Verso e Paesaggio dai Canti di Giacomo Leopardi. Fitte di paesaggi, di memorie e di sogni queste sue inedite rappresentazioni pittoriche alludono a frammenti di storie sospese.
Verso e Paesaggio
dai Canti di Giacomo Leopardi
Mi dicono che da fanciullino di tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggiore età, era innamorato dei racconti e del meraviglioso che si percepisce con l’udito, o colla lettura, giacché seppi leggere, ed amai di leggere assai presto. (*) Dai Canti di Giacomo Leopardi, Renato Coccia ha recentemente tratto narrazioni in forma di pittura. Fitte di paesaggi, di memorie e di sogni - o memorie di sogni - inaccessibili se non al ricordo, incantate come i ricordi, queste sue inedite rappresentazioni/interpretazioni pittoriche alludono a frammenti di storie sospese al di là del quadro, là ove pare risiedere il senso recondito di quanto figurato, non del tutto sovrapponibile del resto col componimento poetico dal quale ha tratto ispirazione.
Il piacere dei racconti, tuttavia, sebbene questi vertano sopra cose sensibili e materiali, è però tutto intellettuale, o appartiene alla immaginazione, e per nulla corporale ne spettante ai sensi. E seduzioni dell’intelletto sono infatti quelle sottili incongruenze disseminate nelle opere di Coccia, che destabilizzano il significato immediato – ottico oppure letterario - che si credeva di aver colto nel quadro, costringendoci a riguardare di nuovo, a tornare indietro e ricomporre la logica inconsueta della rappresentazione, alla ricerca di una coerenza meno immediatamente evidente seppur del tutto percepibile. La facoltà inventiva è una delle ordinarie, e principali, e caratteristiche qualità e parti dell’immaginazione. E si può dire che da una stessa sorgente, da una stessa qualità dell’animo, diversamente applicata, e diversamente modificata e determinata da diverse circostanze e abitudini, vennero i poemi (…) e i principi matematici (…), le architetture e... le pitture.
L’immaginazione pertanto è la sorgente della ragione, come del sentimento, delle passioni, della poesia. Anacronismi storici, riflessi non pertinenti, ombre divergenti, salti dimensionali, evocazioni letterarie, citazioni eccentriche ecc. costituiscono il ricco zibaldone di espedienti, strategie e ordigni pittorici messi in campo da Renato Coccia per decuplicare, nello spettatore, il piacere razionale ed intellettuale della ricerca del contenuto effettivo delle sue opere; pur avvertiti dell’impossibilità, qui e altrove, dell’esistenza di un loro significato univoco, finale e definitivo, restiamo tuttavia catturati dal racconto pittorico, presi entro la dipinta gabbia di ipotesi, verifiche e smentite, rapiti nel gioco degli enigmi e nell’esercizio, leopardianamente infinito, della facoltà inventiva della ragione, ovvero dell’immaginazione. Negli ultimi bozzetti, una foglia sospesa, una goccia d’acqua, il vento: poi nulla, solido nulla. Io era spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla io medesimo.
Io mi sentiva come soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla.
Angelo Del Vecchio
(*) tutte le citazioni in corsivo sono tratte dallo “Zibaldone di pensieri” di Giacomo Leopardi.
Pittore e incisore, Renato Coccia nasce a Sant’Omero (Teramo) il 22 giugno 1935. Nel 1958 si trasferisce a Genova, dove vive e lavora pur continuando le colline teramane a essere la meta dei suoi soggiorni estivi; con esse manterrà sempre un rapporto sensibile rinsaldando le sue origini culturali e, attraverso i costanti movimenti di partenza e ritorno, rinnovando continuamente il suo sguardo.
Nelle sue prime personali, dai primi anni ’80, propone opere di carattere figurativo - paesaggi campestri, scogliere, borghi marinari e appenninici - in cui il suo modo di vedere e sentire la natura si traduce in una pittura che, pur accostandosi alla tradizione en plein air, lascia intravedere i temi della ricerca più matura dove il paesaggio è inteso sia come elemento soggettivo e autobiografico sia come memoria.
Pur continuando a insistere sul motivo naturale, la sua ispirazione artistica trova spazio anche in altri ambiti lasciandosi spesso attrarre da temi storici, religiosi e letterari. Si spiegano così le mostre Briganti d’Abruzzo e La guerra civile nell’Abruzzo Teramano (1860-61) - allestite nelle sale della fortezza di Civitella del Tronto - a cui lavora tra il 1988 e il 1991 e, nove anni più tardi a Teramo e Pescara, Santi e Beati d’Abruzzo, una rassegna di trentacinque dipinti esposti in occasione dell’Anno Giubilare.
Gli anni tra il 2004 e il 2008 sono cruciali per la sua opera. Nella mostra di Milano del 2004 - Paesaggi e rimembranze - e in quella di Genova nel 2005 - Stagioni - ritorna a dipingere natura e paesaggio. Testimonianze della preistoria, Gelsi spuntati, Controluce sul fiume Arche, L’afa nel verde, Case tra gli ulivi, La preda, rappresentano vedute dei luoghi delle sue origini, e non solo, che - pur avendo cura e attenzione ai dati sensibili e conoscibili - sono ormai trasfigurazioni della memoria, totali interiorizzazioni del suo rapporto con il mondo. Nel 2007 allestisce Il volto della Passione, un grande crocefisso appeso sopra il pulpito della Chiesa di Santa Zita in Genova composto da una variazione di sette ritratti di Gesù. In parallelo, lavora al progetto di illustrare la Commedia di Dante attraverso un ciclo di cento incisioni realizzate, in forma di ex libris, con le tecniche dell’acquaforte e della puntasecca. La Divina Commedia negli ex libris di Renato Coccia è esposta nel 2008 a Sant’Omero e nel 2012 a Sassoferrato per la XXIII Rassegna delle Edizioni d’arte numerate Bartolo da Sassoferrato. Nel 2010 ordina la prima antologica Opere 1960-2010 nella sua città natale. Una selezione delle opere e della rassegna critico-bibliografica è raccolta nel volume Tratto colore poesia (Media Edizioni, 2003).
Le sue incisioni, realizzate in molteplici espressioni (puntasecca, acquaforte e maniera nera), sono state pubblicate su riviste di grafica e poesia ed esibite in numerose rassegne d’arte tra le quali quelle curate dall’Associazione Incisori Liguri e dall’Associazione Nazionale Incisori Italiani di cui fa parte. Hanno scritto del suo lavoro, tra gli altri: Vito Moretti, Luigi Braccili, Gabriele Di Cesare, Gabriele Di Francesco, Gian Carlo Torre, Mauro Mainardi, Vitaliano Angelini, Felice Ballero, Giannina Scorza e Silvio Rini.
Inaugurazione sabato 24 maggio alle ore 18
Galleria Arianna Sartori di Mantova
via Ippolito Nievo 10
Orario dal lunedì al sabato 10.00-12.30 e 16.00-19.30, chiuso festivi.
Ingresso libero