Percorsi. La mostra si snoda in un itinerario tra dipinti recenti realizzati su tela, su rame, alluminio e ottone.
Tenace e fragile, espressione di questa duplice tensione, la pittura di Erica Campanella, torna protagonista negli spazi della galleria “Errepi Arte” di Mantova. A distanza di quattro anni dalla precedente personale, intitolata “Riflessi”, la giovane artista milanese propone in questa occasione il frutto di un cammino di maturazione e sperimentazione. Non a caso la mostra, che si snoda in un itinerario tra dipinti recenti realizzati su tela, su rame, alluminio e ottone, e che si apre sabato 6 settembre, è intitolata “Percorsi”.
Aperta sino al 5 ottobre, l'esposizione sarà accompagnata dal catalogo con il testo di Paola Artoni, la quale sottolinea come “l'osservatorio privilegiato per raccontare l'umanità sia innanzitutto la Donna, archetipo della vita, espressione delle viscere della terra, corpo flessuoso, forte come l'acciaio e fragile come un fiore. La femminilità è raccontata da Erica con la delicatezza che le è propria, fissata come un sigillo prezioso sul supporto metallico, icona contemporanea del mistero dell'esistenza. Erica si sofferma in particolare sui volti e torna a rileggere il tema del “doppio”, già affrontato in “Riflessi”, con l'idea dello specchio che restituisce l'alter ego, il luogo dove ciascuno ricerca la parte più profonda di sé. La pittura assume i toni della pelle e il colore che sgocciola accentua ancora di più la dimensione in divenire dell'energia cosmica”.
Nei suoi “Percorsi” l'artista si trova a raccontare anche la città, la sua Milano, colta nell'attimo rarefatto e senza tempo del silenzio dell'alba, quando tutto sembra in divenire, ma anche Mantova, laddove si trova a inseguire i passi di una figura sfuggente che cammina in piazza Sordello.
Erica Campanella è nata a Milano nel 1974. Nel 1992 ha concluso gli studi al Liceo Artistico Statale di Lodi e ha proseguito la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si è diplomata nel 1996 con lode.
La prima personale è del 1998, allestita all’Accademia Sociale di Melegnano; nello stesso anno ordina un’altra personale a San Donato Milanese, Polo Sociale ENI. Il percorso espositivo prosegue in sedi private e istituzionali in ambito nazionale: nel 2000 a Melegnano (Palazzina Trombini), nel 2004 a Milano, nel 2006 a Teramo, Milano e Cremona e nel 2007 nuovamente a Milano.
Significative le sue partecipazioni a mostre collettive, a partire dal 1996 a Milano e, tra le esposizioni più recenti, si ricordano quelle a Castell’Arquato (2004); Melegnano, Accademia Sociale e Milano (2005); Catania e Milano (2006); Milano e Roma (2007); Roma Corigliano Calabro, Palermo e Rossano, Museo Amarelli (2008); Corigliano Calabro e Lodi (2009).
È stata invitata in numerose occasioni a Premi e concorsi nazionali ed internazionali, distinguendosi all’attenzione di pubblico e critica: nel 1996 ha partecipato a Marsiglia al Concorso Internazionale Pebeo e al Concorso di Pittura Premio “Oscar Signorini” a Milano; è stata finalista al Premio Nomade di Bologna negli anni 2006 e 2007.
A Milano ha partecipato, ricevendo una segnalazione speciale, al Premio della Zorza (2006), al Premio Arte allestito al Museo della permanente (2007) e al Premio San Fedele (2008).
Ha esposto al Museo Civico Parisi - Valle di Maccagno (Va) nell’ambito di “Acquisizioni 2010”, mostra curata da Claudio Rizzi e organizzata dall’Associazione Ad Acta e una sua opera è entrata a far parte della collezione permanente del Museo.
Erica Campanella vive e lavora a Casalmaiocco, in provincia di Lodi.
Erica oltre lo specchio
Mi sono innamorata
delle mie stesse ali d’angelo,
delle mie nari che succhiano la notte,
mi sono innamorata di me
e dei miei tormenti.
Un erpice che scava dentro le cose
o forse fatta donzella
ho perso le mie sembianze.
Come sei nudo, amore,
nudo e senza difesa.
io sono la vera cetra
che ti colpisce nel petto
e ti dà larga resa.
(Alda Merini, Mi sono innamorata)
Il colore caldo della pelle ambrata, la linea fluida che definisce i corpi, la pittura liquida che cola con andamenti imprevedibili, la superficie tattile della pellicola pittorica che contrasta con il supporto metallico, i graffi sottili che rappresentano, al tempo stesso, le ferite e la forza dei caratteri. Sono molteplici i caratteri che, nel tempo, hanno reso la pittura di Erica Campanella immediatamente riconoscibile, a testimoniare quanto sia cresciuta la sua consapevolezza di poetica e la sapienza del “mestiere”. Non a caso il suo ultimo ciclo è intitolato “Percorsi”, proprio a delineare questo cammino, fatto di sperimentazioni, conferme, svolte. Per Erica l'osservatorio privilegiato per raccontare l'umanità è innanzitutto la Donna, archetipo della vita, espressione delle viscere della terra, corpo flessuoso, forte come l'acciaio e fragile come un fiore. La femminilità è raccontata dall'artista con la delicatezza che le è propria, fissata come un sigillo prezioso sul calore del rame e dell'ottone, icona contemporanea senza tempo del mistero dell'esistenza. Erica si sofferma in particolare sui volti e torna a rileggere il tema del “doppio”, già affrontato in “Riflessi”, con l'idea dello specchio che restituisce l'alter ego, il luogo dove ciascuno ricerca la parte più profonda di sé. La pittura assume i toni della pelle e il colore che sgocciola accentua ancora di più la dimensione in divenire dell'energia cosmica.
Nel ciclo recente Erica affronta anche la dimensione urbana, spostando la sua attenzione dalla dimensione intimistica a quella sociale. Non ci si aspetti tuttavia di percepire il brulichio e il caos dell'umana attività, troppo distante e “rumoroso” sarebbe questo approccio dalla poetica dell'artista. Nei suoi “Percorsi” l'artista si trova a raccontare piuttosto la città, la sua Milano, colta nell'attimo rarefatto e senza tempo del silenzio dell'alba, quando tutto sembra in divenire e quando le guglie del Duomo giocano con le nubi. Si comprende che Erica è affascinata anche dalla dimensione più raccolta di Mantova e la si ritrova mentre insegue i passi di una silhouette sfuggente (quasi un'apparizione fantasmatica) che cammina in piazza Sordello. Non è dissimile lo spirito delle figure dipinte da quello delle città: c'è lo stesso innamoramento, senza difesa, dell'anima, le vie altro non sono che i rigagnoli dei pensieri mentre le facciate dei palazzi sono l'alter ego della pelle degli umani, stratificate, sbrecciate, consunte e rinnovate. Silenziose e vive, spirituali e corporee, come tutte le figure che nascono dal cuore di Erica e si imprimono come sigilli sul metallo prezioso dell'eternità.
Paola Artoni
Inaugurazione sabato 6 settembre 2014 ore 18.00
Errepi Arte
via dell'Accademia, 17 Mantova
Apertura al pubblico: dal martedì al giovedì dalle 16.00 alle 19.30, dal venerdì alla domenica dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 20.00
ingresso libero