Same origin - Ibrido Atelier. Lo spazio, inteso come studio d'arte, ospita: video, collage, dipinti e 12 dittici fotografici.
a cura di Antonello Tolve
Oltre ai dittici fotografici che fanno parte della
mostra SAME ORIGIN di Benedetta Montini,
alla galleria Gino Pieri n° 5 di Porto San
Giorgio, dal 18 luglio al 20 agosto, in presenza
dell’ artista si aprirà al pubblico un ibrido
atelier: video, fotografie, collage, pittura e
azioni performative che Benedetta Montini
ha realizzato dal 2012 al 2014 dove il comune
denominatore è l’origine unica del molteplice creativo dell’artista.
Sintetico ed elegante il lavoro di Benedetta Montini (Ancona, 1975)
muove dal corpo per indagare il territorio della vita in tutte le sue
molteplici flessioni e costruire parabole visive che analizzano il reale con
lo scopo di trovare vie di fuga dal passato, fantasie d’allontanamento
dal presente, centri di smistamento d’un bildhaften Denken che esce
dalla mobilità e dalla non conoscenza del vissuto per percorrere
l’impossibile e nobile cammino della verità mediante la costante
(anancastica, tassativamente soggettiva) presenza dell’artista. Montini
recupera l’inevitabile expérience du corps (M. Merleau-Ponty) –
istanza imminente all’io – con lo scopo di rilevare una nuova jonction
du physiologique et du psychique. Ma anche di ritornare a sentire il
corpo come spietata topia (Foucault), come luogo in cui nous sommes
le corps, il paese più straziato attraverso il quale si fa conoscenza del
mondo. La sua è una sorta di indagine antropofenomenologica che
oltrepassa la carne – la sua luminosa eroticità, la sua speciale eroicità,
il suo niveo rossore, il giallo di Napoli che la ricopre e trattiene – per
trasformarla in carme, in campo poetico il cui fine è quello di toccare
verità inaspettate o di creare invisibili analogie.
Dopo una mostra dal chiaro riferimento aristotelico – Caro Capax Dei
(Galleria Il Museo del Louvre, Roma 2012) – in cui l’artista elabora «un
allenamento fisico, per sottrarsi ai sofismi, al dualismo corpo-anima,
alle gabbie di un ipertrofia razionalista e materialista che segna il nostro
tempo», e dopo un progetto – Collage | Azoto: Scala N.6 (Marcantoni
Arte Contemporanea, Pedaso 2013) – dedicato ad una dimensione
«transemiotica», Montini spinge lo sguardo su un paesaggio artistico di
natura bipolare. Su un discorso che elogia il fenomeno dell’entanglement
quantistico (o della relazione quantistica) messo in campo dal fisico
inglese Paul A. M. Dirac secondo cui se due sistemi interagiscono tra
loro loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non
possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo
sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro
continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o
anni luce.
Facendo propria questa legge d’attrazione tra forze differenti che postula l’unione del tutto e pone al centro dell’attenzione la conformazione di una fisica emozionale, Benedetta Montini propone
difatti un viaggio bilineare che, se da una parte tende a ridefinire
ancora una volta il corpo attraverso l’apparenza degli opposti, dall’altra
trasforma il singolare in una duplicità estetica, in una pluralità che
mostra un’insolita unità, uno stesso volto, una stessa origine. Con Same
Origin l’artista aziona ora un nuovo processo la cui artisticità converte
il freddo della fisica quantistica in qualcosa di caldo e di romantico, in
una visione antroposferica, in un progetto che «libera il pensare dai suoi
stessi presupposti dicotomici».
Il caldo ritaglio di una città accostato ad un monte di venere celato
sotto il nido di un passer italiae, il frammento sabbioso di una metropoli
unito alla scena fotodinamica (volutamente fotodinamicizzata) di
un matrimonio in cui non si riconoscono intenzionalmente i volti
degli sposi. E poi, ancora, una scalinata familiare appaiata a una
donna in punizione scolastica (e con cappello d’asino) o una parete
proposta con due interventi diversi che evidenziano la necessaria
e costante metamorfosi delle cose. Sono alcuni dei dittici proposti
da Montini con Same Origin – alcune delle dieci relazioni, delle dieci
comunioni e interazioni – con lo scopo di mostrare pensieri intimi,
la cui intimità è determinata da una estroflessione performativa
(Montini è sottile photoperformer) che trasforma l’artista in medium
privilegiato del racconto, in brandello da cui partire per avvertire le
linee di un intreccio, di una narrazione visiva che rimanda – come
la poesia – inevitabilmente al mittente. Come in una sala autoptica,
Montini setaccia ora la quotidianità per costruire controimmagini
analitiche della storia (delle storie semplici) e del proprio bagaglio
esperienziale che condensa via via in un circuito (in un piacevole
cortocircuito?) plurimo, in una strategia di pensiero multidirezionale,
in un movimento perpetuo e in un binario linguistico che unisce
modelli diversi per connettere (su vari piani) teorie, dati, problemi,
significati nascosti del reale e di un presente che è nostalgia, visione
lirica del futuro.
Inaugurazione 18 luglio alle 19
Galleria Gino Pieri n 5,
Porto Gino Pieri - Marche.
Orario: 8:30 alle 23:30.
Ingresso libero.