Spazio Ambiguo. Lo spazio bianco concepito come 'vuoto' assume diverse configurazioni privilegiando le sovrapposizioni tra arte, architettura, design e media.
a cura di Roberta Vanali
Lunedì 14 luglio alle 19.00, lo spazio “2+1 officina architettura” in via Alagon 6b a Cagliari, ospita l’inaugurazione della mostra SPAZIO AMBIGUO_retrospettiva di Ermanno Leinardi, a cura di Roberta Vanali con la collaborazione di Margherita Fadda e l’allestimento di 2+1 officina architettura. In mostra fino al 25 luglio 50 opere dell’artista scomparso a Calasetta nel 2006. L'evento si inserisce nelle attività di 2+1 officina architettura con l’intento di creare un’occasione di incontro e sollecitare l’interesse verso i temi dell’architettura. Lo spazio bianco concepito come “vuoto” assume diverse configurazioni privilegiando le sovrapposizioni tra arte, architettura, design e media.
“Nel '64 facevo tondi monotipati. Però il tondo non si muoveva da un punto di vista dinamico. Allora l'ho tagliato al centro, ho tolto la parte interna e ho creato una relazione con l'esterno. E il tondo ha cominciato a vibrare. Il mio segno non è nato da un ready made, dall'aver preso una lettera dell'alfabeto, o dalla geometria. Nel '67 feci il primo quadro con l'ellisse.”1 Tra ghestaltismo e psicologia dell’inconscio, al di là della pluralità dei significati simbolici, la ricerca estetica di Ermanno Leinardi si fonda sul rigore della linea e sull’ambiguità dell’ellisse come oggetto di analisi. Dalla casualità di una macchia d’inchiostro caduta accidentalmente per terra, ma anche dalla ricerca di un equilibrio instabile, origina la O, matrice dello spazio ambiguo della percezione. Oggetto in relazione con gli altri segni e lo spazio circostante che consente un’esplorazione strutturale per una organizzazione del campo che rientra nella logica costruttivista, senza trascurare l’impronta suprematista, eludendone il purismo.
Le ellissi si dilatano, si muovono, giocano con le rette per disporsi ritmicamente attraverso un sistema segnico che può avere valenza geometrica, coloristica e materica. L’artista ne coglie le infinite possibilità di combinazione per individuarne le caratteristiche dinamiche e indagare quanto lo spazio condizioni segni e forme. Una analisi rigorosa e sperimentale attraverso quelle che Argan chiama microstrutture della visione ma che non trascura il valore poetico dell’espressione evidenziando che anche nella logica è insito l’elemento umoristico, poiché “da qualche parte, dietro la pagina bianca, qualcosa ride”, per dirla con Michel Seuphor. Tra razionalità e fantasia, tra calcolo e casualità, tra poesia e gioco, è l’inganno percettivo alla base del percorso di Leinardi all’interno del concretismo plastico, che mette in discussione calcoli e risultati per dare spazio alla fantasia. “Desideravo mettere un po’ di fuoco nel cervello del fruitore per fargli acuire la sua percezione visiva, attraverso il mio lavoro volevo obbligarlo a vedere in maniera più consapevole.”
La pittura emozionale con valenza ambigua della percezione vede il suo culmine negli anni Ottanta con la serie transazionale Spazi Ambigui, opera in divenire, work in progress aperto verso nuove visioni che si connota come l’insieme dei capitoli di un libro. Le composizioni sono centralizzate, contraddistinte da campiture piatte e cromatismi opachi dai toni smorzati coerenti con la costruzione dell’opera, per dare luogo a scenari sintetici quanto evanescenti che virano su accensioni impreviste, dal momento che “è quella calcolata economia di segni che crea le condizioni di ambiguità”2. Asimmetrie inattese, alterazioni della linea, focalizzazione dello spazio come elemento variabile, tutto concorre a strutturare quell’inganno percettivo fatto di equilibri instabili ma soprattutto di spazi ambigui, in linea con la posizione paradossale di Kubrik: “mi è sempre sembrato che nell’arte una ambiguità veritiera sia la forma più perfetta di Espressione. A nessuno piace che gli vengano spiegate le cose.”3 (Testo di presentazione di Roberta Vanali)
Ermanno Leinardi nasce a Pontedera nel 1933, in provincia di Pisa, da genitori sardi. Nel 1966 Fonda il Gruppo Transazionale insieme a Tonino Casula, Ugo Ugo e Italo Utzeri. In marzo a Cagliari, nella Galleria degli Amici del libro, presentati da Corrado Maltese i quattro artisti lanciano il Manifesto del “Criterio Transazionale nelle arti della visione”. Nel 1970 realizza la sua prima personale a Parigi nel 1970 presso il Centre Co.Mo. con presentazione di Argan, e a Milano, alla Galleria Cadario, con presentazione di Cesare Vivaldi. Realizza molte mostre personali e collettive in città italiane, a Parigi e in Svizzera. In occasione della mostra alla galleria Club 44 alla Chaux-de-Fonds, Michel Seuphor tiene una conferenza sul tema della ripetizione del segno geometrico nell’arte contemporanea. Con i francesi Marisa Eloy, Philippe Morisson e Tuan partecipa alla mostra “Spazio ambiguo” al Palazzo dei Priori di Perugia. Nel 1979 Costruisce un grande atelier a Calasetta, in Sardegna, dove lavora sulle grandi dimensioni. Dopo Roma, Milano, Zurigo e Parigi e una notevole esperienza nel campo della calcografia, nel novembre del 2000 da vita al Museo Civico d’Arte Contemporanea, piccolo gioiello sul mare che custodisce opere di astrattisti, concretisti e informali tra i quali Fontana, Albers, Capogrossi, Dorazio, Veronesi, Munari, oltre ad un nucleo di artisti sardi. Muore a Calasetta il 17 giugno 2006.
Inaugurazione 14 luglio ore 19
2+1 officina architettura
Via Alagon, 6a Cagliari
ingresso libero