Boutique Borsalino
Paris
Rue de Drenelle 6

Paola Gandini
dal 8/2/2004 al 6/3/2004

Segnalato da

edoardo dimauro



 
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8/2/2004

Paola Gandini

Boutique Borsalino, Paris

Si inaugura la prima di una serie di mostre personali dedicate all'arte italiana contemporanea.


comunicato stampa

Si inaugura lunedì 9 febbraio, alle ore 18, alla Boutique Borsalino in Rue de Drenelle 6, a Parigi, la prima di una serie di mostre personali dedicate all'arte italiana contemporanea.

Espone Paola Gandini, emergente artista torinese, sarà poi la volta, a giugno, di Enrico De Paris.

Progetto a cura di Edoardo Di Mauro ed Elena Masoero.

La possibilità di creare cloni e mondi paralleli va di pari con l'aspirazione a dotare essi di un'anima, plasmandoli con il soffio primordiale della creazione, sostituendosi a Dio come era già intento dell'uomo rinascimentale. L'arte non può quindi che fornire un importante contributo al dibattito vigente sulla dialettica organico/inorganico. Dal punto di vista della mia personale analisi, non posso che ribadire quanto affermato in una mia recente rassegna e relativo volume. Quanto mi è dato vedere oggi nel panorama artistico è un atteggiamento in bilico tra realtà ed allegoria, tra un' adesione estrema verso una rappresentazione icastica della realtà, fino a sovrapporvisi quasi del tutto, ed una fuga consapevole verso i territori magici del simbolo, effettuata sia con il tramite della pittura, che con un uso intelligente e consapevole delle nuove tecnologie. La tematica del corpo è, quindi, elemento assolutamente centrale al dibattito artistico contemporaneo. A patto che essa venga interpretata e divulgata nella sua corretta dimensione, che non è certo quella di una statica citazione delle esperienze estreme, ed all'epoca giustificate, tipiche di certa 'body art' degli anni '70, in cui il corpo era riscoperto nella sua funzione di elemento comunicante, nella fase in cui l'espressione artistica radicalmente si liberava, una volta per tutte, dall'involucro bidimensionale, andando ad abbracciare l'esterno partendo dalla propria interiorità. Ai giorni nostri, come dichiarato nelle righe introduttive, i termini della questione, gli elementi dialettici, sono rinvenibili all'interno di un diffuso tentativo di ricostruire una identità individuale, sottraendola alla dispersione cui pare destinata dai molteplici effetti dell'innovazione tecnologica. Che si manifesta con le apparenze di un Giano bifronte in grado, da un lato, di migliorare la qualità della vita ed aumentare il tempo libero a disposizione, elementi che già Aristotele dichiarava necessari ad un innalzamento del livello culturale del singolo, dall'altro causa di una riduzione dell'esistenza alle esigenze prioritarie dell'immagine, le uniche in grado di certificare, nel flusso caotico della comunicazione, un attestato di identità. La poetica di Paola Gandini,giovane ed emergente artista torinese, è sempre stata centrata, sin dagli esordi, sulla poetica del corpo e sulle sue manifestazioni ed è giunta, attualmente, in una fase di consapevole e raffinata maturazione. Dopo una formazione accademica di matrice scenografica, legata agli inizi ad una attività di collaborazione con numerose compagnie di teatro - danza torinesi, la Gandini ha in seguito maturato un autonomo percorso di ricerca artistica caratterizzato, fin dagli esordi, da una levità di toni, con delicati e poetici acquerelli e fotografie centrate sulla rappresentazione naturalistica del paesaggio. La vocazione originaria legata all'interazione con la danza e la performance teatrale ha indubbiamente giocato un ruolo determinante nell'agevolare l'approdo all'attuale fase. Nella danza e nell'epifania di sé sul palcoscenico l'attore rivendica il proprio spazio corporale con tanta più forza ed evidenza in una fase in cui le tecniche di riproduzione fotografiche e digitali, il video, il cinema e la televisione ne hanno determinato l'esilio fisico in un frammentato e disperso gioco di apparenze, utili al fruitore per cogliere aspetti del reale altrimenti impercettibili ma tali da spersonalizzare colui che compie l'azione, compensato unicamente dall'ergersi a simulacro percepibile simultaneamente in più luoghi e da più persone. La danza è, viceversa, un evento dotato di un fine perseguito con una ben precisa intenzionalità. Già nell'estetica stoica, che permette alla storia della cultura di svincolarsi dalle norme vincolanti della metafisica classica, si vive non più nella dimensione della forma, tipica di Platone e più avanti ripresa da Plotino, ma in quella dell'evento, dove l'eternità si concentra temporaneamente nel 'qui ed ora'. E la metafora prediletta in ambito artistico dai pensatori stoici è quella della danza, dove l'artefice si muove seguendo regole precise e finalizzate, frutto di allenamento e di severo tirocinio, in cui il corpo assume il ruolo di elemento comunicante ed agente su di un piano di processualità in continuo divenire. Con questi presupposti appare comprensibile come il lavoro di Paola Gandini sarebbe, prima o poi, approdato all'esaltazione della funzione poetica e significante del corpo umano. Il protagonismo artistico di quest'ultimo è tornato di prepotente attualità negli ultimi decenni, in singolare sintonia con l'avvento della fase matura della post modernità, che presenta delle singolari e non casuali analogie con manifestazioni tipiche della cultura premoderna. Nell'ambito di questa, dove l'arte assumeva un ruolo prevalentemente magico - rituale l'artista rivestiva, nelle epoche più remote, la funzione taumaturgica dello sciamano o, in quelle successive, le vesti di colui che dominava il 'logos' nell'accezione del poeta e del letterato, tutti ruoli in cui la gestualità corporea assumeva una posizione centrale nell'espressione artistica. Dopo la lunga fase della modernità, in cui prevaleva la technè dell'artista vissuta nella dimensione della prospettiva pittorica o della plasticità scultorea, con l'avvento deciso della stagione contemporanea, nel secondo Novecento, il corpo balza di nuovo prepotentemente alla ribalta come autonomo produttore di poetica. Superato il tabù della costrizione nell'ambito della bidimensione l'arte si espande libera ed immateriale nello spazio ed il corpo veicola su di sé le istanze di questa nuova fase, a partire dai primi anni '60.

La poetica di Paola Gandini appare però estranea rispetto alle performance estreme ed auto mortificanti della body art. Se si vuole rinvenire un nume tutelare, e nell'arte di oggi questo è inevitabile, quest'ultimo può senz'altro essere Yves Klein, per il suo stile, raffinato pur nella radicalità estrema dell'assunto, dove il calco monocromo delle modelle oggetto delle sue performance veniva stampato a parete o solidificato in gesso, riscatto del corpo come strumento estetico non più bisognoso di affidarsi alla mediazione di pennelli o di altre protesi ma in grado di agire e di significare in proprio. Ed il procedimento adoperato dalla Gandini, quasi mezzo secolo dopo, presenta delle indubbie analogie. Muta il tramite, però, che non è il colore e neppure il gesso ma il vetro, investito di una precisa e non casuale funzione simbolica. Con paziente e metodica manualità, stante la nota delicatezza del materiale, l'artista riproduce schematiche porzioni di corpi, il suo ma non solo, dipingendo poi i calchi ottenuti con tinte tenui ed essenziali, sui quali eventuali lievi imperfezioni della fusione, pieghe e simili, non vengono eliminati ma assumono una precisa funzione compositiva, quella di rappresentare il senso di precarietà nello stare al mondo che caratterizza buona parte dell'ultima generazione, nata e vissuta in una condizione epocale in cui non solo dio è morto, ma anche le ideologie che, nel corso del Novecento, avevano cercato invano di sostituirlo. Si vive, attualmente, in una fase in cui il tempo è come sospeso tra il rimpianto e la citazione del passato ed un futuro ancora indefinito che si vorrebbe però riempire di significato e di funzione, e l'arte naturalmente non può sottrarsi da queste contraddizioni, dove l'unica dimensione sfuggente alla presa è proprio quella del presente, metafora che mi pare proprio conformarsi ad hoc per Torino, città dove l'artista si trova a vivere e ad operare. Le 'sparse membra' della Gandini, i tronchi e le porzioni anatomiche esposti singolarmente od assemblati a dar vita ad originali composizioni, non paiono pervasi da questo irrisolto senso di dramma, parendo, a prima vista, oggetti 'kitsch' a buon mercato, come i tanti che si possono ammirare sulle bancarelle o nelle edicole delle stazioni. Ma l'illusoria etereità di queste sculture, vere e proprie 'mutazioni corporee' già di sé indicative della frammentazione tipica della vita quotidiana, l'asettica glacialità da cui paiono pervase, viene contraddetta dalla loro estrema fragilità, come fragile è, attualmente, la nostra condizione di apparenti dominatori del mondo.
Edoardo Di Mauro, gennaio 2004.

La mostra si protrae fino al 6 marzo, tutti i giorni orario 11 - 14, 15 - 19.

Boutique Borsalino, Rue de Drenelle 6
Parigi

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