Palais de Tokyo
Paris
13, avenue du President Wilson
+33 1 47235401
WEB
Federica Falancia e Rita Deiola
dal 30/5/2014 al 31/5/2014
WEB
Segnalato da

Chiara Canali



 
calendario eventi  :: 




30/5/2014

Federica Falancia e Rita Deiola

Palais de Tokyo, Paris

FEFA RIDE (ItalianMerzBau/Spostare il silenzio). L'opera, realizzata a 4 mani, mette in dialogo i percorsi individuali delle artiste, la cui collaborazione si confronta attraverso la costituzione di un lavoro comune.


comunicato stampa

a cura di Chiara Canali

In occasione del progetto artistico «Flamme éternelle» di Thomas Hirschhorn, in programma al Palais de Tokyo di Parigi dal 24 Aprile al 23 Giugno 2014, l’artista ha deciso di considerare il Palais come un suo atelier, uno spazio d'arte in cui filosofi, scrittori, poeti ed artisti introducono il loro pensiero o visione e condividono il proprio operato.

Tra gli oltre 200 invitati, le artiste Federica Falancia e Rita Deiola presentano la loro ricerca attraverso un progetto comune, Fefa Ride, a cura di Chiara Canali, durante un incontro con il pubblico previsto nelle serate del 31 maggio e 1 giugno 2014.
L’opera, realizzata a quattro mani, mette in dialogo i percorsi individuali (ItalianMerzBau/Spostare il silenzio) delle artiste, la cui collaborazione risale al 2004, e si confronta attraverso la costituzione di un lavoro comune. 

ItalianMerzBau è un progetto a tappe itineranti di Federica Falancia che prende il titolo, ironicamente, dai Merzbau di Kurt Schwitters e nasce nel 2012 da una necessità personale dell’artista che si interroga sulle sue radici e sul senso dell’ “italianità”. In ogni tappa progressiva (Bologna, Ferrara, Mirandola), questo lavoro si configura come un ready made collettivo, una scultura rocambolesca composta con oggetti cari donati da amici e conoscenti, di qualsiasi entità o grandezza, ma dal forte valore memoriale e simbolico. ItalianMerzBau è un work in progress che cambia ed evolve pur rimanendo sempre lo stesso, costituito di volta in volta dall’assemblaggio e aggregazione di oggetti fisici e immagini virtuali sovrapposte in videomapping con un software interattivo. Con questo progetto l’artista ha creato una grande opera autobiografica e al tempo stesso partecipativa, dove il suo senso di appartenenza si confronta con schegge di memorie e pensieri collettivi.

Al contempo, Spostare il silenzio di Rita Deiola è un lavoro itinerante autobiografico, una sorta di favola nera che indaga i concetti dell’io, dell’autoritratto, del rispecchiamento. Nel 2012 Rita Deiola costruisce una bambola snodabile in cartapesta, con le sue sembianze a dimensioni reali. La bambola, suo doppio, vive scomposta dentro una scatola di cartone e viaggia silenziosamente insieme a lei in diverse tappe (Bologna, Sardegna, Isola di Giava) dando vita a momenti onirici e rivelatori che vengono trasposti in una narrazione video.

Nel loro itinerario parallelo, ItalianMerzBau e Spostare il Silenzio si incontrano a Parigi con il progetto Fefa Ride, un’installazione costituita da alcuni pezzi significativi dell’una e dell’altra opera, che si interroga sul senso dell’esistenza, sull’essere qui e ora, a contatto con la società in cui viviamo, mettendo in campo messaggi di valore, di bellezza visiva o di memoria sonora, raccolti mediante un appello a persone di diversa età e provenienza.

Nella lettera di richiesta che hanno inviato ad amici e amiche, le artiste scrivono:
“La scelta di creare un lavoro interattivo ci dà la possibilità di interrogarci sule cose pregnanti che riguardano il nostro paese. Interrogativi di ogni genere sulla società, sulla situazione politica, economica, ecologica del paese che in questo momento abitiamo. Se ti interessa contribuire, ti chiediamo di partecipare. Ecco come: potrai inviarci parole scritte o registrate, immagini, suoni, foto, video, disegni. La tua scelta confluirà nell'opera collettiva. L’“oggetto” che ti chiediamo deve avere queste caratteristiche: deve rappresentare qualcosa che vuoi salvare del tuo paese; deve rappresentare qualcosa di importante che ti è caro; può essere riconosciuto e identificato come valore anche dalla collettività”.

Hanno risposto alla chiamata molti cittadini italiani ma anche italiani all’estero e persone che vivono in diversi luoghi del mondo. Ciascuno ha deciso di salvare/donare qualcosa di significativo: l’opera lirica, un paesaggio intangibile, la lallazione di un bambino, una foto rubata a Essaouira, la cultura indigena, il gruppo degli “Invisibili” (i precari che hanno superato il concorso docenti del 2012), una melodia indonesiana, un autoritratto in cameo ovale, la foto di un Cristo, un testo di Gramsci.

Durante un happening di due giorni, l’esperimento di Fefa Ride realizza una costruzione tridimensionale e babelica che espande, a partire dai rispettivi lavori, l’essenza dei contributi di chi ha partecipato al rituale interattivo. La scultura è accompagnata e completata da tre grandi mandala che si iscrivono sulla sintesi grafica della mappatura di Parigi nei suoi 20 arrondissement e sviluppano una trama concentrica e spiraliforme, data dalla applicazione ripetuta, a collage, di tre differenti texture: la prima è costituita dalle fototessere dei volti degli italiani, sardi, greci, messicani, indonesiani che hanno inviato il proprio contributo alle artiste; la seconda dalle immagini e i contributi fotografici inviati dalle persone partecipanti; la terza dalle loro parole trascritte mediante caratteri estrapolati da quotidiani.

Le installazioni sono animate da una videoproiezione di mapping interattivo, costruita sempre secondo la tecnica del ready made, con immagini prelevate dal documentario di Alina Marazzi, Vogliamo anche le rose, dove scene di lavoro si alternano a momenti della manifestazione di lotta, tra la metà degli anni 60 e la fine degli anni 70. Queste immagini sono messe in relazione, con quelle che stigmatizzano l’attuale situazione italiana e il nostro presente globale, conflittuale e contraddittorio, come evidenziano i messaggi in forma scritta, visiva e sonora raccolti dalle persone di tutto il mondo.

L’istanza di Federica Falancia e Rita Deiola sembra riecheggiare l’interrogativo di Dostoevskij nell’Idiota: “quale bellezza salverà il mondo?”. La bellezza del quotidiano diventa antidoto per salvare l’umanità attraverso l’espressione di contenuti dal forte valore etico-estetico.
Lo spirito di questo intervento non intende arrivare a un esito sociopolitico o etnografico e nemmeno intende incoraggiare la comunità alla partecipazione pubblica come possibilità di mutamento sociale, bensì la partecipazione e la condivisione sono vissute come esperienza di autorappresentazione per raggiungere coscienza di sé e dell’altro. Chi partecipa, da strumento passivo dell’arte ne diventa artefice fattivo, attore in prima persona, dimostrando come l’estetica sia, anche, azione e come sia possibile creare una possibile relazione tra il mondo “reale” e quello dell’ “arte”.

In questa operazione è evidente il desiderio di desacralizzare l’opera d’arte, secondo quanto era già stato teorizzato da Duchamp al Group Material, di farla uscire al di fuori degli spazi ufficialmente deputati, per comunicare una nuova sacralizzazione, quella dell’oggetto, del gesto, del dono di chi ha permesso di far nascere, esistere e consumare l’opera nel vissuto collettivo. L’estetica comune, l’estetica del quotidiano, attraverso Fefa Ride, qui si reinserisce in un discorso più generale, assoluto, comunicabile a tutti. (Chiara Canali)

«Flamme éternelle» di Thomas Hirschhorn

“Flamme éternelle” occupa una superficie di circa 2000 mq, a ingresso libero, aperta dalle 12 alle 24 dal 24 Aprile al 23 Giugno 2014. Nel corso dei 52 giorni di mostra, 200 filosofi, scrittori, poeti e intellettuali sono stati invitati a condividere il loro lavoro, la loro visione, il loro pensiero in due agorà. L’artista sarà presente tutti i giorni, assieme allo scrittore Manuel Joseph e al filosofo Marcus Steinweg. Ogni giorno sarà a disposizione del pubblico una biblioteca, di una videoteca, una postazione Internet, un laboratorio, un bar e una pubblicazione gratuita prodotta quotidianamente sul sito.

Dalle parole di Thomas Hirschhorn:
“«Flamme éternelle» è un'opera d'arte, piuttosto che un evento culturale, e lotta affinché l’ "arte" sia intesa come esperienza. «Flamme éternelle» si propone di dare una svolta oltre il consenso e il consumo di cultura. Conta solo l’arte, e solamente la poesia, la filosofia e la letteratura possono venirci in aiuto. Come artista ho invitato filosofi, scrittori e poeti, perché penso che mettere a confronto le loro idee e i loro pensieri ci possa aiutare a capire il tempo che stiamo vivendo. Possono aiutarci ad affrontare la realtà in cui siamo immersi, e possono aiutarci ad affrontare il mondo in cui viviamo.
Ecco perché ho chiesto agli autori invitati a condividere il loro lavoro e la loro passione per ciò che hanno sempre fatto. Ed è per questo motivo che non sto chiedendo loro di pensare a una performance culturale, non sto chiedendo loro di offrire un artefatto oppure di intrattenere con un progetto culturale.

Quello che voglio fare è creare uno spazio d'arte per il loro pensiero, la loro idea, per un concetto.
Ciò che è nuovo in «Flamme éternelle» è nell’incontro che deve essere creato esclusivamente grazie alle idee, ai pensieri, ai concetti dei partecipanti – poeti, filosofi e scrittori. La sfida per noi - il partecipante e me - sarà di creare le condizioni giuste affinché la visione e la teoria di ogni autore possa produrre una cassa di risonanza, indipendentemente dal fatto che il pubblico sia presente o meno. …
«Flamme éternelle» è un progetto artistico, è una scultura dedicata a ciò che è sempre attivo e non si ferma mai: il pensiero. Il titolo del lavoro, «Flamme éternelle», deriva dalla convinzione che la "fiamma" del pensiero - la riflessione, i concetti e le idee - non smetterà mai di bruciare a condizione che lo nutriamo in modo che possa diventare «eterno»”.

Note biografiche

Federica Falancia radicalizza pensieri e azioni nelle arti visive e performative e li concretizza utilizzando contemporaneamente vari mezzi: dalla matita a qualsiasi oggetto di scarto, fino ai software interattivi. Ha collaborato ed è aperta alle collaborazioni con artisti visivi, danzatori, architetti, musicisti, attori. Dal 2011 al 2013 è impegnata nel progetto partecipativo in tappe itineranti ItalianMerzBilder, un ready made collettivo, una riflessione partecipativa sui territori, sulla contemporaneità attraverso il dialogo tra pensiero, materia e nuovi media.

Co-fondatrice nel 2012 di OfficineGuerrilla collettivo aperto di visual e sound artists insieme ai quali cura e conduce workshop di Interaction Design negli spazi del festival perAspera Estate (Bo) e dell’Università di Ferrara.
Co-fondatrice del progetto Hotel Noosphere, trasmissione radiofonica ambientata in un albergo immaginario abitato solo da donne che ospita donne di varie provenienze e dalle personalità più disparate che parlano di rock, poesia, astrologia, cucina, cultura, politica, arte e altro. Ha collaborato fino al 2011 come illustratrice con la rivista d’arte DADA. Da anni è docente di diritto ed economia politica.
Website: www.federicafalancia.it

Rita Deiola, performer e terapeuta di danza movimento. Si è laureata al DAMS di Bologna e, successivamente, nella Scuola di Danza Movimento Terapia di Milano. Ha condotto progetti di ricerca di danza nel piccolo villaggio di Meru in Kenya tra la popolazione Masai (all'interno di un progetto di danza di volontariato internazionale), Sumatra e Giava in Indonesia (dove ha vissuto per circa due anni, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri).
Da diversi anni conduce laboratori di espressione corporea con elementi di danza terapia nelle scuole materne, elementari, medie, occupandosi in particolare di progetti legati al disagio sociale e disabilità.

Tra le sue ultime performance, Kacao presentato in occasione della Giornata Mondiale della Danza tenutasi a Surakarta - Indonesia (29 aprile 2013) e nel Lanjong Festival (isola di Kalimantan, Indonesia, 25 Maggio 2013), con la performance Tunggal, musiche di Victor Hugo Martinez Hidalgo.
Nell'ultimo anno sta portando avanti un lavoro autobiografico in video, Spostare il Silenzio, una sorta di favola nera, in cui viaggia in diverse parti d'Italia e del mondo, con il suo doppio, una bambola da lei costruita. Il lavoro è stato selezionato nel Festival in Corto, e presentato nel Teatro La Vetreria a Cagliari.

Inaugurazione: sabato 31 Maggio – 1 Giugno 2014, dalle 20.30

Palais de Tokyo
13, avenue du Président Wilson,
75 116 Parigi
Orari: dalle 12 alle 24, tutti i giorni eccetto il giovedì

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