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Bergamo
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Italo Chiodi
dal 10/10/2014 al 7/11/2014
gio-sab 16-19

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Italo Chiodi



 
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10/10/2014

Italo Chiodi

viamoronisedici spazioarte, Bergamo

Interferenze Visive. Forme organiche realizzate in Cartapesta. Materiale povero, naturale, riciclabile, che qui acquista, sia nelle opere blu sia in quelle di color naturale, ha una sua leggera eleganza.


comunicato stampa

INTERFERENZE VISIVE
ITALO CHIODI

(…) il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri

Sì, perché le ultime sculture di Italo Chiodi sono semi.
Ingigantiti e allusi. Verosimili e fantastici. Testimoni di un’attenzione alle cose più umili e apparentemente più insignificanti che ci circondano in natura e altrove, e così importanti, invece.
Il seminatore uscì a seminare, parte del seme cadde lungo la strada (…) un’altra cadde tra i rovi (…) altre parti caddero nella buona terra (…)
Vangelo secondo Matteo

E allo stesso tempo, il seme è per Italo Chiodi una metafora del ruolo dell’arte.
Italo crede in terreni fertili e la sua vita di insegnante all’Accademia di Brera ne è testimonianza. Ci sono semi che hanno una “dormienza” (tempo che li separa dal germoglio) di diversi anni; altri che hanno bisogno di contributi esterni per “svegliarsi”, non ultimo il fuoco, e per dare vita così a nuove piante. Ma Italo è seminatore anche quando realizza opere. Opere come seme, più che semi come opera quindi, alla ricerca di occhi fertili che sappiano accoglierle e farle germogliare in sensazioni, immagini, emozioni nel vedente; in cui la “germinazione” continui nella fase dell’”emergenza” dove le caratteristiche del seme entrano in relazione con le caratteristiche dell’ambiente per dar vita al processo di fotosintesi.
CMYK (98,84,0,0) E’ la composizione dell’IKB (International Klein Blue) nella scala CMYK (Cian 98, Magenta 84, Giallo 0,
Nero 0). Creato e brevettato da Klein nel 1957 a partire dal Blu Cobalto non ha mai avuto una produzione industriale.
E’ uno strano colore il Blu, pieno di fascino. Così immaginifico nella grande scala è quasi del tutto assente nel sistema alimentare. Se si escludono: il cosiddetto “pesce azzurro”, (che azzurro non è), qualche frutto che tende più al violetto (uva, ribes...) e intrugli alcolici come l’anice, nei cibi abbiamo dovuto aspettare l’arrivo dei Puffi per avere almeno un gelato azzurro.
Fresco, tranquillizzante, sereno nella sfera delle emozioni; velenoso, chimico, adulterato nella sfera del gusto, questo è il Blu.

«Sai … il mio fiore … ne sono responsabile! Ed è talmente debole e talmente ingenuo. Ha quattro spine da niente per proteggersi dal mondo …».
A. de Saint-Exupéry: Il Piccolo Principe.

I semi di Italo sono spesso Blu, sono Blu Klein, saturi, innaturali. Marziani! Non velenosi, no. Sono anch’essi portatori di una vita, forse di una vita marziana (che i marziani siano verdi e i semi marziani blu?). In ogni caso, provenienti da mondi altri, forse solo da profondità marine inesplorate, ma comunque anch’essi muniti di tutta una serie di elementi di difesa (spine, spuntoni, corazze...) o di inflorescenze atte a catturare l’attenzione per favorirne la germinazione (come i fiori per l’impollinazione) per esempio. Fecondi e fecondanti sono forme organiche realizzate in un materiale organico: la Cartapesta.
Materiale “povero”, naturale, riciclabile, non privo di esempi di valore nella Storia dell’Arte Antica, che qui acquista, sia nelle opere blu sia in quelle di color naturale, una sua leggera eleganza. Finisco come ho cominciato, con un frammento di una poesia, questa sarà di: Mark Strand, così per chiudere un cerchio, o meglio, un uovo che puntuto si rispecchia e si raddoppia.

Era impossibile da immaginare, impossibile da non immaginare; la sua azzurrezza, l’ombra che lasciava, che cadeva, riempiva l’oscurità del proprio freddo, il suo freddo che cadeva fuori da se stesso, fuori da qualsiasi idea di se’ descrivesse nel cadere; un qualcosa, una minuzia, una macchia, un punto, un punto in un punto, un abisso infinito di minuzia; una canzone, ma meno di una canzone, qualcosa che affoga in se’, qualcosa che va, un’alluvione di suono, ma meno di un suono; la sua fine, il suo vuoto, il suo tenero, piccolo vuoto che colma la sua eco, e cade, e sempre perché, e solo perché, essendo stato, era..
Mark Strand
Luciano Passoni

Inaugurazione 11 ottobre ore 18

viamoronisedici spazioarte
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ingresso libero

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