Exile. In Shanghai, the Croatian artist has been analysing the processes brought about by the frenetic urbanization and consequent change of landscapes, including the massive relocation of people.
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A cura di Mariagrazia Costantino
OCAT Shanghai ha il piacere di presentare “Exile,” una personale di Dubravka Vidović.
Da condizione temporanea l’“esilio” può diventare permanente, una strategia per riflettere su certe “emergenze” della vita.
Dubravka Vidović è un’artista croata che a metà degli Novanta ha lasciato un paese scosso da un terribile conflitto civile per trasferirsi in Italia e studiare arte. Vive a Shanghai ormai da quattro anni: nella sua vita l’esilio è stato una necessità ma anche una scelta, eppure i suoi lavori dimostrano che possiamo esseri tutti esuli nelle nostre città. A Shanghai, la sua nuova “casa,” Vidović ha analizzato i processi indotti dalla frenetica urbanizzazione e il conseguente cambiamento del paesaggio urbano, compresa la massiccia rilocazione di molti dei suoi abitanti. La città di Shanghai è impegnata ormai da più di vent’anni in una frenetica rincorsa al nuovo dilagata in tutto il paese; per lo stesso motivo, in Cina le “rovine” non hanno lo stesso fascino che la cultura europea attribuisce loro: semplicemente, sono lì a testimoniare il passaggio da una condizione a un’altra; presto spariranno del tutto e nessuno si vuole affezionare a quello che è destinato a sparire… nessuno a parte gli artisti e le persone i cui ricordi aleggiano intorno a quei luoghi. Dubravka Vidović espone tutto questo senza clamore, usando la fotografia – strumento a lei congeniale – e il video. Il suo lavoro si colloca a cavallo tra architettura, psicoanalisi e letteratura. Quello che si vede nelle immagini è il risultato di una lunga incubazione, una lenta metabolizzazione di esperienze, idee e memorie iniettate nel tessuto urbano costantemente a rischio. Le fotografie risultanti da questo percorso implicano istanze diverse ma ugualmente critiche.
La serie fotografica “Shikumens’ Walls” è opera singola, documento di una performance ma anche materiale informativo che rimane di un’istallazione temporanea. L’intervento urbano – quasi situazionista – consiste nell’inserimento di pezzi di stoffe colorate di diverso materiale negli interstizi di mura perimetrali delle cosiddette Shikumen, le abitazioni tradizionali di Shanghai, simbolo di una città ormai estinta e in via di estinzione; in altre immagini della stessa serie, infilati tra i mattoni o impilati accanto alle stesse mura si trovano vecchi libri, quasi a suggerire che una città non è nient’altro che un testo costantemente riscritto. I muri, esterni e per questo esposti, sono elementi architettonici impersonali che servono a dividere, eppure il tempo riesce a caricarli di una valenza affettiva. Il materiale di cui sono fatti, freddo e duro, sono contrapposti alla stoffa e alla carta, “calde” e morbide: in questo abbraccio i due elementi sembrano scambiarsi le rispettive proprietà fisiche.
Il video Waterhouses rappresenta un altro inno all’impermanenza e combina la tecnica di pittura tradizionale con la consapevolezza del rimodellamento urbano, spesso traumatico, attualmente in corso. Nel video l’artista shanghaiese Chai Yiming è ripreso dall’alto, mentre con pennellate veloci e sicure dipinge sull’asfalto un ideale paesaggio della città, fatto di nuovi e vecchi edifici. Invece dell’inchiostro usa l’acqua, e questo fa sì che i suoi disegni evaporino, per poi sparire del tutto alla fine del video: un destino condiviso con la “vera” città. Contemporaneamente, il rumore dei lavori in corso in sottofondo genera una forma di “dissonanza” stranamente familiare per chi vive a Shanghai, coerente con il presente reiterato della città, segnato dall’imminente sparizione di luoghi, come nelle teorie del “déjà disparu” (già sparito) formulata da Akbar Abbass e orginariamente riferita alla condizione di Hong Kong pre-1997. Per Abbas, gli abitanti di una città che va incontro a un cambiamento radicale e programmatico, sia esso architettonico o politico, si preparano in anticipo all’evento traumatico entrando in una fase di lutto preventivo per quello che non è ancora scomparso ma lo sarà presto.
I lavori multimediali di Dubravka Vidović ci aiutano a capire e a indentificarci con gli esuli di quello che una città è stata.
Nata a Zara nel 1970 (Croazia), Dubravka Vidović vive e lavora tra Shanghai e Milano. Diplomata in pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera con Luciano Fabro. Nel 1999 ha conseguito il diploma in Visual Arts alla Fondazione Ratti di Como con Haim Steinbach. Vidović usa linguaggi espressivi diversi tra cui la fotografia, l'installazione, video e assemblaggi. Tra le mostre collettive selezionate, Dubravka Vidović ha esposto in: Final project with Haim Steinbach, Ex-chiesa di San Francesco, Como (1999); Tracce di un seminario, Via Farini, a cura di Angela Vettese e Giacinto Di Pietrantonio, Milano (2000); Mercedes Benz Art Prize, a cura di Ulrich Scheider, Documenta Halle, Kassel / Museum Ludwig, Aachen (2001); Note: nostalgie, Via Farini, a cura di Gabi Scardi, Milano (2002); Insert, Museum of Contemporary Art Zagreb, a cura di Tihomir Milovac, Branko Franceschi, Silva Kalčić e Antonia Majača, Zagreb (2005); Masaï Art Factory 2005, Assab one, a cura di Roberto Pinto e Gabi Scardi, Milano (2005); 11th Zadar Salon of young artists (primo premio), Art Gallery of the National Museum Zadar (2005); European Photography Festival, Museo Frati Cappuccini, a cura di Gigliola Foschi, Reggio Emilia (2010); Hotspot Berlin, Georg-Kolbe Museum, a cura di Eugen Blume, Berlin (2011); Memoria variabile, Gallery Milan, a cura di Carla Pellegrini e Gigliola Foschi, Milano (2011); Re-calling the past, 52. Annale, Istarska sabornica, a cura di Radmila Iva Janković, Poreč (2012); Imageination, ULUPUH, a cura di Silva Kalčić, Zagreb (2013); T-HT Award, Museum of Contemporary Art Zagreb, a cura di Vladimir Čajkovac, Zagreb (2013).
Tra le mostre personali selezionate, Vidović ha esposto in: Formae Mentis, Art Gallery of the National Museum, Zadar (2006); Boxed Sea, Artopia, a cura di Francesca Pasini, Milano (2007); Exil, Podbielski Contemporary, a cura di Gigliola Foschi, Berlino (2011); Exil, Alberto Peola, Torino (2012); Monte Verità, Podbielski Contemporary, Berlino (2013); Exil, OCT Contemporary Art Terminal, a cura di Mariagrazia Costantino, Shanghai (2014). Dubravka Vidović will have her solo show at the Gallery Anne Cecile Noique Shanghai in September 2014.
“Exile” è una mostra organizzata da OCAT Shanghai con il supporto di OCT e Suhe Creek.
Parte della Italian Lifestyle Week a Shanghai, Exile ha il patrocinio del Consolato Generale d’Italia e dell’Ambasciata della Repubblica di Croazia a Pechino, è inoltre sponsorizzata da Enoteca Italiana-Yishang.
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Curated by Mariagrazia Costantino
OCAT Shanghai is pleased to present “Exile”, a solo show by Dubravka Vidović.
Starting as a temporary state, “exil” becomes a permanent condition, a strategy for reflecting on existential emergencies. Dubravka Vidović is a Croatian artist who in the mid Nineties left a country shaken by civil conflicts and moved to Italy to study Fine Arts. She has been living in Shanghai for four years now: in her life exile has been a necessity and a choice. Yet her works show us that we can all be exiles in our cities. In Shanghai, her new “home”, Vidović has been analysing the processes brought about by the frenetic urbanization and consequent change of landscapes, including the massive relocation of people. Shanghai is at the forefront of an anxious chase of the new that seems to have spread throughout China in the last twenty years or more. For the same reason, Chinese ruins are not “charming”: simply, they are there to witness the transition from a condition to another; soon or less they will disappear, and no-one wants to become attached to something that is going to disappear… no-one but the artists, and the people whose memories linger around those places. She exposes this without clamour, using photography – her congenial language – and video. Vidović’s work lies at the intersection of architecture, psychoanalysis and literature. What we see in the images is the result of a long incubation, a slow metabolization of experiences, ideas and memories injected in the constantly endangered urban text. They imply different but equally critical instances.
The photographic series “Shikumens’ Walls” is the record of a performance and the documentation left of a temporary installation: the urban intervention – almost situationist – consists in the insertion of pieces of colorful fabric and textiles in the interstices of the exterior walls’ bricks of the so-called Shikumen houses, symbols of the disappeared (and disappearing) old Shanghai; in other images we find old books between the bricks or piled up next to the walls, suggesting that a city is nothing but a text being constantly re-written. Walls, external and exposed, are impersonal architectural elements that divide and separate, yet time charge them with an affective quality only years can give to objects. The construction materials walls are made of are cold and hard; fabric is soft and warm: in this “embrace” they seem the exchange the respective physical properties.
The video Waterhouses is another hymn to impermanence, combining a traditional painting technique with the awareness of the ongoing, often traumatic remodeling of urban environment. The local artist Chai Yiming is filmed from above, sketching on the pavement, with confident brush strokes, an ideal Shanghai landscape made of old and new buildings. He uses water instead of ink: this makes the drawings quickly evaporate and disappear, a fate shared with the real city. The noise of ongoing construction works in the background generates a form of “dissonant familiarity” coherent with Shanghai’s “reiterated” present, signed by pending disappearance. According to Akbar Abbas’ theory of the “déjà disparu” (already disappeared), originally applied to the pre-1997 Hong Kong, the inhabitants of a city going through a programmatic change (be it visual or political), prepare themselves in advance to the traumatic event and start mourning for what has not disappeared yet, but soon will.
The multi-media works of Dubravka Vidović help us understanding and identifying with the exiles of what cities used to be.
Born in Zadar (Croatia) in 1970, Dubravka Vidović lives and works in Shanghai and Milan. She graduated in painting at the Brera Academy of Fine Arts in Milan with Luciano Fabro. In 1999 she was admitted to the Advanced Course in Visual Arts at Foundation Ratti in Como with Haim Steinbach. Vidović works in the fields of photography, installation, video and assemblages. Among group exhibitions, Dubravka Vidović has exhibited in Final project with Haim Steinbach, Ex-chiesa di San Francesco, Como (1999); Tracce di un seminario, Via Farini, curated by Angela Vettese and Giacinto Di Pietrantonio, Milano (2000); Mercedes Benz Art Prize, curated by Ulrich Scheider, Documenta Halle, Kassel / Museum Ludwig, Aachen (2001); Note: nostalgie, Via Farini, curated by Gabi Scardi, Milano (2002); Insert, Museum of Contemporary Art Zagreb, curated by Tihomir Milovac, Branko Franceschi, Silva Kalčić and Antonia Majača, Zagreb (2005); Masaï Art Factory 2005, Assab one, curated by Roberto Pinto and Gabi Scardi, Milano (2005); 11th Zadar Salon of young artists (first prize), Art Gallery of the National Museum Zadar (2005); European Photography Festival, Museo Frati Cappuccini, curated by Gigliola Foschi, Reggio Emilia (2010); Hotspot Berlin, Georg-Kolbe Museum, curated by Eugen Blume, Berlin (2011); Memoria variabile, Gallery Milan, curated by Carla Pellegrini and Gigliola Foschi, Milan (2011); Re-calling the past, 52. Annale, Istarska sabornica, curated by Radmila Iva Janković, Poreč (2012); Imageination, ULUPUH, curated by Silva Kalčić, Zagreb (2013);
T-HT Award, Museum of Contemporary Art Zagreb, curated by Vladimir Čajkovac, Zagreb (2013). Among solo show, Vidović has exhibited in Formae Mentis, Art Gallery of the National Museum, Zadar (2006); Boxed Sea, Artopia, curated by Francesca Pasini, Milano (2007); Exil, Podbielski Contemporary, curated by Gigliola Foschi, Berlino (2011); Exil, Alberto Peola, Torino (2012); Monte Verità, Podbielski Contemporary, Berlino (2013); Exil, OCT Contemporary Art Terminal, curated by Mariagrazia Costantino, Shanghai (2014). Dubravka Vidović will have her solo show at the Gallery Anne Cecile Noique Shanghai in September 2014.
Exile is organized by OCAT Shanghai with the support of OCT and Suhe Creek.
Part of the Italian Lifestyle Week in Shanghai, the exhibition is held under the patronage of the Consulate General of Italy in Shanghai and the Embassy of the Republic of Croatia in Beijing. Exile is sponsored by Enoteca Italiana-Yishang.
Opening: May 27, 6 pm
OCAT Shanghai
1016 North Suzhou Road (entrance from 30 Wen’an Road or Xizang North Road, behind Qufu Road metro, exit 2)