Alessandra Ariatti in 'Legami' dipinge gruppi di figure che hanno una precisione iper-fotografica; Chantal Joffe, nelle quattro opere esposte, ripete in modo ossessivo la stessa figura.
Alessandra Ariatti e Chantal Joffe hanno concentrato la loro
ricerca artistica nel ritratto, una tradizione figurale che ha
percorso ininterrottamente l'arte occidentale (ma non solo) dal
Quattrocento a oggi. Il ritratto, come investigazione
dell'interiorità, oltre che delle fattezze, di una persona o
personaggio, risale, ancor prima dell'epoca moderna, ai ritratti
in marmo greci e romani; pur adattandosi all'evoluzione degli
stili e delle forme, ha sempre mantenuto la necessità storica di
testimoniare istanze di coesione o dissociazione sociale.
L’opera di molti artisti contemporanei (come Alice Neel, Francis
Bacon, Lucian Freud, Andy Warhol, Alex Katz, Chuck Close) è
inscindibile dalla pratica e dalla reinvenzione del ritratto.
I ritratti di queste artiste, poste in dialogo in questa mostra,
sono ancorati da una parte alle estetiche, o meglio alla cultura,
dell'arte contemporanea e dall'altra, forse ancor più intimamente che per gli artisti del passato, al milieu nel quale
esse vivono e operano. La loro connessione formale, tuttavia,
termina qui.
Ariatti dipinge gruppi di figure che hanno una precisione
iper-fotografica, funzionale alla possibilità di sondarne la
profondità psicologica e l'intensità di interrelazione umana.
L’artista si sofferma essenzialmente sui volti e
sull'accentuazione del loro costituirsi in un mini-nucleo sociale,
sottolineato dal titolo generale che ha dato al suo gruppo di
opere: Legami. Ciò che le interessa, nella pratica della sua
pittura, è la possibilità di mettere in luce una relazione tra i
soggetti delle opere e l’artista e di generare un dialogo con lo
spettatore.
Joffe, nelle quattro opere esposte, rappresenta invece
insistentemente, quasi ossessivamente, una sola figura e a tutto
campo – intera o quasi, immersa in uno spazio ambientale
definito – con pennellate estremamente sciolte, che fondono i
dettagli del viso, dei vestiti e dell'ambiente in un unico flusso
pittorico. In questo nucleo di lavori, in cui l’artista
dichiaratamente richiama i dipinti sulla pubertà di Edvard
Munch e che ha titolato Moll, il soggetto è la nipote ormai
sedicenne – che ritrae dalla nascita – ora giunta a una età in cui
la dimensione interiore è densa di sogni e al contempo di
imperscrutabile mistero. Questa condizione esistenziale può
essere estesa alla modalità in cui l’artista presenta in generale
l’identità femminile negli altri suoi lavori, con una “ambiguità”
che genera complessità.
Gli occhi di Moll non si lasciano catturare, il suo sguardo punta
oltre, mentre gli occhi delle donne di Ariatti cercano
costantemente un rispecchiamento e un contatto visivo,
trasmettendo al contempo un modello etico di vita a cui l’artista
tende e a cui si ispira.
Se stilisticamente Joffe richiama l'all-over, i contorni soft, il
valore decorativo dei tessuti in Matisse in una pittura
emozionalmente densa e rapida, Ariatti aspira al contrario
all'intensità hard-edged dei santi rinascimentali. Questa
antiteticità di strategie pittoriche si rivela anche nei tempi di
esecuzione delle opere: mentre Chantal Joffe ha impiegato circa
cinque mesi nel dipigere i quattro ritratti della nipote Moll,
Alessandra Ariatti ha investito quattro interi anni del suo lavoro
nel ritrarre i tre nuclei familiari presentati in Legami.
Ufficio Stampa | Collezione Maramotti
tel. +39 349 2529989, ufficiostampa@collezionemaramotti.org, press@larafacco.com
Private view a invito: 11 ottobre 2014 ore 18.00, alla presenza delle
artiste
Collezione Maramotti
via Fratelli Cervi, 66 - Reggio Emilia Emilia Romagna Italia
Orari:
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30,
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: 25-26 dicembre, 1 e 6 gennaio.
Ingresso libero.