Studio Casoli
Milano
corso Monforte 23
02 76023238 FAX 02 76023238

Silent Communication
dal 20/9/2000 al 21/10/2000

Segnalato da

Salvatore Falci



approfondimenti

Salvatore Falci



 
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20/9/2000

Silent Communication

Studio Casoli, Milano

Di Salvatore Falci. Silent Communication è stata concepita da Salvatore Falci sul finire del 1998, durante il suo stage in Australia come borsista presso lo I.A.S.K.A. (International Arts Space Kellerberrin Australia). La videoinstallazione presentata in questa mostra riproduce nuovamente questo setting, evidenziando le comunicazioni non verbali che intercorrono tra le coppie di volta in volta riprese.


comunicato stampa

Di Salvatore Falci.

Silent Communication è stata concepita da Salvatore Falci sul finire del 1998, durante il suo stage in Australia come borsista presso lo I.A.S.K.A. ( International Arts Space Kellerberrin Australia).

Come apprendiamo dalle pagine del suo diario di lavoro - che, descrivendo dettagliatamente la gestazione dell’opera, rappresenta una lettura in qualche modo imprescindibile per la sua comprensione - gli abitanti della piccola cittadina di Kellerberrin, teatro dell’azione, si distribuiscono in due comunità, quella di origine anglo-sassone e quella aborigena, che condividono lo stesso ambiente urbano separandosi rigorosamente nelle pratiche e nei rituali sociali. Silent Communication nasce direttamente da questa osservazione partecipante dell’artista (..ero l’unico bianco e sentivo addosso tutta la responsabilità di questa dimensione, ero seduto da solo ad un tavolo con una birra e nessuno sembrava curarsi di me nonostante continuassi a guardarli cercando il loro sguardo..allora ho abbandonato lo sguardo e ho aspettato e dopo un po’ due persone si sono avvicinate chiedendomi una sigaretta e offrendomi una birra.), traducendo in opera il suo desiderio di infrangere la barriera che separa le due comunità, aprendo dei canali di comunicazione.

Per aggirare i problemi linguistici connessi alla comunicazione verbale ('il loro linguaggio ha con l’inglese solo una lontana somiglianza') ha allestito un setting imperniato su quella non verbale: a coppie di individui appartenenti ad entrambe le comunità è stato richiesto di sedere l’uno di fronte all’altro e di guardarsi ininterrottamente negli occhi per un periodo di tre minuti.

La videoinstallazione presentata in questa mostra riproduce nuovamente questo setting, evidenziando le comunicazioni non verbali che intercorrono tra le coppie di volta in volta riprese.

La continuità di Silent Communication, rispetto alle precedenti opere di Falci ( Pavimenti, Tavoli, Erbe, ecc.), è nell’attenzione porta all’espressionismo involontario insito nella nostra gestualità quotidiana. Nella sua ricerca subentrano nondimeno due importanti innovazioni. La prima è che le tracce di questo espressionismo involontario non provengono più da soggetti del tutto inconsapevoli - chi incideva camminando pavimenti predisposti da Falci ignorava completamente ciò che faceva .. ma da persone pienamente coscienti di essere riprese dalle telecamere. Il girato mostra tuttavia la quasi inesistenza di comportamenti indotti, sia per la forte intensità emotiva dell’esperienza in cui le persone venivano coinvolte ( provate a guardare qualcuno fisso negli occhi per tre minuti: il tempo sembra non passare mai.), sia per la difficoltà oggettiva di tenere sotto controllo la mimica facciale ( il tic nervoso non è altro che l’esasperazione di automatismi involontari da cui quasi nessuno è esente ), il secondo elemento innovativo è invece rappresentato dal substrato di relazioni umane e dalla dinamica sociale intrecciate ed innescate dall’artista stesso, che sottintendono l’opera, entrando a farne parte. In Silent Communication, nondimeno, quest’approccio relazionale non svapora in quel’ "assenza d’opera", in cui peraltro Foucault individuava le radici stesse della malattia mentale, ma si condensa in una corporeità ( la videoinstallazione ) che moltiplica rimandi e perni di lettura. In questa mostra, accanto a Silent Communication vengono esposti dei tavoli frutto della collaborazione dell’artista con Zanotta. I piani d’appoggio di questi tavoli sono costituiti da alcune opere di Falci appartenenti alla serie delle Polveri, lastre di cristallo in cui le lacune che si notano nell’ambito di un uniforme strato di polvere delineano il perimetro degli oggetti una volta appoggiativi sopra.

Queste lastre, esposte una prima volta dall’artista attaccate al muro come "quadri", tornano oggi alla loro funzione originaria di tavoli, "incastonate" all’interno di una struttura di supporto. Si compie in questo modo un’altra fase del ciclo di trasformazione dall’oggetto d’uso all’oggetto d’arte e di nuovo alla messa in uso di questo che caratterizza fin dalle origini il programma modernista: da un orinatoio come opera d’arte ad un Rembrandt come asse da stiro.

Studio Casoli, corso Monforte 23, Milano

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