aside from the rest of the body in order to form each a distinct element of the triptych, actually become a symbol of eternal supplication.
Other works on display in the exhibition show clearly to have their origin in Bruegel’s floral iconographies: here the artist gives life to creatures reminiscent of Arcimboldo’s paintings where shadows devour the identity covered only with flowers that become catalysers of generative pollen.
The exhibition closes with an eclectic project in which Arrivabene combines painting, sculpture and goldsmithery. Starting from the icon of the Dioscuri, the artist merges their identity into a new Siamese monster, whose two heads are surrounded by strange bone crowns drawn from the iconographic world of Ernst Haeckel. Eventually, the artist creates a micro sculpture of precious materials that will be turned into cufflinks, thanks to the skill of Mirco Baroso, a jeweller who has been called by Arrivabene to establish a dialogue with his work.
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Inaugurazione: giovedì 22 maggio, ore 18.30
Galleria Giovanni Bonelli
Via Luigi Porro Lambertenghi 6 – Milano
Orari : martedì - sabato h. 11-19. Lunedì su appuntamento.
Ingresso libero